Iroel Sánchez https://lapupilainsomne.wordpress.com
Quando studiavo alle medie, la radio cubana si dava da fare nel porre di moda, un tema piuttosto antiquato, dal titolo Ipocrisia, credo fosse un gruppo peruviano, e i suoi ultimi versi dicevano qualcosa come “oggi il mio sorriso nasconde il pianto”.
Ma è meglio ricorrere alla vera poesia; alcuni versi che Nicolás Guillén ha dedicato al Che, per descrivere quello che è appena successo:
Con i suoi denti di giubilo
Nordamerica ride. All’improvviso
si contorce nel tuo letto
di dollari. Le si coagula il sorriso in una maschera
Questa settimana c’è stato un intenso dibattito su Internet sull’inclusione degli eroi cubani, conosciuti in tutto il mondo come i Cinque, come candidati a deputati all’Assemblea Nazionale. Nel momento più critico, vedendo come i nemici della Rivoluzione cercavano di approfittarne per dividerci, ricorsi alla luminosa parola del nostro Apostolo che convocava all’unità e la pubblicai sul mio profilo Facebook ed in questo blog: “Ad un piano obbedisce il nostro nemico: il piano di esacerbarci, disperderci, dividerci, affogarci. Per questo noi obbediamo ad un altro piano: istruirci in tutta la nostra altezza, stringerci, unirci, ingannarlo (…) Piano contro il piano. Senza un piano di resistenza, non si può sconfiggere un piano di attacco”.
Ed è proprio questa unità davanti alla perversa ed evidente intenzione nemica che alla fine si è imposta, grazie in primo luogo all’essenza martiana dei nostri Cinque Eroi, che per lunghi anni in prigioni USA sono stati vittime dell’odio imperialista e mafioso contro la nostra Rivoluzione, e soprattutto di una delle loro straordinarie e virtuose compagne.
In particolare, sono testimone dell’integrità, umiltà e patriottismo con cui, durante quei durissimi anni, la compagna Olga Salanueva -donna straordinaria e fedelissima moglie- ha saputo educare le sue figlie. L’onestà e la coerenza di Olguita ha trasformato il sorriso in pianto agli ipocriti che volevano usare la loro nobiltà per indebolire il processo elettorale che, attualmente, sta attraversando Cuba. Di questo dibattito, lei, suo marito Rene Gonzalez e anche i Cinque, sono usciti -se ciò fosse possibile- più grandi davanti ai miei occhi.
In ugual modo considero un legittimo diritto esprimere con la massima libertà qualsiasi disaccordo o discrepanza verso il funzionamento delle nostre istituzioni, disprezzo profondamente l’opportunismo che, dalla macchina mediatica costruita e finanziata da avversari da cui i nostri eroi ci hanno difeso e difendono, hanno cercato di trarre profitto da questo per screditare il sistema politico che noi cubani ci siamo dati e coprire la nudità in cui il ha lasciati il recentissimo annuncio del governo USA di costituire un “gruppo di lavoro” (“task force“) per espandere l’accesso ad Internet ed ai media indipendenti a Cuba”. D’altra parte, dà disgusto vedere, sulle stesse pagine da dove si diresse la sporca campagna che li ha demonizzati e portati alla ingiusta detenzione, la pretesa di vederli in un parlamento che, quei persecutori dei nostri eroi -ed anche i “media indipendenti”-, hanno sempre considerato antidemocratico; è difficile incontrare una maggiore ipocrisia.
Chiunque esprima incomprensione o dubbi circa il nostro processo ha tutto il diritto di farlo, soprattutto se si tratta di persone che hanno giustamente guadagnato l’ammirazione di Cuba e del mondo, ma ancora una volta è diventato chiaro che il migliore scenario per questo quasi mai è ciò che spesso diventa -nelle parole del nostro eroe René González- “un pollaio dove tutti i polli schiamazzano” e si scatena una dura guerra segnata dal denaro, dalla manipolazione e dall’opportunismo.
