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Ottantuno anni fa, precisamente il 21 marzo 1937, furono uccisi circa 19 portoricani e più di 150 furono feriti dalla polizia insulare sotto il mandato del governo coloniale degli Stati Uniti.
Centinaia di cittadini erano nelle vicinanze delle vie Aurora e Marina del comune di Ponce, a Porto Rico, con i loro abiti migliori per la Domenica delle Palme.
Alcune ore più tardi una banda chiamata “La Borinqueña” iniziò a suonare e la gente a cantare e sfilare.
Durante la sfilata, i portoricani approfittarono dell’occasione e decisero di protestare pacificamente, per condannare l’arresto di Pedro Albizu Campos, leader del Partito Nazionalista, e per commemorare la la fine della schiavitù nel 1873 e chiedere una patria libera e sovrana.
I cittadini portoricani chiedevano la liberazione di Albizu, arrestato nel 1934 per aver guidato uno sciopero nel settore agricolo che aveva paralizzato il lavoro delle compagnie attive nella produzione di zucchero, ottenendo una una grande vittoria per i lavoratori della canna da zucchero il cui salario aumentò da 75 centesimi a 1,50 dollari al giorno.
Il governatore statunitense Blanton C. Winship diede ordine alla polizia insulare di andare a reprimere la manifestazione della cittadinanza.
Circa 200 agenti di polizia insulare si recarono sul posto per porre fine con la forza alla manifestazione. Venne aperto il fuoco contro i cittadini e bloccate tutte le vie di fuga.
Questo massacro è stato uno degli eventi più catastrofici che hanno segnato la storia del 20° secolo, di Portorico e, a sua volta, di tutta l’America Latina.
A due anni dal massacro, la Commissione per i Diritti Civili degli Stati Uniti concluse un’indagine nei confronti del governatore coloniale statunitense, Blanton Winship, per la morte dei cittadini portoricani, che spinse il presidente Franklin D. Roosevelt a rimuoverlo dall’incarico, a causa delle forti pressioni del Congresso.