Come sottolinea la sempre puntuale giornalista di Telesur M. Garcia queste scene di violenze accadono in Honduras, paese che lotta contro il nuovo golpe ordito dalle forze vicine agli Stati Uniti.
Ieri la nuova manifestazione di protesta contro la frode elettorale che ha impedito a Nasrallah, il candidato progressista, di prendere la guida del paese è stata nuovamente repressa brutalmente. Come potete vedere dalle immagini.
Il 26 novembre, un misterioso blackout quando il candidato dell’opposizione era fermamente in vantaggio, aveva permesso alle autorità elettorali di assegnare in seguito un leggero vantaggio a Hernandez (42.95% dei voti, contro il 41.42% di Salvador Nasrallah) e nel paese sono scoppiate violente proteste costate la vita ad almeno 34 persone, attribuite alla repressione delle forze di polizia.
Intervenendo ieri a RT, l’ex presidente (vittima anche egli di un golpe targato Usa) Zalaya ha affermato: “L’Honduras sta vivendo una crisi politica di grandi proporzioni che si aggiunge alla storica crisi sociale, economica e di sicurezza”. Riferendosi al sostegno dell’amministrazione Trump per il risultato in discussione, ha sottolineato che il Dipartimento di Stato “ha riconosciuto e sostenuto un presidente che è emerso dalle frodi elettorali. Ma sostenere una frode delegittima l’intero processo della democrazia occidentale”. Per questo, prosegue Zalaya, “Gli Stati Uniti dovranno rrettificare la loro posizione sull’Honduras”, poiché in caso contrario “le domande saranno tante e non potrà più esprimere giudizi in praticamente nessun paese al mondo”