Arnold August https://lapupilainsomne.wordpress.com
Durante una delle mie numerose telefonate all’Avana, uno e due giorni dopo che l’uragano Irma facesse sentire la sua furia nella capitale, e molto più direttamente su gran parte del territorio del litorale settentrionale del paese, tutti hanno insistito, all’unanimità, che la situazione del paese era “critica” dopo aver subito le devastazioni dell’evento metereologico più devastante degli ultimi 85 anni.
Questo coincide con il messaggio di Raúl Castro al popolo, quando ha detto: “Nessuno deve farsi ingannare; il compito che abbiamo davanti a noi è enorme”. Un altro collega ha segnato che la solidarietà -caratteristica dei cubani-si è immediatamente rafforzata e generalizzata dinnanzi agli impeti di Irma su L’Avana.
In un piccolo condominio, per esempio, senza elettricità né gas per cucinare, una famiglia utilizzava carbone di legna per preparare il cibo per tutti i residenti, utilizzando gli alimenti che stavano deperendo nei loro frigoriferi. Una collega, una giornalista, ha raccontato come è stata in grado di rispettare la scadenza fissata per il suo notiziario, anche se l’edificio degli uffici in cui lavorava permaneva senza elettricità, poiché le è stato offerto l’accesso alla sede di un altro media di notizie. Difficilmente potrebbe immaginarsi che un evento del genere avvenisse negli USA! CNN e FOX collaborerebbero in questo modo? Condividerebbe il capitalista The New York Times i suoi uffici con il suo acerrimo concorrente The Wall Street Journal? Allo stesso modo, in Canada, qualcuno potrebbe immaginare una tale cooperazione tra gli arci rivali The Globe and Mail ed il Toronto Star? Questo è solo uno dei grandi vantaggi della stampa cubana, al non essere controllata dal settore privato. Gli esempi di cui sopra e altri innumerevoli si riflettono anche nella dichiarazione di Raul: “con un popolo come il nostro, vinceremo la battaglia più importante: la recuperazione”
In realtà, solo tre giorni dopo queste prime conversazioni telefoniche, le stesse persone hanno riferito che l’elettricità e il gas sono già erano ripristinati ma che, purtroppo, molte piccole cittadine della costa nord erano stati devastati al punto che gli alloggi ed i normali servizi erano ancora lontani dal recuperarsi.
“La sopravvivenza del più adatto?”
Le parole che seguono potranno suscitare qualche interesse o provocare polemiche discussioni. E’ un fatto storico che la Rivoluzione cubana è sopravvissuta contro ogni previsione e predizioni, nonostante, tra altri fattori, i cinque decenni di blocco e il scossa causata dal crollo dell’URSS e del campo socialista, che si supponeva fosse la sentenza di morte della rivoluzione socialista. Al contrario, invece di limitarsi a sopravvivere, Cuba si è evoluta -socialmente e culturalmente- e costituisce un modello senza precedenti di solidarietà internazionale, e questo nei limiti del blocco, il cui obiettivo deve essere sempre ricordato: il prolungato genocidio del popolo cubano, affinché questi abbandoni la Rivoluzione.
Mentre le scienze sociali sono ancora lungi dal poter offrire un’analisi esaustiva, fornire una spiegazione o stimolare questo eccezionale fenomeno della Rivoluzione a Cuba, l’uso metaforico delle scienze naturali possono aiutarci in questa riflessione. Charles Darwin ha dimostrato che, come parte dell’evoluzione naturale, solo i più adatti sopravvivono all’estinzione. La Rivoluzione cubana è la “più adatta”, nel senso che si è impregnata della stragrande maggioranza del popolo e della sua nazione per superare anche le sfide più difficili e apparentemente invincibili.
La mentalità di rifiutarsi di accettare la sconfitta si è riflessa anche nell’appello fatto da Raul al suo popolo quando ha concluso: “Affrontiamo la recuperazione con l’esempio del Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz, che con la sua fede costante nella vittoria e ferrea volontà ci ha insegnato che non ci sono code impossibili. In queste ore difficili, la sua eredità ci rende forti e ci unisce”. Attraverso il suo pensiero, l’azione e l’esempio, Fidel è allo stesso tempo il principale promotore e guida della Rivoluzione Cubana. Egli incarna tale volontà di ferro per respingere gli attacchi di tutte le tendenze ostili dentro e fuori di Cuba, per trionfare su ogni sfida che s’interponga nel suo cammino e, quindi, uscire vittoriosi.
