Cosa dice la cosiddetta “Rete Latinoamericana di Giovani per la Democrazia” sulla corruzione in Perù?
Sergio Alejandro Gómez – http://www.granma.cu
La crisi politica in Perù e la rinuncia del presidente Pedro Pablo Kuczynski nel bel mezzo di uno scandalo per corruzione hanno preso in contropiede i membri della cosiddetta Rete Latinoamericana di Giovani per la Democrazia (RLGD).
Il gruppo che, presumibilmente, si dedica a monitorare i governi della regione, non si è mai pronunciato sul caso peruviano nei suoi siti ufficiali. Non hanno nemmeno emesso un allarme quando l’ex presidente è stato sottoposto ad impeachment al Congresso.
In realtà, il nome di Kuczynski non è menzionato neppure una volta nel loro sito ufficiale.
In quanto giovani “impegnati per la democrazia” nella regione hanno trascurato uno scandalo di tale portata?
La spiegazione è semplice. Sebbene la rete si classifica come latinoamericana, si dedica esclusivamente a “seguire” gli eventi politici nei paesi di sinistra e progressisti della regione, in particolare Cuba e Venezuela.
Diretta da membri della controrivoluzione cubana e finanziata da Washington, questa organizzazione è parte del groviglio di istituzioni, think tank e fondazioni create per promuovere l’avanzamento dell’estrema destra e smantellare qualsiasi progetto che sappia di sinistra nella regione.
Sul suo sito web è facile trovare appelli per l’applicazione della Carta Democratica dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) contro il Venezuela o il disconoscimento del sistema politico e delle elezioni a Cuba.
Tuttavia, per quanto s’indaghi, non appare alcuna menzione delle proteste in Honduras dopo le controverse elezioni dello scorso anno, né i casi di corruzione che si suddedono nel governo brasiliano dopo la destituzione della presidentessa eletta Dilma Rousseff.
Invece di lavorare contro le vere minacce alla pace in America Latina, la Rete non nasconde i suoi legami con partiti e i personaggi dell’estrema destra né la sua alleanza strategica con l’OSA per aggredire i governi legittimi che non sono di suo gradimento.
MANOVRE CONTRO CUBA
Uno dei membri dell’Esecutivo della RLGD, il peruviano Jorge Luis Vallejo, si è reso protagonista, mercoledì scorso, di un attacco contro Cuba durante un evento tenutosi a Lima, prima dell’VIII Vertice delle Americhe.
Contrassegnato come Dialogo Emisferico, la riunione consisteva in uno scambio tra i rappresentanti dei paesi della regione ed i membri delle 28 coalizioni tematiche che si daranno appuntamento nel Forum della società civile, il 10 e 11 aprile prossimo, nella capitale peruviana.
Vallejo era il rappresentante della coalizione N° 26, composto principalmente da membri della Rete, ed ha usato il suo tempo di parola per ricordare una provocazione verificatasi di recente a L’Avana, con la partecipazione di due ex presidenti della regione, in aperta aggressione contro i rappresentanti della Maggiore delle Antille presenti all’evento.
“La provocazione del rappresentante della coalizione 26 è stata vergognosa e ci dà la misura delle vere intenzioni della controrivoluzione in questo Vertice delle Americhe”, ha detto a Granma Yamila Gonzalez Ferrer, vice presidentessa dell’Unione dei Giuristi di Cuba e rappresentante della coalizione N°15, che riunisce la maggioranza della delegazione cubana con il tema “Per un mondo inclusivo e rispettoso”.
«La risposta del diplomatico Juan Antonio Fernandez è stata forte, degna. La sua espressione “non mettetevi contro Cuba” ha riassunto in poche parole i sentimenti del nostro popolo», ha aggiunto González.
Vallejo ha ricevuto quella risposta quando ha menzionato una delle piattaforme sovversive della Rete contro Cuba: l’assegnazione di un premio annuale per presunti meriti nella lotta per la libertà in America Latina.
Quelli scelti nelle due precedenti edizioni non sono attivisti sociali o difensori dei diritti dei popoli, ma noti politici, i cui avalli consistono nell’aggredire costantemente i governi progressisti dell’area.
Nel 2017, è stato premiato il discreditato Segretario Generale dell’OSA, Luis Almagro, che si è convertito nel braccio destro di Washington per i suoi attacchi contro il Venezuela.
Quest’anno, intanto, è ricaduto su un gruppo ancora più grande di politici reazionari che costituiscono l’Iniziativa Democratica di Spagna e delle Americhe (IDEA).
Il gruppo vincitore di ex presidenti è composto da promotori del paramilitarismo; corrotti che hanno accettato tangenti per amnistiare terroristi come Luis Posada Carriles; truffatori; assassini e neoliberali che hanno portato alla rovina i loro paesi.
Intorno alla consegna del premio, organizzata a L’Avana, è stato fatto un tentativo di armare, in entrambe le occasioni, una provocazione di portata internazionale, il cui obiettivo era quello di danneggiare l’immagine di Cuba e generare instabilità nel paese.
