La colonizzazione, e in modo specifico, la schiavitù, non costituiscono soltanto tappe della storia passata. Le loro conseguenze (Wirkungsgeschichte) durano fino ai nostri giorni. La prova chiara sono la dominazione e l’emarginazione delle popolazioni, un tempo colonizzate e schiavizzate, basate sulla dialettica della superiorità-inferiorità, sulle discriminazioni per il colore della pelle, nel disprezzo e perfino nell’odio verso il povero, considerato pigro ed uno zero economico.
Non basta la decolonizzazione politica. La nuova colonizzazione risorge sotto forma di capitalismo economico, governato dai capitalisti neoliberali nazionali, strettamente collegati con quelli internazionali. La logica che dirige le pratiche della nuova colonizzazione consiste nel ricavare il massimo guadagno dall’attività estrattiva, dai beni e dai servizi naturali e dallo sfruttamento della forza lavoro mal pagata e, quando possibile, come sta succedendo scandalosamente in Brasile, con la riduzione dei diritti individuali e sociali.
I primi a riconoscere chiaramente la nuova colonizzazione sono stati Frantz Fanon (Algeria) e Aimé Césaire (Haiti), ambedue impegnati nella liberazione dei loro popoli. Hanno proposto un coraggioso processo di decolonizzazione per liberare la “storia che è stata rubata” dai dominatori e che adesso può essere raccontata e ricostruita anche dal popolo stesso.
Però, si trattava, senza dubbio, di una lotta dura contro coloro che vogliono prolungare la nuova forma di colonizzazione e di schiavitù, creando ostacoli di ogni genere a coloro che tentano di recuperare una storia sovrana sulla base dei loro valori culturali e delle loro identità etniche.
Césaire ha coniato la parola “negritude” per esprimere due dimensioni: una continua oppressione contro i neri; l’altra una resistenza persistente ed una lotta ostinata contro ogni tipo di discriminazione. La “negritude” è la parola-forza che ispira la lotta per il riscatto della propria identità e per il diritto alle differenze. Césaire ha duramente criticato la civiltà europea per la sua vile avidità di invadere, occupare e rubare le ricchezze degli altri, spiritualmente indifendibile, per avere diffuso la discriminazione e l’odio razziale, abbrutendo e degradando i popoli colonizzati e schiavizzati inculcando in loro la convinzione che non sono persone umane e non posseggono dignità.
Parallelamente al concetto di “negritude” fu creato il concetto di “colonialità” dal sociologo peruviano Anibal Quijano (1992). Con questo concetto si illustrano i modelli che i paesi centrali e lo stesso capitalismo globalizzato impongono ai paesi periferici: lo stesso tipo di relazione predatoria della natura, le forme di accumulazione e di consumo, gli stili di vita e persino l’Immaginifico stesso, prodotto dalla macchina mediatica e dal cinema. E in questo modo continua la logica dell’occultazione dell’altro, del furto della sua storia e la distruzione delle basi destinate alla creazione di un processo nazionale sovrano. Il Nord globalizzato sta imponendo la “colonialità” in tutti paesi obbligandoli ad allinearsi alle logiche dell’impero.
Il neoliberalismo radicale che sta imperando in America Latina ed ora, in modo crudele, in Brasile, è la concretizzazione della colonialità. Il potere mondiale sia degli stati egemoni, sia delle grandi corporazioni vuole ricondurre tutta l’America Latina, nel caso nostro, Brasile, alla situazione di colonia. E’ la nuova colonizzazione come progetto della nuova geopolitica mondiale.
Il golpe realizzato in Brasile nel 2016, è situato esattamente in questo contesto: si tratta di sovrapporre un cammino autonomo, consegnare la ricchezza sociale e naturale, accumulata in generazioni, alle grandi corporazioni. Si ottiene attraverso le privatizzazioni dei nostri beni maggiori: il pré-sal, le idroelettriche, eventualmente il servizio postale, il BNDS e la Banca del Brasile. Viene frenato il processo di industrializzazione fino a dipendere dalle tecnologie totalmente straniere. La funzione che ci viene imposta è quella di essere grandi esportatori di “commodities”, dato che i paesi centrali non ne hanno a sufficienza per il loro consumo scialacquatore.
Nomi famosi dell’economia articolata con l’ecologia come Ladislau Dowbor e Jeffrey Sachs, tra gli altri, ci avvisano che il Sistema-Terra è arrivato al suo limite (il sovraccarico della Terra) e non reggerebbe un progetto che abbia un tale livello di aggressione sociale ed ecologica.
Ora, questo modello, per nostra disgrazia, è adottato dall’attuale governo corrotto e totalmente lontano dal popolo, di un neoliberalismo radicale, che implica la demolizione della nazione. Da ciò il dovere civico e patriottico di sconfiggere queste élite dell’arretratezza, élite anti-popolo e anti-nazione, che hanno adottato questo progetto, che potrebbe non essere sopportabile per il popolo. Tutto ha un limite. Deve nascere una coscienza patriottica sotto forma di un generalizzato rifiuto sociale. Una volta superati questi limiti, difficilmente potremmo evitare l’innominabile.
di Leonardo Boff traduzione Ida Garberi http://it.cubadebate.cu