Solidarietà internazionale
Il popolo cubano ha dimostrato di essere leader mondiale in ciò che si riferisce alla solidarietà internazionale, e, dopo il passaggio di Irma, l’amore che ha esteso ad altri è stato ricompensato con il rapido appoggio materiale e morale di Russia, Vietnam e dei paesi dell’America Latina. Per esempio, in un briefing dopo l’uragano, il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, con il suo stile chavista, ha mostrato un video di un aereo Hercules carico di materiale di aiuto, atterrando su una pista di fortuna autorizzata dal governo cubano, prima della riapertura dell’aeroporto di L’Avana.
Più che mai, Cuba ha bisogno e merita questo sostegno materiale e morale. Ma, mentre riceve questo tipo di solidarietà da tutto il pianeta, Trump ha ratificato la cosiddetta Legge sul Commercio con il Nemico e, ancora una volta, il 13 settembre ha fatto una dichiarazione sulle presunte violazioni dei diritti umani a Cuba e Venezuela , seguita da una insensibile dichiarazione del suo Segretario di Stato, Rex Tillerson. Il 16 settembre, questi ha detto, alla luce della presunta e totalmente infondata interferenza sonica di Cuba contro i diplomatici USA a L’Avana, che gli USA stanno valutando la chiusura della loro ambasciata a L’Avana. Lo ha affermato con una totale insensibilità di fronte alla sofferenza del popolo cubano causato dall’uragano Irma: “E’ un problema molto grave per quanto riguarda i danni che certi individui [diplomatici americani] hanno sofferto”.
Il governo canadese di Justin Trudeau fa parte di quei paesi occidentali che non hanno espresso alcuna dichiarazione di sostegno o di solidarietà con Cuba. È una triste realtà dato la speciale relazione del Canada con Cuba, paese con cui non ha mai rotto le relazioni diplomatiche. Infatti, il padre di Justin Trudeau è stato il primo leader dell’occidente a visitare Cuba ed esprimere la sua solidarietà con Fidel Castro e “Cuba Libre”. Justin Trudeau ha visitato Cuba e si è incontrato con Raul Castro solo pochi giorni prima che Fidel Castro morisse. Per diversi decenni, inoltre, il Canada è stato la più grande fonte di turismo per Cuba, al punto che milioni di canadesi hanno visitato l’isola, non solo una volta, ma più volte, facendo di Cuba, per molti, praticamente una casa a distanza.
Possiamo albergare la speranza che il governo di Trudeau rettifichi ed esprima almeno il suo sostegno morale, che darebbe un grande incoraggiamento ai cubani, coscienti dello speciale rapporto tra Canada e Cuba, forgiato, in una certa misura, dalla tradizione di Trudeau. Dal momento che il sostegno finanziario e materiale è urgente, il Canada dovrebbe superare la burocrazia che si è auto imposto e fornire assistenza immediata. Secondo il sito web della Missione cubana di Ottawa, il primo nella lista delle esigenze sono materiali da costruzione. Il Canada occupa il quinto posto al mondo nella produzione di legno ed oscilla tra il primo ed il secondo posto come esportatore di prodotti in legno. Non dovrebbe, il Canada, esaminare immediatamente il superamento di qualsiasi ostacolo e far uso di questa abbondante risorsa naturale, così necessaria per Cuba nell’attuale crisi?
In contrasto con i governi di Canada, USA, il Regno Unito e l’Irlanda, le organizzazioni di solidarietà ed altre istituzioni in questi paesi e nel resto d’Europa, Australia e Nuova Zelanda stanno facendo tutto per raccogliere fondi a livello comunitario, per sostenere Cuba. Anche se tutti i paesi dei Caraibi hanno bisogno di questo sostegno, Cuba è stata la più colpita in termini di quantità d’infrastruttura e nel numero di persone danneggiate da Irma. È anche una questione politica, in termini di sostegno alla sopravvivenza della Rivoluzione cubana, che ora affronta una sfida climatica senza precedenti. Inoltre, ci sono ancora circa tre mesi affinché termini la stagione degli uragani, come lo hanno segnalato alcuni dei miei colleghi a l’ Avana.
