di Raùl Zibechi (*)
I danni degli uragani alle costruzioni e alle infrastrutture sono simili in tutti i Caraibi. Ma Cuba si distingue perché il numero di persone che muoiono durante questi fenomeni è molto, molto minore che nel resto di questi paesi.
Dall’anno 2008 Cuba ha sofferto 18 uragani, che hanno provocato la morte di migliaia di persone nei Caraibi e negli USA. A Cuba il costo è stato di sole 45 vite umane, anche se ci sono state centinaia di migliaia di case distrutte e si sono persi i raccolti.
Il recente uragano Irma ha causato enormi danni a Cuba, provocando onde alte fino a 11 metri a L’Avana, con una penetrazione del mare di circa 600 metri sul Malecòn, e ha spazzato il paese con venti di 285 chilometri all’ora, dato che si è trattato del più grande uragano della storia. In questa occasione ci sono stati 10 morti, cosa inusuale ma comprensibile data la gravità del fenomeno (secondo l’agenzia EFE, negli USA lo stesso uragano Irma ha fatto almeno 30 morti).
Le enormi differenze tra i costi umani che gli uragani provocano negli altri paesi, rispetto a Cuba, ci parlano delle caratteristiche della società. Credo rispondano a tre fattori molto legati alla storia della rivoluzione.
Il primo è la cultura della solidarietà. Come in altre occasioni, con l’arrivo dell’uragano Irma, più di 1 milione di persone è stato evacuato. Lo Stato Maggiore Nazionale della Difesa Civile ha informato che il 70% degli evacuati trovano rifugio nelle case di altre famiglie, “prova della solidarietà caratteristica del popolo cubano nelle situazioni difficili”. Gli altri evacuati sono alloggiati in rifugi ufficiali.
Le case degli evacuati sono protette da soldati delle Forze Armate Rivoluzionarie (FAR), che custodiscono anche i centri statali. In questo modo la popolazione non ha timore dei furti, che in altri paesi sono una delle principali cause per cui la popolazione rifiuta l’idea di abbandonare le proprie case.
A Cuba funziona oltretutto una cultura della partecipazione, che va per mano con la decentralizzazione dei servizi. Per affrontare gli inevitabili tagli della corrente elettrica che gli uragani provocano, Cuba utilizza alcuni equipaggiamenti che funzionano a diesel per generare elettricità in modo indipendente. Le più importanti istituzioni statali hanno generatori propri per le situazioni di emergenza, così come gli ospedali.
La seconda caratteristica cubana a fronte degli uragani è in relazione all’inesistenza della speculazione immobiliare, che è uno degli aspetti più importanti dell’accumulazione capitalistica.
Il ciclone Harvey in Texas ha provocato almeno 47 morti e l’inondazione di ampie regioni attorno alle città, con il conseguente isolamento della popolazione. Non si tratta di inondazioni puntuali, è successo che sono state allagate grandi aree e il ritiro delle acque dura per varie settimane.
Houston è la quinta città più popolata degli USA e quella in cui si è registrata la maggiore espansione immobiliare. Secondo Forbes (rivista newyorkese di economia e finanza, n.d.t.), “la città è cresciuta durante il boom immobiliare su un terreno di migliaia di ettari seminato a grano saraceno assorbente, che apparteneva ad una squadra di ingegneri dell’esercito USA e che era destinato alla sperimentazione della prevenzione e del controllo delle inondazioni”. Le zone ora inondate formavano la conca naturale attraverso la quale si svuotavano le due dighe che proteggono la città dalle catastrofi, che l’esercito comprò nel decennio del 1940 per evitare che si ripetessero inondazioni nel centro urbano. Ma la speculazione immobiliare portà alla costruzione di massa di abitazioni.
“Società come Amazon e FedEx aprirono succursali nella città e vi portarono centinaia di impiegati. La città aveva bisogno di crescere e riuscì a farlo mantenendo i prezzi delle case e di vita in genere accessibili alla sua popolazione, ma a costo di occupare i 200.000 ettari destinati ed evitare situazioni come quella che i suoi abitanti vivono questa settimana”, dice un rapporto de “La Vanguardia” (periodico spagnolo, n.d.t.).
Al contrario, a Cuba le città crescono molto lentamente e lo fanno conservando la trama urbana storica. Non esiste la possibilità che i privati prendano iniziative edilizie. Non è il profitto privato a determinare la pianificazione urbana.
La terza differenza è la Difesa Civile. Secondo il quotidiano Granma, “la strategia cubana di difesa contro gli uragani cominciò a forgiarsi durante i lavori di recupero dopo il passaggio del più famoso tra quanti ci hanno colpito negli ultimi 40 anni”. Si riferisce all’uragano Flora, che nel 1963 provocò la morte di 1.200 cubani.
La Difesa Civile fu creata nel 1962 a partire dalle Milizie Nazionali Rivoluzionarie, concepite come “difesa popolare con la missioni fondamentale di raggruppare i lavoratori in unità della milizia e difendere le loro industrie”, cosa che comprende un’ampia gamma di funzioni, dal salvataggio in caso di catastrofi fino alla riparazione di avarìe. Durante le situazioni di emergenza o di catastrofe può sospendere le lezioni scolastiche, organizzare la distribuzione degli alimenti, l’evacuazione della popolazione, così come i lavori nelle centrali elettriche e telefoniche con l’obiettivo di proteggere la popolazione e minimizzare i danni materiali.
Il giornalista F. Ravsberg (uruguayano, corrispondente della BBC a Cuba da 20 anni, n.d.t.) descrive così il funzionamento della Difesa Civile: “La calma che si vive a Cuba prima dell’arrivo dell’uragano Irma, uno dei più distruttivi della storia, non si deve a mancanza di previsione ma esattamente al contrario. Nell’isola qualsiasi attore sa cosa fare, l’opera è stata provata centinaia di volte ed inaugurata prima dell’arrivo di tutti gli uragani che sono passati per l’isola da decenni”.
Uno degli aspetti più interessanti è che la Difesa Civile “risulta estremamente poco costosa”, visto che solo gli alti comandi sono professionisti e gli altri sono volontari, “si scelgono tra i vicini, cercando coloro che hanno più capacità di direzione”.
L’esempio cubano dovrebbe servire da ispirazione a tutti i paesi poveri che hanno enormi difficoltà ad affrontare catastrofi naturali e umanitarie.
(*) Scrittore ed attivista uruguayano, vive a Madrid dopo essere fuggito dal suo paese durante la dittature
Da: lahaine.org; 14.9.2017
(traduzione D, Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” )