Varie mobilitazioni hanno accompagnato mercoledì 21, l’annuncio ufficiale della candidatura del presidente boliviano Evo Morales, nelle elezioni del 2019, mentre l’opposizione aveva annunciato uno sciopero civico, ha informato una nota dell’agenzia di stampa Prensa Latina dalla nazione sudamericana.
Il dipartimento di Cochabamba (al centro) è stato la sede della manifestazione nella quale i rappresentanti del Movimento Al Socialismo (MAS) hanno difeso la nuova candidatura di Morales alla presidenza.
Gli organizzatori avevano indicato che la centrale Piazza 14 Settembre sarebbe stata il punto d’incontro il 21 febbraio, quando alcuni rappresentanti del Movimento Al Socialismo (MAS) avrebbero proclamato ufficialmente la candidatura di Morales alle elezioni del 2019.
La destra aveva annunciato per la giornata uno sciopero civico, sostenendo che “si devono rispettare i risultati del referendum del 2016, quando s’impose l’opzione del No alla nuova candidatura.
Due anni fa era stato realizzato un referendum per far sì che la popolazione decidesse l’approvazione di una riforma parziale della Costituzione che permettesse una quarta candidatura di Evo Morales come mandatario.
L’opzione del No aveva ottenuto il 51,3 % dei voti contro il 48,7 % dei Sì.
Il capo di Stato aveva segnalato al momento che i risultati erano il prodotto di menzogne della destra.
Nonostante questo il 28 novembre 2017, il Tribunale Costituzionale Plurinazionale della Bolivia aveva dichiarato legittimo il ricorso astratto di incostituzionalità presentato dal partito al governo MAS per una nuova candidatura delle autorità del paese.
La sentenza si appoggia all’articolo 256 della Costituzione Politica dello Stato, in cui si dà priorità agli accordi internazionali sui diritti umani.
In questo modo è possibile la nuova candidatura di Morales alle prossime elezioni, così come le nomine del vice vicepresidente, di 154 legislatori, nove governatori, 339 sindaci e 3500 assessori e consiglieri.