Tuttavia, l’agire sovrano delle autorità, a Cuba, hanno frustrato gli scopi della Rete e della sua leadership controrivoluzionaria in entrambe le occasioni.
CHI E’ JORGE LUIS VALLEJO?
Nel suo intervento nel Dialogo Emisferico, il diplomatico cubano ha detto che la coalizione 26 aveva tra i suoi coordinatori “persone ed organizzazioni di dubbia traiettoria e con un’agenda politica di provocazioni e sovversione”.
La stessa storia pregressa di Vallejo è un esempio di tale asserzione e mostra prova, allo stesso tempo, di come si articolano i progetti sovversivi con il sigillo di Washington.
La sua formazione accademica è quella di politologo, laureato presso la Pontificia Università Cattolica del Perù, con un Diploma Internazionale in Umanesimo e Competenza Politica dal Centro di Ricerca Sociale Avanzata (Cisav) del Messico.
Ma Vallejo ha anche un curriculum con un programma di “formazione politica” presso la Fondazione Konrad Adenauer (Germania).
Questa istituzione, creata nel 1956 nel mezzo della Guerra Fredda, è un elemento chiave nella creazione di piani sovversivi in America Latina e nel sostegno ai governi di estrema destra.
Allo stesso modo dei loro pari USA del National Endowment for Democracy (NED), dell’International Republican Institute e dell’Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID), la Fondazione Konrad Adenauer si dedica, dall’Europa, al reclutamento di giovani ed alla loro formazione.
Il suo obiettivo è creare una leadership artificiale, sotto gli ordini stranieri, che serva da carne da cannone nei piani di una Guerra Non Convenzionale che gli USA hanno divulgato negli ultimi decenni.
La stessa strategia che è stata applicata contro le nazioni dell’ex campo socialista è ora riadattata alle condizioni dell’America Latina. Con questo vogliono tagliare l’ondata di governi progressisti che è iniziata dal Venezuela con il trionfo elettorale di Hugo Chávez nel 1998. Non per nulla è la nazione bolivariana al centro dei loro attacchi.
Il successo congiunturale raggiunto nelle recenti operazioni, come quella realizzata contro il governo del Partito dei Lavoratori in Brasile, sembra averli convinti che la stessa ricetta può essere applicata con successo in tutta la regione.
Tutto sembra indicare che la Rete sarà presente al prossimo Vertice delle Americhe e sarà un centro di attacchi contro le delegazioni progressiste che parteciperanno all’evento.
Lo scenario è completato dal discredito di un Vertice delle Americhe, presumibilmente incentrato sul tema della corruzione, che si svolgerà senza il presidente anfitrione che ha rassegnato le dimissioni per le indagini a cui sono sottoposte la sue attività con aziende straniere.
¿Qué dice la llamada «Red Latinoamericana de Jóvenes por la Democracia» sobre la corrupción en Perú?
Sergio Alejandro Gómez
La crisis política en Perú y la renuncia del presidente Pedro Pablo Kuczynski en medio de un escándalo de corrupción tomaron desprevenidos a los miembros de la mal llamada Red Latinoamericana de Jóvenes por la Democracia.
El grupo, que supuestamente se dedica al monitoreo de los gobiernos de la región, no se había pronunciado jamás sobre el caso peruano en sus sitios oficiales. Ni siquiera lanzaron un alerta cuando el exmandatario se vio sometido a juicio político en el Congreso.
De hecho, el nombre de Kuczynski no aparece mencionado ni una sola vez en su sitio web oficial.
¿Cómo jóvenes «comprometidos con la democracia» en la región pasaron por alto un escándalo de tal magnitud?
La explicación es sencilla. Aunque la red se cataloga como latinoamericana, se dedica en exclusiva a «seguir» los acontecimientos políticos en los países de izquierda y progresistas de la región, en especial Cuba y Venezuela.
Dirigida por miembros de la contrarrevolución cubana y financiada por Washington, esta organización forma parte de la maraña de instituciones, tanques pensantes y fundaciones creadas para promover el avance de la ultraderecha y desmontar cualquier proyecto que huela a izquierda en la región.
En su sitio web es fácil encontrar llamados a la aplicación de la Carta Democrática de la Organización de Estados Americanos (OEA) contra Venezuela o al desconocimiento del sistema político y las elecciones en Cuba.
Sin embargo, por más que se indague, no aparece ninguna mención a las protestas en Honduras, luego de las polémicas elecciones del año pasado, ni los casos de corrupción que se suceden en el gobierno brasileño tras la destitución de la mandataria electa Dilma Rousseff.
En lugar de trabajar contra las verdaderas amenazas a la paz en América Latina, la Red no esconde sus vínculos con partidos y personajes de la ultraderecha ni su alianza estratégica con la OEA para agredir a los gobiernos legítimos que no son de su agrado.
MANIOBRAS CONTRA CUBA
Uno de los miembros del Ejecutivo de la Red Latinoamericana de Jóvenes por la Democracia, el peruano Jorge Luis Vallejo, protagonizó el pasado miércoles un ataque contra Cuba en un evento realizado en Lima, previo a la VIII Cumbre de las Américas.
