Abel González Santamaría http://www.cubadebate.cu/opinion
L’11 settembre segna il 58 anniversario di un’importante conferenza pronunciata dal comandante Raul Castro Ruz alla Casa de las Américas. Quel giorno, del 1959, con voce ferma ed energica, ha trasmesso un trascendentale messaggio della Rivoluzione cubana ai popoli latino-americani e caraibici: “L’entusiasmo delle masse latino-americane per la Rivoluzione cubana si mantiene, si riafferma ed estende a causa, principalmente, del suo carattere, della sua profondità, che è una Rivoluzione radicale del popolo; una Rivoluzione che, tanto nel politico che economico e sociale, va alla radice dei mali dei nostri popoli e produce profonde, decisive e storiche trasformazioni.
Se Fidel Castro è oggi il leader più popolare, più conosciuto e che più entusiasmo e adesione risveglia in tutta l’America Latina, si deve non solo alla lotta armata di due anni, ma anche e soprattutto al fatto che il potere rivoluzionario istituito sotto la sua direzione rivendicasse, risolutamente e fermamente, la sovranità nazionale, limitata o negata, dal 1898, dall’intervento nordamericano … “.
Impressiona la profondità dell’ideale martiano e fidelista di Raúl, che dall’epoca quando era studente all’Università dell’Avana, ha seguito lo stesso cammino percorso da Fidel ed è divenuto un attivista del movimento studentesco. Ha partecipato all’organizzazione ed alla realizzazione del Congresso Nazionale Martiano in Difesa dei Diritti dei Giovani Cubani e nella Sfilata delle Torce come omaggio al centenario della nascita dell’apostolo dell’indipendenza cubana, José Martí.
A solo di 21 anni, Raúl ha presieduto la delegazione cubana che ha assistito alla Conferenza Internazionale sui Diritti della Gioventù tenutasi a Vienna, Austria, ed ha lavorato al Comitato Internazionale Preparatorio del IV Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti a Bucarest, Romania. In entrambi gli eventi ha stabilito relazioni con i delegati dei paesi dell’America latina.
Ritornando all’Avana, sulla nave Andrea Gritti ed appena compiuti 22 anni, Raul ha invitato due amici guatemaltechi, che rappresentavano il loro paese negli appuntamenti studenteschi, a scendere nel porto venezuelano di La Guaira e “senza scuotersi la polvere della viaggio” hanno visitato la statua del liberatore Simón Bolívar, a Caracas, proprio come lo aveva fatto José Martí 72 anni prima. Al suo arrivo a Cuba si è unito alla lotta politica, ha aderito alla Gioventù Socialista ed ha partecipato all’assalto alle Caserme di Moncada, al Granma, alla Sierra Maestra ed alla vittoria.
Vestito nella sua uniforme militare è arrivato il secondo al comando della Rivoluzione cubana alla Casa delle Americhe. Raul aveva 28 anni. La sua eccellente oratoria, la gestione della storia, la sensibilità umana e l’antimperialismo, era presente in quelle parole:
“Il male dei mali dell’America Latina è, da un lato, la limitazione della sovranità nazionale e la subordinazione dell’economia da parte di potenti interessi stranieri che si organizzano dai monopoli e, dall’altro lato, il latifondismo, che costituisce una fatale barriera per l’indipendenza economica e lo sviluppo economico.
“Quando parliamo con un latino americano di uno qualsiasi dei nostri paesi, sia della classe sociale che sia, impresario od operaio, del campo o della città, leader politico o leader sociale, troviamo, ad ogni passo, nelle loro descrizioni, casi e cose che ci ricordano i nostri propri problemi, le nostre proprie difficoltà, i nostri nostri propri mali passati e presenti.
“Quando Martí parlava della Nostra America, quando non limitava la sua patria alle nostre amate isole, ma si considerava figlio e servitore di tutta “Nostra America”, aveva sicuramente presente questa similitudine dei mali che ci affliggono, dei nemici che ci attaccano, dai pericoli che ci minacciano.