Il blocco USA e Irma
Cuba sta anche affrontando una nuova campagna di disinformazione da parte dei media occidentali e di altri. Molti di loro sembrano godere smisuratamente descrivendo lo stato di “deterioro degli alloggi e di altre strutture e dei tetti”, che è in qualche modo vero, soprattutto in città come l’Avana. Ma questa è una caratteristica intrinseca del sistema cubano? L’impressione che alcuni stanno cercando di dare è che qualsiasi problematica legata all’abitazione e all’infrastruttura siano interamente responsabilità di Cuba e che questa costituisce la prova del “fallimento del socialismo”. Tuttavia, cosa si dice dell’impatto del blocco, completamente ignorato in queste relazioni o ridotto a una nota a piè di pagina? Come hanno detto alcuni dei miei amici consultati a Cuba: “Non è un caso che nascondino o minimizzino il peso del blocco”.
L’effetto cumulativo del blocco, a partire dal 1961, ostacola gravemente il normale sviluppo economico di Cuba. Il blocco è in se stesso il risultato del proposito genocida di piegare Cuba e costringerla ad arrendersi all’impero USA. Guardando la TV cubana durante il passaggio di Irma e subito dopo, è evidente che il blocco ha avuto un effetto esponenziale sui danni, come avviene ora con il recupero. Prendiamo, ad esempio, la questione della costruzione e delle infrastrutture, dove è più probabile che gli alloggi e le infrastrutture “deteriorate” siano una diretta conseguenza del blocco, che ha causato danni per 30.868.200 $ in un solo anno tra il 2015 e il 2016. Una delle principali cause dei danni è stata la mancanza di accesso a tecnologie di costruzione leggere ed a componenti energetiche efficienti, disponibili sul mercato USA o prodotte da filiali di società USA. Potrebbe essere questa la causa principale dello stato di “deterioro” delle case e dei tetti senza ignorare le insufficienze interne di Cuba?
Questa situazione richiede che quelli di noi che sono fuori da Cuba, contrastino la campagna di disinformazione contro la Rivoluzione cubana e richiediamo la completa eliminazione del blocco come parte della nostra espressione di solidarietà finanziaria, materiale e morale con Cuba.
Cuba ante los embates de Irma
Por Arnold August
Durante una de mis numerosas llamadas telefónicas a La Habana, uno y dos días después de que el huracán Irma hiciera sentir su furia en la capital, y mucho más directamente sobre gran parte del territorio del litoral norte del país, todos insistieron de forma unánime en que la situación del país era “crítica”, después de haber sufrido los estragos del meteoro más devastador de los últimos 85 años. Esto coincide con el mensaje de Raúl Castro al pueblo, cuando dijo: “Nadie debe dejarse engañar; la tarea que tenemos ante nosotros es enorme.” Otro colega señaló que la solidaridad –característica de los cubanos– se fortaleció y generalizó inmediatamente ante los embates de Irma sobre La Habana.
En un pequeño edificio de apartamentos, por ejemplo, sin electricidad ni gas para cocinar, una familia utilizaba el carbón de leña para preparar la comida para todos los residentes, utilizando los alimentos que estaban pereciendo en sus refrigeradores. Una colega, una periodista, relató cómo ella fue capaz de cumplir el plazo fijado por su noticiero a pesar de que el edificio de oficinas donde trabajaba permanecía sin electricidad, gracias a que se le ofreció acceso a la sede de otro medio de noticias. ¡Difícilmente podría imaginarse que un hecho ocurriese en EE. UU! ¿Colaborarían CNN y FOX de esa manera? ¿Compartiría el capitalista The New York Times sus oficinas con su acérrimo competidor The Wall Street Journal? De la misma manera, en Canadá, ¿podría alguien imaginar tal cooperación entre los archirrivales The Globe and Mail y el Toronto Star? Esta es tan solo una de las grandes ventajas de la prensa cubana, al no estar controlada por el sector privado. Los ejemplos precedentes y otros más incontables se reflejan también en la declaración de Raúl: “con un pueblo como el nuestro, ganaremos la batalla más importante: la recuperación”.
