José Vicente Rangel http://www.cubadebate.cu/opinion
Hanno reagito con inusuale aggressività quando è stato eletto, più di quattro anni fa, dal popolo venezuelano, e durante il periodo che ha esercitato la presidenza non hanno riposato un solo giorno in questo sforzo. Si può affermare -senza rischio di errore- che è il presidente, della nostra storia più vessato ed offeso, ed il bersaglio ossessivo dell’attacco al Venezuela.
Ma la verità è che finora i suoi nemici hanno fallito nelle azioni intraprese. Maduro è riuscito con astuzia, coraggio e una indovinata gestione di successo dell’informazione d’intelligence, a far abortire numerosi tentativi: golpe duri e morbidi, guarimbas, manovre per minare la lealtà dei militari, attacchi al sistema finanziario, guerra economica, piani destabilizzanti orditi in laboratori specializzati degli organismi di sicurezza USA.
Si è piantato con decisione contro le minacce, palesi o nascoste, e lo ha fatto senza concessioni, senza alterare la sostanza della sua politica senza cercare rifugio in indegni accordi con gli avversari.
Finora tutti i piani per defenestrate Maduro sono falliti. I nemici hanno sempre fissato termini per la sua caduta: un giorno, una settimana, un mese, un anno, senza che le oscure previsioni si realizzassero. Ma poiché non si è dato ciò che viene offerto, cresce la disperazione tra i suoi avversari. Che opzione rimane?
Per gli oppositori senza scrupoli, capaci di fare appello a qualsiasi risorsa per plasmare i loro obiettivi, come lo hanno dimostrato con la violenza della fase guarimbera, quando hanno attaccato centri sanitari, scuole superiori, materne, stazioni della metropolitana; come terribili manifestazioni di barbarie come mettere corde di acciaio su strade pubbliche per decapitare i motociclisti o dare fuoco ad essere umani (29 in totale, dei quali morirono 9 ed il resto feriti con lesioni gravi), sta solo cercando l’assassinio. In certi momenti lo hanno tentato senza successo e la denuncia è stata banalizzata dal complesso mediatico che controllano.
Ora la situazione ha altre caratteristiche. L’impero e la destra del paese sono consapevoli, -soprattutto dopo il 30 luglio- che Maduro si è rafforzato, che l’opposizione si è indebolita, e che le pratiche destabilizzanti impiegate sono inefficaci.
L’orientamento che gli avventurieri cercano di imprimerle ora al risultato semplificherebbe l’azione e il metodo. Va direttamente all’obiettivo, che non è altro che l’eliminazione fisica di Maduro. Ci sono voci. Si sa della valutazione che i cospiratori fanno prendono in considerazione il tempo elettorale che inizia e che finisce con le elezioni regionali di ottobre.
Inoltre, ci sono dati che non sono stati resi noti a sufficienza, di cui esiste solo un fugace riferimento, tra gli altri quello che è successo presso l’Università Nazionale Sperimentale di Sicurezza (UNES), in occasione della cerimonia accademica lunedì 21 agosto, quando la Direzione di Controspionaggio Militare (Dgcim) ha scoperto in una dependance chiusa, una serie di armi, granate, pistole e ci sono arresti.
La cerimonia l’avrebbe presieduta Maduro, e per ovvie ragioni, la sua presenza è stata sospesa. Conclusione: come volano, volano, dice il detto (non ci sono dubbi ndt). Soprattutto quando la Tavola dell’Unità Democratica (MUD), in un documento ufficiale, ha dichiarato guerra al governo nazionale sostenendo le misure contro il Venezuela del presidente Donald Trump e attaccare Maduro.
