A partire dal 1.º aprile la nazione del nord comincerà a realizzare le documentazioni dei visti di immigranti per i cubani nella sua ambasciata a Georgetown, in Guyana, in accordo con un comunicato emesso giovedì 29 marzo dal Dipartimento di Stato.
Per via delle misure unilaterali di Washington la sezione consolare nordamericana a L’Avana è praticante paralizzata e offre solo servizi d’emergenza dal settembre dell’anno scorso.
La scusa per diminuire drasticamente il personale dell’Ambasciata è stata relazionata ai presunti attacchi acustici contro i diplomatici statunitensi in Cuba, su quali non esistono prove né evidenze scientifiche dopo mesi d’investigazioni.
Da gennaio di quest’anno il processo ha cominciato a fluire lentamente via Bogotà, in Colombia. I cubani dovevano ottenere il visto colombiano e fare piani di viaggio e soggiorno che accrescevano terribilmente il costo della documentazione.
Le nuove trasformazioni sono sempre molto complicate per gli interessati e un freno al naturale flusso di persone tra i due paesi.
Le misure unilaterali del Dipartimento di Stato impongono un «castigo finanziario a decine di migliaia di persone, con angoscia e insicurezza nelle relazioni con i loro familiari e allegati », ha assicurato di recente alla stampa il direttore generale degli Stati Uniti della Cancelleria cubana, Carlos Fernández de Cossío.
Il diplomatico cubano ha dichiarato che il Governo degli Stati Uniti è responsabile del «costo umanitario» delle sue azioni e ha detto che hanno «un impatto particolare per i servizi consolari dai quali dipendono decine di migliaia di cittadini che si vedono obbligati a sostenere spese addizionali per viaggiare in terzi paesi alla ricerca di un visto temporaneo o d’immigrante.
Gli accordi vigenti tra i due paesi stabiliscono l’impegno statunitense di rilasciare almeno 20000 visti agli immigranti cubani.
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