“Nostro è Martí, come nostri sono il prete Hidalgo, e l’indio Juarez, Bolivar e San Martin, Artigas e O’Higgins, Betances e Eloy Alfaro”.
Quel giorno ha anche brillato lo statista, il rivoluzionario, il migliore discepolo di Fidel. Nella conferenza Raúl ha anche riconosciuto il decisivo sostegno del popolo cubano e della solidarietà internazionale, inclusa quella USA, per continuare a progredire nel consolidamento dell’indipendenza e nella costruzione di una società più giusta per Cuba e tutta la Nostra America:
“Abbiamo al timone un rivoluzionario che non si spaventa delle tempeste, che cresce nelle difficoltà e che persegue, con fermezza, le mete della nostra Rivoluzione.
“Abbiamo la fiducia e la collaborazione attiva del popolo di Cuba, specialmente dei lavoratori, dei contadini, delle classi medie, degli studenti e della gioventù.
“Abbiamo la simpatia e la comprensione del mondo, dei veri progressisti rivoluzionari e democratici di tutte le parti, anche degli stessi USA, dove non mancano voci che sostengono la giustizia della causa di Cuba e del Governo Rivoluzionario”.
Quel discorso del Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, ancora nei primi mesi del trionfo rivoluzionario, mantiene piena vigenza, il suo pensiero strategico trascende i tempi, perché sempre va alle essenze e assume la realtà con ottimismo e fede nella vittoria, come ha insegnato Fidel. Le sue parole finali alla conferenza hanno oggi un significato maggiore per la regione, che ora vive gli effetti di una forte ed articolata contro-offensiva imperialista ed oligarchica:
“Siamo un piccolo paese con una grande responsabilità. Stiamo esplorando i sentieri della storia di una nuova indipendenza latino-americana. Nostra Rivoluzione, come un faro di speranza, proietta la sua luce sui nostri paesi fratelli. La Rivoluzione cubana -la Rivoluzione del nostro piccolo paese- ha scosso 200 milioni di latinoamericani, ha dato loro una nuova coscienza delle proprie forze e del loro destino, ha elevato il sentimento di solidarietà e cooperazione latinoamericana a favore degli alti ideali di liberazione, di progresso e di libertà, ha messo in movimento nuove forze, ha mostrato nuove esperienze e scoperto nuove possibilità.
“L’America Latina troverà i mezzi per unirsi e cooperare per accelerare il suo sviluppo e garantire la sua libertà. Cuba è all’avanguardia di questo sforzo”.
Sono passati quasi 60 anni dal discorso del presidente cubano nella Casa de las Américas. Le premonitorie parole di Raúl si sono avverate, nonostante le gravi minacce di retrocessi che, oggi, la regione sta vivendo. Vari dei suoi paesi hanno raggiunto la vera indipendenza e dopo un’intensa lotta è stato possibile creare, per la prima volta nella storia, un’organizzazione puramente nuestramericana che riunisce le 33 nazioni libere a sud del Rio Bravo: la Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC), che ha tenuto a Caracas, nel dicembre 2011, il suo Vertice di fondazione. Due anni dopo, nel gennaio 2014 a L’Avana, si è dichiarata l’America Latina ed i Caraibi Zona di Pace.
Le sementi seminate nella Maggiore delle Antille dai nostri grandi hanno germogliato e raccolto i loro migliori frutti nell’eroica popolo cubano. Le presenti e future generazioni, guidate dall’avanguardia politica e culturale, manterranno l’impegno espresso da Raul e che insieme a Fidel hanno sempre adempiuto nel corso della storia: “non lasceremo che la luce della Rivoluzione cubana si spenga per i poli fratelli di nostra America”.
Fonte: Raúl Castro Ruz: “Il messaggio della Rivoluzione cubana”, conferenza tenuta presso la Casa de las Americas, L’Avana, Cuba, 11 settembre 1959 pubblicato sul quotidiano Hoy, 16 settembre 1959.