E come se fosse poco qualcuno, molto collegato alla congiura nel paese, l’ineffabile ex presidente messicano Vicente Fox, ha dichiarato -utilizzando un linguaggio mafioso, proprio dei signori alla droga- che “Maduro lascerà la presidenza con i piedi avanti in una cassa di legno”
Labirinto
La situazione della MUD si complica per le elezioni regionali di ottobre. In Venezuela, mai un movimento politico è apparso, in un evento elettorale, in condizioni tanto precarie. Da un lato, consumato dalla divisione. Ogni dirigente mette avanti le sue aspirazioni personali, sacrificando la possibilità di accordi che garantiscano l’iconica unità che proclamano come unico modo per sconfiggere il chavismo. Né consensi né primarie risolvono un problema strutturale …
Il disaccordo impera perché non ci sono fattori di coesione. Al contrario, si impone la lotta al coltello. Non esiste alcun programma. Non esiste un progetto di paese. Neppure per i problemi più elementari. Non esiste una politica. Ciò che porta confusione alle basi. Il popolo dell’opposizione, quello comune, è sempre più deluso. Lo vediamo ogni giorno, davanti ad ogni avvenimento che accade. Di fronte ad ogni situazione in cui è necessario fissare la posizione …
Esempio: l’ingerenza del governo USA negli affari interni del paese, che ora non è una semplice minaccia, ma un fatto consumato che colpisce la sovranità nazionale. La reazione del grumolo dell’opposizione è di sostegno delle sanzioni decretate da Trump, atteggiamento dal quale è in disaccordo la maggioranza del paese. Il popolo oppositore non può capire che i suoi leader solidarizzino con il governo yankee in una posizione che, addirittura, concepisce l’invasione militare del Venezuela, e volta le spalle alla posizione del governo di difesa della nazione …
In fondo si tratta di una sottovalutazione, da parte dei dirigenti, del sentire nazionale. Disprezzo della cittadinanza, prodotto degli oscuri nessi tra i suoi dirigenti ed il governo USA. Sinistra relazione che il senso comune ubica in quello che qualifica come “tradimento della patria” qualcosa ripudiato dal popolo patriota, educato in una teoria e prassi libertaria, di difesa dei valori patriottici e nel culto dei forgiatori di una nazione, per cui questo atteggiamento è motivo di orgoglio e mette in evidenza l’incredibile goffaggine, sommata alla denazionalizzazione, dei portavoce dell’opposizione …
Lo stesso accade con lo scherno con cui i dirigenti dell’opposizione hanno assunto l’operazione civico-militare del 26 e 27 agosto. Dimostrazione di civismo, di democrazia, di cultura politica, che demolisce il muro di pregiudizi che esisteva tra il popolo e l’istituzione armata. Vedere i cittadini condividere con quelli in uniforme, allegramente, il maneggio di attrezzature e armamento, costituisce la migliore dimostrazione di ciò che il Venezuela è avanzato.
Naturalmente, questa dimostrazione non è di gradimento di quelli che mantengono una visione anacronistica della realtà; che rifiutano di accettare che questa è cambiata e che potrebbe portarli a riflettere su questo incontro del popolo concreto – e non un’astrazione- e la Forza Armata che ritorna alla sua originaria identità di “popolo armate che può” di stirpe genuinamente bolivariana. Ma questo sforzo di riconsiderare non è in grado di portarlo avanti una leadership che è in un’altra cosa …
Ad esempio, il vergognoso comunicato della MUD che appoggia Trump e condanna Maduro. Vale a dire, collocandosi accanto al presidente interventista USA e ripudiando il presidente venezuelano che difende gli interessi nazionali …
Vidkun Quisling è stato un dirigente politico norvegese che ha collaborato con l’occupante nazista ed è passato alla storia come simbolo del tradimento. Lo sanno i firmatari del documento della MUD che fanno causa comune con l’aggressore Trump e tradiscono il loro paese? Sicuramente lo ignorano o, semplicemente, dalla loro proverbiale arroganza, non gli importa. Tuttavia, l’episodio serve a smascherare, definitivamente, che l’opposizione, in Venezuela, è anti-patriottica.
(Tratto da red58.org)
Maduro: El blanco obsesivo del ataque a Venezuela
Por: José Vicente Rangel
Reaccionaron con insólita agresividad cuando fue electo hace más de cuatro años por el pueblo venezolano, y durante el tiempo que ha ejercido la presidencia no han descansado un solo día en ese empeño. Se puede afirmar –sin riesgo de equivocación– que es el mandatario de nuestra historia más acosado y ofendido, y el blanco obsesivo del ataque a Venezuela.
Pero lo cierto es que hasta ahora sus enemigos han fallado en las acciones emprendidas. Maduro ha logrado con astucia, coraje, y un acertado manejo de la información de inteligencia, abortar numerosos intentos: golpes blandos y duros, guarimbas, maniobras para socavar la lealtad de los militares, ataques al sistema financiero, guerra económica, planes desestabilizadores urdidos en laboratorios especializados de los organismos de seguridad de EEUU.
Se ha plantado con decisión frente a las amenazas, abiertas o encubiertas, y lo ha hecho sin concesiones, sin alterar lo sustancial de su política y sin buscar refugio en acuerdos indignos con los adversarios.
Hasta ahora todos los planes para defenestrar a Maduro han fracasado. Siempre los enemigos fijaron plazos para su caída: un día, una semana, un mes, un año, sin que las sombrías predicciones se cumplieran. Pero como no se dio lo ofrecido crece la desesperación entre sus oponentes. ¿Qué opción queda?
Para opositores sin escrúpulos, capaces de apelar a cualquier recurso para plasmar sus objetivos, como lo demostraron con la violencia de la etapa guarimbera, cuando atacaron centros de salud, liceos, maternales, estaciones del Metro; al igual que terribles expresiones de salvajismo como colocar cuerdas de acero en vías públicas para degollar motociclistas o prender fuego a seres humanos (29 en total, de los cuales fallecieron 9 y el resto afectado con graves lesiones), tan solo queda intentar el magnicidio. En determinados momentos lo intentaron sin éxito y la denuncia fue banalizada por el complejo mediático que controlan.
Ahora la situación tiene otras características. El imperio y la derecha del país están conscientes –sobre todo después del 30J– que Maduro se ha fortalecido, que la oposición se ha debilitado, y que las prácticas desestabilizadoras empleadas son ineficaces.