De hecho, apenas tres días después de estas primeras conversaciones telefónicas, las mismas personas reportaron que la electricidad y el gas ya se estaban restableciendo, pero que, lamentablemente, muchos pequeños pueblos de la costa norte habían sido devastados, hasta el punto de que las viviendas y los servicios normales aún estaban lejos de recuperarse.
“¿La supervivencia del más apto?”
Las palabras que siguen a continuación podrían despertar algún interés o provocar discusiones polémicas. Es un hecho histórico que la Revolución Cubana ha sobrevivido en contra de todas las probabilidades y predicciones, a pesar de, entre otros factores, las cinco décadas de bloqueo y el estremecimiento ocasionado por la caída de la URSS y el campo socialista, lo que se suponía que sería la sentencia de muerte de la revolución socialista. Por el contrario, en lugar de simplemente sobrevivir, Cuba ha evolucionado –social y culturalmente– y constituye un modelo sin precedentes de la solidaridad internacional, y ello dentro de los límites del bloqueo, cuyo objetivo debe ser siempre recordado: el prolongado genocidio del pueblo cubano, para que este deserte de la Revolución.
Mientras que las ciencias sociales aún están lejos de poder ofrecer un análisis exhaustivo, dar una explicación o alentar este fenómeno excepcional de la Revolución de Cuba, el uso metafórico de las ciencias naturales puede ayudarnos en esta reflexión. Charles Darwin demostró que, como parte de la evolución natural, solo los más aptos sobreviven a la extinción. La Revolución Cubana es la “más apta”, en el sentido de que se ha impregnado de la inmensa mayoría del pueblo y su nación para superar incluso los desafíos más difíciles y aparentemente invencibles.
La mentalidad de negarse a aceptar la derrota se reflejó también en el llamado que hizo Raúl a su pueblo, cuando concluyó: “Enfrentemos la recuperación con el ejemplo del Comandante en Jefe de la Revolución Cubana, Fidel Castro Ruz, quien con su permanente fe en la victoria y férrea voluntad nos enseñó que no existen imposibles. En estas difíciles horas, su legado nos hace fuerte y nos une.” A través de su pensamiento, acción y ejemplo, Fidel es a la vez el principal impulsor y guía de la Revolución Cubana. Él encarna esa voluntad de hierro para repeler los ataques de todas las tendencias hostiles dentro y fuera de Cuba, para triunfar sobre cualquier reto que se interponga en su camino y, así, salir victorioso.
Solidaridad internacional
El pueblo cubano ha demostrado ser líder mundial en lo que se refiere a la solidaridad internacional, y, tras el paso de Irma, el amor que han extendido a otros ha sido recompensado con el rápido apoyo material y moral de Rusia, Vietnam y de los países de América Latina. Por ejemplo, en una reunión de información después del huracán, el presidente de Venezuela, Nicolás Maduro, con su estilo chavista, mostró un video de un avión Hércules cargado con material de apoyo, aterrizando en una improvisada pista autorizada por el gobierno cubano, antes de la reapertura del aeropuerto de La Habana.
Más que nunca, Cuba necesita y merece ese apoyo material y moral. Pero, mientras recibe este tipo de solidaridad proveniente de todo el planeta, Trump ratificó la denominada Ley de Comercio con el Enemigo y, una vez más, el 13 de septiembre hizo una declaración acerca de las supuestas violaciones de los derechos humanos en Cuba y Venezuela, seguida por una insensible declaración de su Secretario de Estado, Rex Tillerson. El 16 de septiembre, éste afirmó, a la luz de la presunta y totalmente infundada interferencia sónica por parte de Cuba contra los diplomáticos estadounidenses en La Habana, que Estados Unidos está considerando el cierre de su embajada en La Habana. Lo afirmó con una total insensibilidad frente al sufrimiento del pueblo cubano causado por el huracán Irma: “Es un problema muy grave con respecto al daño que ciertos individuos [diplomáticos estadounidenses] han sufrido”.