(Originariamente pubblicato in Granma)
No dejaremos que la luz de la Revolución Cubana se apague
Por: Abel González Santamaría
El 11 de septiembre se cumplen 58 años de una importante conferencia pronunciada por el entonces Comandante Raúl Castro Ruz en Casa de las Américas. Aquel día de 1959, con voz firme y enérgica transmitió un trascendental mensaje de la Revolución Cubana a los pueblos latinoamericanos y caribeños:
«El entusiasmo de las masas latinoamericanas por la Revolución Cubana se mantiene, se reafirma y extiende debido, principalmente, a su carácter, a su profundidad, a que es una Revolución radical del pueblo; una Revolución que, tanto en lo político como en lo económico y lo social, va a la raíz de los males de nuestros pueblos y produce transformaciones profundas, decisivas, históricas.
Si Fidel Castro es hoy el líder más popular, más conocido y que más entusiasmo y adhesiones despierta en toda la América Latina, se debe no solo a la lucha armada de dos años, sino también y principalmente a que el poder revolucionario instituido bajo su dirección reivindicara resuelta y firmemente la soberanía nacional, mediatizada o negada desde 1898 por la intervención norteamericana […]».
Impresiona la profundidad del ideario martiano y fidelista de Raúl, que desde la época de estudiante en la Universidad de La Habana, siguió el mismo camino transitado por Fidel, y se convirtió en un activista del movimiento estudiantil. Participó en la organización y realización del Congreso Nacional Martiano en Defensa de los Derechos de los Jóvenes Cubanos y en el Desfile de las Antorchas como homenaje al centenario del natalicio del apóstol de la independencia de Cuba, José Martí.
Con solo 21 años de edad, Raúl presidió la delegación cubana que asistió a la Conferencia Internacional sobre los Derechos de la Juventud, celebrada en Viena, Austria, y trabajó en el Comité Internacional Preparatorio del Cuarto Festival Mundial de la Juventud y los Estudiantes en Bucarest, Rumanía. En ambos eventos estableció relaciones con los delegados de los países latinoamericanos.
De regreso a La Habana en el barco Andrea Gritti y recién cumplidos sus 22 años de edad, Raúl invitó a dos amigos guatemaltecos, que representaron a su país en las citas estudiantiles, a bajarse en el puerto venezolano de La Guaira, y «sin sacudirse el polvo del camino» visitaron la estatua del libertador Simón Bolívar en Caracas, como mismo lo había hecho José Martí 72 años antes. A su llegada a Cuba se incorporó a la lucha política, ingresó en la Juventud Socialista y participó en el asalto al Cuartel Moncada, el Granma, la Sierra Maestra y la victoria.
Vestido con su uniforme militar llegó el segundo al mando de la Revolución Cubana a Casa de las Américas. Tenía Raúl 28 años de edad. Su excelente oratoria, el manejo de la historia, la sensibilidad humana y el antimperialismo, estuvo presente en aquellas palabras:
«El mal de males de la América Latina es, por una parte, la limitación de la soberanía nacional y la subordinación de la economía por poderosos intereses extranjeros que se organizan por los monopolios, y, por otra parte, el latifundismo, que constituye una barrera fatal para la independencia económica y el desarrollo económico.
«Cuando hablamos con un latinoamericano de cualquiera de nuestros países, sea de la clase social que sea, empresario u obrero, hombre de campo o de ciudad, líder político o líder social, encontramos a cada paso, en sus descripciones, casos y cosas que nos recuerdan nuestros propios problemas, nuestras propias dificultades, nuestros propios males pasados y presentes.
«Cuando Martí hablaba de Nuestra América, cuando no limitaba su patria a nuestras queridas islas, sino que se consideraba como hijo y servidor de toda «Nuestra América», tenía presente, seguramente, esta similitud de los males que nos azotan, de los enemigos que nos atacan, de los peligros que nos amenazan.