La orientación que los aventureros pretenden imprimirle ahora al desenlace simplificaría la acción y el método. Va directo al objetivo, que no es otro que la eliminación física de Maduro. Corren rumores. Se sabe de la evaluación que los conjurados hacen tomando en cuenta el tiempo electoral que se inicia y que remata con los comicios regionales de octubre.
Además, hay datos que no han trascendido suficientemente, de los que solo existe una fugaz referencia, entre otros, lo sucedido en la Universidad Nacional Experimental de la Seguridad (UNES), con motivo del acto académico del lunes 21 de agosto, cuando la Dirección de Contrainteligencia Militar (Dgcim) descubrió, en una dependencia cerrada, un conjunto de armas, granadas, pistolas y hay detenidos.
La ceremonia la presidiría Maduro, y, por razones obvias, se suspendió su asistencia. Conclusión: De que vuelan, vuelan, dice el refrán. Sobre todo cuando la Mesa de la Unidad Democrática (MUD), en documento oficial, le declaró la guerra al gobierno nacional al apoyar las medidas contra Venezuela del presidente Donald Trump y atacar a Maduro.
Y por si fuera poco, alguien muy conectado a la conspiración en el país, el inefable expresidente mexicano Vicente Fox, declaró –empleando un lenguaje mafioso, propio de los capos de la droga– que “Maduro saldrá de la presidencia con las patas p´adelante en una caja de madera”
Laberinto
La situación de la MUD se complica para las elecciones regionales de octubre. En Venezuela nunca un movimiento político compareció a un evento comicial en condiciones tan precarias. Por una parte, carcomido por la división. Cada dirigente coloca por delante sus aspiraciones personales, sacrificando la posibilidad de acuerdos que garanticen la icónica unidad que proclaman como única manera de derrotar al chavismo. Ni consensos ni primarias resuelven un problema que es estructural…
El desacuerdo impera porque no hay factores cohesionadores. Al contrario, se impone la lucha a cuchillo. No hay programa. No hay proyecto de país. Ni siquiera para los problemas más elementales. No hay política. Lo cual lleva confusión a las bases. El pueblo opositor, de a pie, está cada día más decepcionado. Lo vemos a diario, ante cada hecho que sucede. Ante cada situación en la que hay que fijar posición…
Ejemplo: la injerencia del Gobierno de EEUU en los asuntos internos del país, que ya no es simple amenaza sino hecho consumado que golpea la soberanía nacional. La reacción del cogollo opositor es de apoyo a las sanciones decretadas por Trump, actitud de la cual discrepa la mayoria del país. El pueblo opositor no puede entender que sus líderes solidaricen con el gobierno yanqui en una posición que, incluso, concibe la invasión militar de Venezuela, y le den la espalda a la posición del gobierno de defensa de la nación…
En el fondo se trata de una subestimación por parte de los dirigentes del sentir nacional. Desprecio a la ciudadanía, producto de los nexos oscuros entre esos dirigentes y el Gobierno de EEUU. Siniestra relación que el común ubica en lo que califica como “traición a la patria”, algo repudiado por un pueblo patriota, educado en una teoría y una praxis libertaria, de defensa de los valores patrios y en el culto a los forjadores de una nación, para la cual esta actitud es motivo de orgullo y pone en evidencia la increíble torpeza, sumada a la desnacionalización, de los voceros de la oposición…
Igual sucede con la burla con que los dirigentes opositores asumieron el operativo cívico-militar del 26 y 27 de agosto. Demostración de civismo, de democracia, de cultura política, que demuele el muro de prejuicios que existía entre el pueblo y la institución armada. Ver a los ciudadanos compartiendo con los uniformados, alegremente, el manejo de equipos y armamento, constituye la mejor demostración de lo que Venezuela ha avanzado.
Claro está que esta demostración no es del agrado de los que conservan una visión anacrónica de la realidad; que se niegan a aceptar que ésta cambió, y que podría llevarlos a reflexionar sobre ese encuentro del pueblo concreto –y no una abstracción– y la Fuerza Armada que vuelve a su identidad de origen, de “pueblo armado que puede”, de estirpe genuinamente bolivariana. Pero ese esfuerzo para recapacitar no está en capacidad de adelantarlo un liderazgo que está en otra cosa…
Por ejemplo, el vergonzoso comunicado de la MUD que apoya a Trump y condena a Maduro. Es decir, colocándose al lado del injerencista presidente norteamericano y repudiando al presidente venezolano que defiende los intereses nacionales…
Vidkun Quisling fue un dirigente político noruego que colaboró con el ocupante nazi y pasó a la historia como símbolo de traición. ¿Lo saben los firmantes del documento de la MUD que hacen causa común con el agresor Trump y traicionan a su país? Seguramente lo ignoran, o, simplemente, desde su proverbial arrogancia, no les importa. No obstante, el episodio sirve para desenmascarar, definitivamente, que la oposición en Venezuela es la antipatria.
(Tomado de red58.org)