Perché mi è inevitabile ricordare che per il proprietario della rivista OnCuba -pubblicazione che, approfittando del tema in discussione si è lanciata nel giugulare sul processo elettorale cubano- ha giudicato “sfortunato” che il musicista Francis del Riò chiedesse in una TV di Miami libertà per i Cinque; “è come andare in una sinagoga e parlare male degli ebrei”, disse all’epoca l’impresario, equiparando con un tempio la fogna mediatica del Sud della Florida. Per quella rivista, Alan Gross era “il contractor USA imprigionato a Cuba per l’esecuzione di azioni non consentite dalle leggi” -si può interpretare che non ha rispettato il rosso o un segnale di “Stop” e non che lavorasse per le politiche sovversive USA contro Cuba- mentre i nostri eroi scontavano “severe sanzioni” -mai ingiuste- “per lavorare per entità della sicurezza cubana”.
Non considero infallibile il lavoro di nessuna istituzione perché sono sempre fatte da esseri umani. Ma nonostante io proporrei, senza pensarci due volte, i Cinque per essere candidati a deputati alla nostra Assemblea Nazionale, continuo a vedere che è sconosciuto, da quegli smemorati divenuti sostenitori dell’ultima ora della nostra democrazia, che ci sono molti percorsi straordinari al di fuori da essa, inclusi gli Eroi della Repubblica; come è successo in altri precedenti processi elettorali e accade in questo al di là dei casi citati, risultato del fatto che le candidature hanno raccolto rappresentatività di tipo molto diverso, tra le migliaia che sono state proposte da tutte le istanze delle organizzazioni di massa; che sono molti gli anonimi uomini e donne che sostengono il paese dalle loro stesse fondamenta, che conformano -in positivo- la maggior parte del nostro parlamento, sempre appoggiato dal voto maggioritario dal nostro popolo in proporzioni invidiabili in molte altre latitudini.
Quanto sopra non significa, in alcun modo, che il nostro sistema elettorale e di elaborazione delle candidature non richieda miglioramento, come è stato fatto prima e sicuramente si farà in futuro, anche quando è già molto più democratico -con grande distanza- rispetto al modello politico che dall’esterno si sta cercando di imporci, mediante Task force.
La hipocresía del Task force
Por Iroel Sánchez
Cuando estudiaba en Secundaria básica, la radio cubana se esmeraba en poner de moda un tema más bien cheo titulado Hipocresía, creo era de un grupo peruano, y sus últimos versos decían algo así como que “hoy mi sonrisa esconde el llanto”.
Pero es mejor acudir a la verdadera poesía, unos versos que Nicolás Guillén dedicó al Che, para describir lo que acaba de suceder:
Con sus dientes de júbilo
Norteamérica ríe. Mas de pronto
revuélvese en su lecho
de dólares. Se le cuaja
la risa en una máscara
Esta semana ocurrió un intenso debate en Internet acerca de la inclusión de los héroes cubanos, mundialmente conocidos como Los Cinco, como candidatos a diputados a la Asamblea Nacional. En su momento más álgido, viendo cómo los enemigos de la Revolución intentaban sacar partido de ello para dividirnos, acudí a la palabra luminosa de nuestro Apóstol convocando a la unidad y la publiqué en mi perfil de Facebook y en este blog: “A un plan obedece nuestro enemigo: el plan de enconarnos, dispersarnos, dividirnos, ahogarnos. Por eso obedecemos nosotros a otro plan: enseñarnos en toda nuestra altura, apretarnos, juntarnos, burlarlo (…) Plan contra plan. Sin plan de resistencia no se puede vencer un plan de ataque.”
Y es esa unidad ante la aviesa y evidente intención enemiga lo que finalmente se ha impuesto, gracias en primerísimo lugar a la esencia martiana de nuestros Cinco héroes, quienes por largos años en prisiones norteamericanas fueron víctimas del odio imperialista y mafioso contra nuestra Revolución, y sobre todo de una de sus extraordinarias y virtuosas compañeras.
