Nel 1943 dipinge José Martí, un olio su tela che appartiene alla collezione del Museo Nazionale delle Belle Arti. Parte da un riferimento fotografico dell’iconografia martiana, ma ricrea nella sua composizione l’ estensione simbolica della vigenza di un apostolato: il paesaggio cubano nel fondo, il bianco dell’abito, una mano sul cuore e l’altra che esce dalla cornice.
CARLOS ENRÍQUEZ (1900-1957)
Di estetica innovatrice avanguardista e con un repertorio visivo caratterizzato da composizioni dinamiche nelle quali confluiscono la passione lirica e la forza drammatica. L’artista, quasi al termine della vita, dipinse nel 1957 “Morte a Dos Ríos”, una delle sue tante opere maestre.
SERVANDO CABRERA MORENO (1923-1981)
Maestro indiscutibile del disegno, ha lavorato la figura umana da diverse prospettive. Nel 1972, mentre disegnava, al posto dei suoi celebri volti giovanili e figure riunite, fece una parentesi per creare un dipinto nel quale appare anche l’Eroe, combattivo e rinnovato.
MANUEL MENDIVE (1944)
L’ immaginario popolare apportato dalle culture africane alla identità nazionale cubana è presente nell’opera di questo maestro in maniera altamente creativa, al punto di concepire una mitologia personale senza paragoni nelle arti pittoriche cubane. È così che dipinse nel 1974 questo Martí che si trasfigura in guerriero protettore.
NELSON DOMÍNGUEZ (1947)
Ha fatto sua una frase martiana: «L’arte è una forma di armonia», però l’ha saputa coltivare a partire de un rigoroso esercizio formale con altezza nel concetto. Per questa via nel 2010 ha creato una rappresentazione simbiotica di Martí e Fidel, intendendo la continuità storica insuperabile delle due traiettorie..
ROBERTO FABELO (1951)
Tra gli artisti della sua generazione si distingue per l’eccellente maneggio del disegno e la composizione espressionista che imprime alle sue creazioni.
Il Martí del 1995 è un esempio affidabile di una linea estetica che lo fa riconoscere come uno degli imprescindibili delle belle arti cubane contemporanee.