La guerra mediatica contro i processi rivoluzionari in Venezuela, a Cuba, in Bolivia ed in altri paesi latinoamericani è stato il centro dei dibattiti durante la prima giornata di un seminario internazionale sul tema che oggi continua le sue sessioni in questa nazione.
Il direttore del portale web Cubadebate, Randy Alonso, informò che le campagne contro il suo paese incominciarono dallo stesso momento del trionfo della Rivoluzione, nel 1959, e continuano fino ad oggi.
Gli Stati Uniti destinano annualmente 20 milioni di dollari a programmi sovversivi contro Cuba che vanno diretti ad internet ed ai giovani, disse Alonso.
Spiegò che, se prima tutta la manipolazione si faceva attraverso i giornali stampati, la radio ad onda breve e le telescriventi, ora si impiegano le reti televisive internazionali, le reti sociali ed altri mezzi.
“Ma ci sono cose che non sono cambiate: il monopolio mediatico continua e gli stessi che dominavano lo spazio analogico, sono quelli che stanno dominando oggi lo spazio digitale”, disse.
L’anche direttore del programma televisivo Mesa Redonda notò che la stampa sta essendo attualmente sempre di più utilizzata come forza politica ed arma di combattimento e di provocazione per abbattere i governi, ed un esempio attuale di ciò è il caso del Venezuela.
La giornalista venezuelana Erika Ortega spiegò come il suo paese è sotto l’assedio da quando nella decade degli anni ‘90 Hugo Chavez si postulò alla presidenza ed i mezzi nazionali e stranieri si diedero il compito di tergiversare la realtà, perché è una paese petroliero e ci sono molti interessi in questa risorsa.
da Prensa Latina traduzione di Ida Garberi