«Nuestro es Martí, como nuestros son el cura Hidalgo, y el indio Juárez, Bolívar y San Martín, Artigas y O’Higgins, Betances y Eloy Alfaro».
Ese día brilló también el estadista, el revolucionario, el mejor discípulo de Fidel. En la conferencia Raúl reconoció además el apoyo decisivo del pueblo cubano y la solidaridad internacional, incluyendo la estadounidense, para seguir avanzando en la consolidación de la independencia y la construcción de una sociedad más justa para Cuba y toda Nuestra América:
«Tenemos en el timón a un revolucionario que no se asusta de las tempestades, que se crece en las dificultades y que persigue con firmeza las metas de nuestra Revolución.
«Tenemos la confianza y la colaboración activa del pueblo de Cuba, especialmente de los trabajadores, de los campesinos, de las clases medias, de los estudiantes y de la juventud.
«Tenemos la simpatía y la comprensión del mundo, de los progresistas revolucionarios y demócratas verdaderos de todas partes, incluso de los propios Estados Unidos, donde no faltan voces que sostienen la justicia de la causa de Cuba y del Gobierno Revolucionario».
Aquel discurso del General de Ejército Raúl Castro Ruz, aún en los primeros meses del triunfo revolucionario, mantiene plena vigencia, su pensamiento estratégico trasciende épocas, porque siempre va a las esencias y asume la realidad con optimismo y fe en la victoria, como enseñó Fidel. Sus palabras finales en la conferencia tienen hoy un significado mayor para la región, que vive ahora los efectos de una fuerte y articulada contraofensiva imperialista y oligárquica:
«Somos un país pequeño con una gran responsabilidad. Estamos explorando los caminos de la historia de la nueva independencia latinoamericana. Nuestra Revolución, como un faro de esperanza, proyecta su luz sobre nuestros países hermanos. La Revolución Cubana —la Revolución de nuestro pequeño país—, ha sacudido a 200 millones de latinoamericanos, les ha dado una nueva conciencia de sus fuerzas y de su destino, ha elevado el sentimiento de solidaridad y de cooperación latinoamericana en pro de los altos ideales de liberación, de progreso y de libertad, ha puesto en movimiento nuevas fuerzas, ha mostrado nuevas experiencias y descubierto nuevas posibilidades.
«América Latina encontrará los medios de juntarse y cooperar para acelerar su desarrollo y garantizar su libertad. Cuba está en la vanguardia de ese empeño».
Han transcurrido casi 60 años del discurso del presidente cubano en Casa de las Américas. Las premonitorias palabras de Raúl se hicieron realidad, a pesar de las serias amenazas de retroceso que hoy experimenta la región. Varios de sus países lograron alcanzar la verdadera independencia y luego de un intenso batallar se logró crear por primera vez en la historia una organización puramente nuestramericana que agrupa a las 33 naciones libres al sur del Río Bravo: la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (Celac), que celebró en Caracas en diciembre del 2011 su Cumbre fundacional. Dos años después, en enero del 2014 en La Habana se declaró a América Latina y el Caribe como Zona de Paz.
Las semillas sembradas en la Mayor de las Antillas por nuestros mayores han germinado y recogido sus mejores frutos en el heroico pueblo cubano. Las presentes y futuras generaciones, guiados por la vanguardia política y cultural, mantendrán el compromiso expresado por Raúl y que junto a Fidel ha cumplido consecuentemente a lo largo de la historia: «no dejaremos que la luz de la Revolución Cubana se apague para los pueblos hermanos de Nuestra América».
Fuente: Raúl Castro Ruz: «El mensaje de la Revolución Cubana», conferencia pronunciada en la Casa de las Américas, La Habana, Cuba, el 11 de septiembre de 1959 publicada en el periódico Hoy, 16 de septiembre de 1959.
(Publicado originalmente en Granma)