Con la etiqueta de Diálogo Hemisférico, la reunión consistía en un intercambio entre los representantes de los países de la región y los miembros de las 28 coaliciones temáticas que se darán cita en el Foro de la sociedad civil el 10 y 11 de abril próximos en la capital peruana.
Vallejo era el representante de la coalición número 26, integrada en su mayoría por miembros de la Red, y utilizó su turno de palabra para recordar una provocación acontecida recientemente en La Habana con la participación de dos expresidentes de la región, en franca agresión contra los representantes de la Mayor de las Antillas que asistían al evento.
«La provocación del representante de la coalición 26 fue bochornosa y nos da la medida de las verdaderas intenciones de la contrarrevolución en esta Cumbre de las Américas», dijo a Granma Yamila González Ferrer, vicepresidenta de la Unión de Juristas de Cuba y representante de la coalición número 15, que agrupa a la mayoría de la delegación cubana con el tema «Por un mundo inclusivo y respetuoso».
«La respuesta del diplomático Juan Antonio Fernández fue contundente, digna. Su expresión “con Cuba no te metas” resumió en pocas palabras el sentir de nuestro pueblo», añadió González.
Vallejo recibió esa réplica cuando trajo a colación una de las plataformas subversivas de la Red contra Cuba: el otorgamiento de un premio anual por supuestos méritos en la lucha a favor de la libertad en Latinoamérica.
Los escogidos en las dos ediciones anteriores no son activistas sociales ni defensores de los derechos de los pueblos, sino reconocidos políticos, cuyos avales consisten en agredir constantemente a los gobiernos progresistas del área.
En el año 2017 fue premiado el desprestigiado secretario general de la OEA, Luis Almagro, quien se convirtió en la mano derecha de Washington para sus ataques contra Venezuela.
El de este año, entretanto, recayó en un grupo aún mayor de políticos reaccionarios que componen la Iniciativa Democrática de España y las Américas (IDEA).
El grupo laureado de expresidentes lo componen promotores del paramilitarismo; corruptos que aceptaron sobornos para amnistiar terroristas como Luis Posada Carriles; estafadores; asesinos y neoliberales que llevaron sus países a la ruina.
Alrededor de la entrega del premio, organizada en La Habana, se intentó armar en ambas ocasiones una provocación de alcance internacional, cuyo objetivo era afectar la imagen de Cuba y generar inestabilidad en el país.
Sin embargo, la actuación soberana de las autoridades en Cuba frustró los propósitos de la Red y su dirigencia contrarrevolucionaria en las dos ocasiones.
¿QUIÉN ES JORGE LUIS VALLEJO?
En su intervención en el Diálogo Hemisférico, el diplomático cubano señaló que la coalición 26 tenía entre sus coordinadores «a personas y organizaciones de dudosa trayectoria y con una agenda política de provocaciones y subversión».
El propio historial de Vallejo resulta un ejemplo de esa afirmación, y muestra evidencia al mismo tiempo de cómo se articulan los proyectos subversivos con el sello de Washington.
Su formación académica es como politólogo, egresado de la Pontificia Universidad Católica del Perú, con un diplomado Internacional en Humanismo y Competencia Política por el Centro de Investigación Social Avanzada (Cisav) de México.
Pero Vallejo cuenta, además, en su currículum con un programa de «formación política» en la Fundación Konrad Adenauer de Alemania.
Esta institución, creada en 1956 en plena Guerra Fría, es una pieza clave en la conformación de los planes subversivos en América Latina y el apoyo a los gobiernos de extrema derecha.
Al igual que hacen sus pares estadounidenses como la National Endowment for Democracy (NED), el Instituto Republicano Internacional y la Agencia de Estados Unidos para el Desarrollo (Usaid), la Fundación Konrad Adenauer se dedica desde Europa a la captación de jóvenes y su entrenamiento.
Su objetivo es crear un liderazgo artificial, bajo órdenes extranjeras, que sirva como carne de cañón en los planes de Guerra No Convencional que ha popularizado Estados Unidos en las últimas décadas.
La misma estrategia que se aplicó contra las naciones del antiguo campo socialista se reajusta ahora a las condiciones de América Latina. Con ello quieren cortar la ola de gobiernos progresistas que inició por Venezuela con el triunfo electoral de Hugo Chávez en 1998. No por gusto es la nación bolivariana el centro de sus ataques.
El éxito coyuntural alcanzado en operaciones recientes, como la que se llevó a cabo contra el gobierno del Partido de los Trabajadores en Brasil, parece haberlos convencido de que la misma receta se puede aplicar con éxito en toda la región.
Todo parece indicar que la Red tendrá presencia en la próxima Cumbre de las Américas y será un foco de ataques contra las delegaciones progresistas que asistan al evento.
El escenario se complementa con el descrédito de una Cumbre de las Américas, supuestamente centrada en el tema de la corrupción, que se llevará a cabo sin el mandatario anfitrión que pidió la renuncia por las investigaciones a las que están sometidos sus negocios con compañías extranjeras.