En particular, soy testigo de la integridad, humildad y patriotismo con los que durante esos durísimos años la compañera Olga Salanueva -extraordinaria mujer y fidelísima esposa- supo educar a sus hijas. La honestidad y coherencia de Olguita le ha convertido la sonrisa en llanto a los hipócritas que quisieron utilizar su nobleza para debilitar el proceso electoral que en este momento atraviesa Cuba. De este debate, ella, su esposo René González, y también Los Cinco, han salido -si eso fuera posible- más grandes ante mis ojos.
Como mismo considero un legítimo derecho expresar con máxima libertad cualquier desacuerdo o discrepancia hacia el funcionamiento de nuestras instituciones, desprecio profundamente el oportunismo que desde la maquinaria mediática construida y financiada por adversarios de lo que nuestros héroes han defendido y defienden, trató de lucrar con ello para desacreditar el sistema político que nos hemos dado los cubanos y encubrir la desnudez en que los dejó el anuncio muy reciente del gobierno estadounidense de constituir un “grupo de tareas (Task force) para ampliar el acceso a internet y los medios independientes en Cuba”. Por otra parte, asco da ver, en las mismas páginas desde donde se encabezó la sucia campaña que los demonizó y llevó a injusta prisión, el reclamo de verlos en un parlamento al que aquellos perseguidores de nuestros héroes -y también los “medios independientes”- siempre han considerado antidemocrático; es difícil encontrar hipocresía mayor.
Cualquiera que exprese incomprensión o dudas sobre nuestro proceso tiene todo el derecho de hacerlo, más si son personas que se han ganado justamente la admiración de Cuba y el mundo, pero una vez más ha quedado claro que el mejor escenario para ello casi nunca es lo que muchas veces se convierte –en palabras de nuestro héroe René González– en “un gallinero donde todas las gallinas cacarean” y se libra una dura guerra marcada por el dinero, la manipulación y el oportunismo.
Porque me es inevitable recordar que para el dueño de la revista OnCuba -publicación que, aprovechando el tema debatido, se lanzó a la yugular del proceso electoral cubano- juzgó “desafortunado” que el músico Francis del Río pidiera en en una televisora de Miami libertad para Los Cinco; “es como ir a una sinagoga y hablar mal de los judíos”, afirmó entonces el empresario, equiparando con un templo la cloaca mediática del Sur de la Florida. Para esa revista, Alan Gross era “el contratista norteamericano preso en Cuba por ejecutar acciones no permitidas por las leyes” -se puede interpretar que se llevó una luz roja o un cartel de “Pare” y no que trabajaba para las políticas subversivas de Estados Unidos contra Cuba -, sin embargo nuestros héroes cumplían “sanciones severas” -nunca injustas- “por trabajar para entidades de la seguridad cubana”.
No considero infalible el trabajo de ninguna institución porque estas están siempre conformadas por seres humanos. Pero, a pesar de que yo propondría sin pensarlo un segundo a Los Cinco para ser candidatos a diputados a nuestra Asamblea Nacional, no dejo de ver que se desconoce por aquellos desmemoriados devenidos partidarios de última hora de nuestra democracia que hay muchas trayectorias extraordinarias fuera de ella, incluyendo Héroes de la República, como ha sucedido en otros procesos electorales anteriores y sucede en este más allá de los casos mencionados, resultado de que las candidaturas han recogido representatividades de muy diverso tipo entre los miles que se han propuesto desde todas las instancias de las organizaciones de masas, que son muchos los hombres y mujeres anónimos que sostienen el país desde sus mismas bases los que conforman –para bien– la mayor parte de nuestro parlamento, refrendado siempre por el voto mayoritario de nuestro pueblo en proporciones envidiables en otras muchas latitudes.
Lo anterior de ningún modo supone que nuestro sistema electoral y de elaboración de las candidaturas no requiera perfeccionamiento, como se ha hecho antes y seguramente se hará en el futuro, aun cuando es ya mucho más democrático -con gran distancia- que el modelo político que desde el exterior se nos trata de imponer, Task force mediante.