Si sono concluse a Caracas con una imponente manifestazione antimperialista le quattro giornate di solidarietà mondiale intitolate Todos Somos Venezuela. Dopo un ampio dibattito che si è svolto nei diversi tavoli, è stato approvato un Proclama di sostegno al “dialogo mondiale per la pace, la sovranità e la democrazia bolivariana” e un decalogo di proposte: un Piano d’azione “per rafforzare la solidarietà con la Rivoluzione bolivariana e per dare impulso alle lotte per l’emancipazione dei popoli”.
A complemento teorico delle attività, il Teatro Teresa Carreño ha ospitato il forum Antimperialismo y luchas sociales. Al tavolo, tre accademici di alto profilo – Carmen Bohorquez, Adan Chavez, Ana Esther Ceceña – e un giornalista argentino pluripremiato, da anni in trincea nella battaglia delle idee, Carlos Aznarez, direttore della rivista Resumen Latinoamericano.
Nella relazione introduttiva, la storica venezuelana Carmen Bohorquez ha analizzato la natura degli attacchi contro il socialismo bolivariano all’interno della logica delle “rivoluzioni colorate” che hanno preso piede in alcuni stati post-sovietici: in apparenza con metodi non-violenti e di disobbedienza civile riassunti nei testi di Gene Sharp, in realtà con l’obiettivo di preparare la strada alle aggressioni imperialiste per imporre governi subalterni alle politiche occidentali.
Strategie che non hanno però fatto breccia nella società venezuelana e che si sono scontrate con l’alto livello di coscienza del popolo bolivariano. Dal colpo di Stato contro Hugo Chavez, organizzato dalle oligarchie nel 2002, passando per il paro petrolifero e poi per i tentativi violenti di sovvertire i governi di Chavez e di Maduro, l’imperialismo nordamericano e le destre venezuelane che lo rappresentano hanno cercato di azzerare la sovranità e l’indipendenza della República Bolivariana de Venezuela, ma sono stati respinti. Nonostante quattro mesi di attacchi violenti, oltre 8 milioni di venezuelani si sono recati alle urne per votare i candidati all’Assemblea Nazionale Costituente (Anc), il 30 luglio di quest’anno.
Il professor Adan Chavez, fratello maggiore del Comandante scomparso e Presidente de Asuntos Internacionales de la ANC ha spiegato le modalità con le quali l’imperialismo tenta di imporre relazioni asimmetriche ai paesi del sud globale che intende sottomettere. Ha denunciato l’acuirsi di strategie destabilizzanti contro i governi progressisti e rivoluzionari del continente latinoamericano dopo l’arrivo di Donald Trump. Ha ricordato la lunga storia di aggressioni Usa contro i popoli dell’America latina, rinnovando l’impegno antimperialista per contenere le aggressioni contro la rivoluzione bolivariana: “Ci stiamo scontrando – ha detto – con l’impero più cinico e potente nella storia dell’umanità, ma il popolo resta fermo nella difesa della sua patria, non hanno potuto né potranno con noi”.
L’economista messicana Ana Esther Ceceña ha illustrato le diverse strategie Usa per estendere il suo controllo nel mondo attraverso la dislocazione e l’uso delle basi militari: “Il Pentagono – ha spiegato – dispone di una mappa strategica per impadronirsi delle riserve minerali e delle ricchezze più importanti”. Per questo, ha bisogno di destabilizzare i territori che le possiedono, mettendoli in “situazione di guerra”: creando, soprattutto, situazioni di fragilità economico-sociale che giustifichino l’intervento esterno e gli consentano di entrare nei paesi presi di mira. Alcune basi militari hanno proprio questo compito specifico.
Carlos Aznarez, che durante la dittatura civico-militare argentina è stato in carcere e poi in clandestinità, ha messo in evidenza l’importanza della resistenza popolare contro l’imperialismo nordamericano, responsable della distruzione dell’ecosistema e della manipolazione mediatica mondiale. La lotta di classe – ha precisato – non si esaurisce nelle elezioni e nelle regole dettate dalla democrazia borghese.
In assenza di un’alternativa credibile, forte e organizzata, quando tornano governi neoliberisti come Macri in Argentina o Temer in Brasile, s’impongono le stesse ricette impopolari, basate su licenziamenti massicci e azzeramento delle conquiste sociali che hanno consentito a milioni di persone di uscire dalla povertà. E si riaffacciano i metodi delle dittature, come nel caso della scomparsa del mapuche argentino Santiago Maldonado.
Aznarez, giornalista d’analisi e d’impegno, ha sottolineato il ruolo del “terrorismo mediatico” come elemento di sostegno fondamentale alle “truppe imperialiste”. Difendere il Venezuela bolivariano – ha detto – significa lottare per tutto il continente, “se Macri e Temer verranno scalzati dal potere dipenderà dai nostri popoli”.