El gobierno canadiense de Justin Trudeau hace parte de aquellos países occidentales que no han expresado ninguna declaración de apoyo o de solidaridad con Cuba. Es una triste realidad, dada la especial relación de Canadá con Cuba, país con el que nunca ha roto relaciones diplomáticas. De hecho, el padre de Justin Trudeau fue el primer líder de Occidente en visitar a Cuba y expresar su solidaridad con Fidel Castro y “Cuba Libre”. Justin Trudeau visitó a Cuba y se reunió con Raúl Castro tan solo algunos días antes de que Fidel Castro falleciera. Durante varias décadas, además, Canadá ha sido la mayor fuente de turismo para Cuba, hasta el punto de que millones de canadienses han visitado la isla, no solo una vez, sino en múltiples ocasiones, haciendo de Cuba, para muchos, prácticamente un hogar en la distancia.
Podemos abrigar la esperanza de que el gobierno de Trudeau rectifique y exprese al menos su apoyo moral, el cual daría un gran aliento a los cubanos, conscientes de la especial relación Canadá-Cuba, forjada en cierta medida por la tradición de Trudeau. Dado que el apoyo financiero y material se necesita urgentemente, Canadá debería superar la burocracia que se ha impuesto a sí misma y proporcionar una ayuda inmediata. Según el sitio web de la Misión cubana en Ottawa, lo primero en la lista de necesidades son materiales de construcción. Canadá ocupa el quinto lugar en el mundo en producción de madera y oscila entre el primer y segundo lugar como exportador de productos de madera. ¿No debería Canadá examinar inmediatamente la superación de cualquier obstáculo y hacer uso de este abundante recurso natural, tan necesario para Cuba en la actual crisis?
En contraste con los gobiernos de Canadá, Estados Unidos, el Reino Unido e Irlanda, las organizaciones de solidaridad y otras instituciones en esos países y el resto de Europa, Australia y Nueva Zelandia están haciendo todo para recaudar fondos de ayuda a nivel comunitario, con el fin de apoyar a Cuba. Aun cuando todos los países del Caribe también necesitan este apoyo, Cuba fue la más afectada en términos de la cantidad de infraestructura y el número de personas afectadas por Irma. Es también una cuestión política, en términos de apoyo a la supervivencia de la Revolución Cubana, que ahora enfrenta un desafío climático sin precedentes. Adicionalmente, aún quedan cerca de tres meses para que termine la temporada de huracanes, como lo han señalado algunos de mis colegas en La Habana.
El bloqueo norteamericano e Irma
Cuba también se enfrenta a una nueva campaña de desinformación por parte de los medios de comunicación occidentales y otros. Muchos de ellos parecen gozar a sus anchas al describir el estado “deteriorado de las viviendas y otras estructuras y los techos”, lo que en alguna medida es cierto, especialmente en ciudades como La Habana. Pero ¿es esto una característica inherente al sistema cubano? La impresión que algunos procuran dar es que cualquier problemática asociada a la vivienda y la infraestructura es enteramente responsabilidad de Cuba, y que ello constituye la prueba del “fracaso del socialismo”. Sin embargo, ¿qué se dice acerca del impacto del bloqueo, totalmente ignorado en estos informes o reducido a una nota de pie de página? Como dijeron unos de mis amigos consultados en Cuba: “No es casual que oculten o minimice el peso del bloqueo.”
El efecto acumulativo del bloqueo desde 1961 obstaculiza gravemente el normal desarrollo económico de Cuba. El bloqueo es en sí mismo el resultado del propósito genocida de doblegar a Cuba y obligarla a rendirse ante el imperio estadounidense. Viendo la TV cubana durante el paso de Irma e inmediatamente después, es evidente que el bloqueo ha tenido un efecto exponencial en los daños, como sucede ahora con la recuperación. Tomemos, por ejemplo, el tema de la construcción y las infraestructuras, donde es más probable que las viviendas y edificios “deterioradas” sean una consecuencia directa del bloqueo, que produjo daños por $30.868.200 en un solo año entre 2015 y 2016. Una de las principales causas de los daños fue la falta de acceso a tecnologías de construcción livianas y a componentes energéticos eficientes, disponibles en el mercado estadounidense, o producidos por filiales de empresas estadounidenses. ¿Podría ser esta la causa principal del estado “deteriorado” de las viviendas y techos sin desconocer las insuficiencias internas de Cuba?
Esta situación requiere que, quienes estamos fuera de Cuba, contrarrestemos la campaña de desinformación contra la Revolución Cubana y exijamos el levantamiento completo del bloqueo, como parte de nuestra expresión de solidaridad financiera, material y moral con Cuba.