Frammenti del discorso di Ernesto Che Guevara nell’assemblea generale dei lavoratori dell’Industria Tessile Ariguanabo, il 24 marzo 1963
(…) Ci sono ancora molte cose da fare; soprattutto, non dovremo portarci dietro le tradizioni dal passato anteriore al trionfo della Rivoluzione, però rimangono una serie di tradizioni del passato che appartiene alla nostra storia pre-rivoluzionaria.
Le tradizioni che membri del Partito, dei sindacati, di diverse organizzazioni di massa, dirigano, orientino, si pronuncino ma molte volte non lavorino. E questo è qualcosa completamente negativo.
Chi aspiri ad essere dirigente deve potere affrontare, o per meglio dire, esporsi al verdetto delle masse, ed avere fiducia di che è stato scelto come dirigente o che si propone come dirigente perché è il migliore tra i buoni, per il suo lavoro, il suo spirito di sacrificio, il suo costante atteggiamento di avanguardia in tutte le lotte che il proletariato deve realizzare tutti i giorni per la costruzione del socialismo.
(…) Tutto ciò pesa ancora in noi. Ancora, le nostre organizzazioni non sono completamente esenti da questo peccato che si incorporò ben presto nelle nostre tradizioni dentro la Rivoluzione, e che incominciò a fare male. Bisogna anche estirpare totalmente tutto quello che significa pensare che, se sei eletto membro di qualche organizzazione di massa o del partito dirigente della Rivoluzione, -dirigente in qualcuno dei distinti aspetti che prevede,– hai il diritto di avere anche la più piccola opportunità di ottenere qualcosa in più rispetto al resto del popolo.
Cioè, questa politica di premiare il buono con beni materiali, di premiare chi ha dimostrato di avere maggiore coscienza e maggiore spirito di sacrificio con beni materiali.
Ma, precisamente, l’azione del Partito di avanguardia è quella di alzare al massimo la bandiera opposta, quella dell’interesse morale, quella dello stimolo morale, quella degli uomini che lottano e si sacrificano e non aspettano un’altra cosa che non sia il riconoscimento dei suoi compagni, non aspettano un’altra cosa che non sia la decisione che oggi voi avete dato ai compagni eleggendoli per fare parte del Partito Unito della Rivoluzione.
Lo stimolo morale, la creazione di una nuova coscienza socialista, è il punto su cui dobbiamo appoggiarci e verso dove dobbiamo andare, e fare enfasi in lui.
(…) Lo stimolo materiale non parteciperà nella società nuova che si crea, si estinguerà durante il tragitto e bisogna preparare le condizioni affinché questo tipo di mobilitazione che oggi è effettiva continui a perdere sempre di più la sua importanza e la vada occupando lo stimolo morale, il senso del dovere, la nuova coscienza rivoluzionaria.
(…) Il socialismo non è una società di beneficenza, non è un regime utopico, basato sulla bontà dell’uomo come uomo. Il socialismo è un regime al quale si arriva storicamente, e che ha come basi la socializzazione dei beni fondamentali di produzione e la distribuzione equa di tutte le ricchezze della società, dentro una cornice nel quale ci sia una produzione di tipo sociale.
da Cubadebate traduzione di Ida Garberi