P. González Casanova – https://nostramerica.wordpress.com
Il sociologo messicano Pablo González Casanova ha 96 anni ma non ha smesso di combattere. Una delle intelligenze più rispettate dell’America Latina, è stato e sta a fianco degli zapatisti nel Chiapas, incurante del fango e delle scomodità. Ha il vizio di non farsi raccontare le cose, ma di andarle a vedere con i suoi occhi. Sul quotidiano messicano “La Jornada” del 12 aprile scorso, ha raccontato quello che ha visto durante un suo viaggio in Venezuela, paese di cui difende l’esperienza rivoluzionaria inaugurata da Chavez e sostenuta da Maduro. E’ l’esperienza di una comunità che cerca di autosostenersi e di prepararsi alla difesa in nome di principi etici e politici condivisi. (a.r.)
[…] Nel caso degli Stati Uniti, gli “interessi e i valori” che muovono davvero i signori delle grandi corporazioni, li inducono ad appoggiare nelle loro zone di influenza e nelle regioni dominate –nel caso dell’America Latina e del Caribe- i governi golpisti, attualmente guidati dai nuovi ricchi multimilionari come Michel Temer in Brasile e Mauricio Macri in Argentina; nel frattempo erodono il potere dei governi e dei movimenti di tendenza socialista, nazionalista o moderatamente patriottica, li indeboliscono con svariate misure di repressione, corruzione, cooptazione, pressione e destabilizzazione come hanno fatto con la Cuba invitta, con la sempre più contradittoria Bolivia, contro la assai contraffatta Nicaragua o l’ormai tradito Ecuador […].
Se fra le alternative al mondo attuale, il movimento 26 luglio a Cuba e l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) in Messico hanno aperto cammini di vita, di libertà, di giustizia e di democrazia che sono referenti universali, adesso si è aggiunto quello che in Venezuela è stato iniziato dal generale rivoluzionario Chávez, non solo esprimendo forme etiche e ideologiche di cui Nicolás Maduro è un fedele e sicuro erede, ma anche formazioni di lotta in cui la morale si radica o si pratica strutturandosi nei fatti e andando molto oltre le chiacchiere su una società “libera, democratica e socialista”. Va dalle parole ai fatti.
Per cui, quando vogliamo capire perché la grande bugia [costruita intorno al Venezuela bolivariano] non è riuscita a far cadere il governo rivoluzionario del Venezuela, dobbiamo analizzare tanto le novità negli ideali e nei valori dei rivoluzionari quanto il modo in cui diventano realtà nella variata organizzazione della resistenza militare a cui si aggiunge la forte e strutturata resistenza intellettuale e morale che rafforza i valori con le parole e con i fatti.
A questa grande unione vanno aggiunte altre forze non meno importanti che, da un lato includono il potere difensivo in questa guerra integrale –detta di quarta generazione- il cui campo di battaglia include tutte e attività materiali e intellettuali, finanziarie, economiche, politiche e belliche, articolate fra di loro, e in quelle di non minore importanza che non solo rispettano e fanno rispettare le differenze religiose e filosofiche, ma con le quali, nel caso del Venezuela, identificano il loro modo di pensare con quello di credere e fare dei dirigenti, come aveva fatto ripetutamente Chávez con il cattolicesimo nel campo religioso, con il marxismo in quello scientifico e rivoluzionario, e con un liberalismo illuminato e radicale come quello che Bolívar -Padre della Patria- rappresenta in Venezuela, con le idee che vengono dall’Illuminismo e dalla rivoluzione francese e che in Ispanoamerica sono state riformulate da Bolívar che ha proposto come meta raggiungere un governo in cui si strutturi “la sovranità del popolo, unica autorità legittima delle nazioni”, e per questo capace di imporre, con il suo potere organizzato, “la massima felicità possibile per tutti gli abitanti”, e capace di conseguire come realtà l’unione dei nostri paesi in una grande nazione includente.
A questo punto vorrei tracciare un picco bozzetto di una visita vera fatto a una piccola città che sta nel seno della nazione venezuelana. Si tratta di una città in cui il potere politico e tutte le sue attività sono a carico di un comune di comunità. Vediamo lì che ogni comunità o gruppo di comunità con relativo lavoro di coordinamento concordato ha costruito le sue case e le stanze dove dormono, si lavano o lavorano, con materiali e con strumenti che vengono fuori dal cervello e dalle braccia degli abitanti. Le diverse comunità coltivano gli alimenti necessari, come il pane, le verdure, la frutta, la carne di animali da cortile, con risultati più abbondanti di quelli che provengono dal bestiame bovino o dalle galline, o l’acqua che bevono ed estraggono dai pozzi che hanno scavato e purificato, per cui, badando all’utile divisione del lavoro riescono a completare il necessario con il baratto e con i loro mercati dove, oltre al baratto, usano la criptomoneta chiamata “petro”, emessa dallo stato venezuelano e ormai accettata nel mercato internazionale da alcuni paesi dell’Oriente. All’organizzazione del mercato si aggiungono le varie commissioni destinate a provvedere ai problemi di salute, di cura ed educazione dei bambini o dei giovani e degli adulti; in questa sfera è notevole un progetto incredibile, quello della formazione di quadri rivoluzionari e di una forza difensiva preparata a coordinarsi con l’esercito nazionale bolivariano. Il numero dei contingenti preparati e armati raggiunge la cifra di 400.000 giovani dei due sessi, addestrati dalle commissioni delle comunità della nazione venezuelana. Di loro, 200.000 sono addestrati ma non hanno armi, vitalmente partecipano alla difesa della Patria in modo che se quelli che hanno le armi perdono la vita nella battaglia eroica, gli altri possano farne uso. E non è finita lì, a quanto ci hanno detto, la loro meta è quella di raggiungere un contingente vicino al milione di integranti.
Ci sarebbe molto da raccontare sulla nostra visita a questa città delle comunità, ma non c’è da dubitare delle sue capacità concrete di affrontare le politiche con cui ieri l’imperialismo ha spodestato Salvador Allende e con cui minaccia di distruggere il Venezuela: ormai nessuna di quelle politiche può funzionare, né la svalutazione della moneta né l’occultamento dei viveri e ancor meno l’esercito bolivariano agli antipodi di quel disgraziato diavolo di Pinochet.
La più grande bugia del mondo ormai può continuare ad armare forme crescenti di attacco, come quella che usa con i paesi che mandano i loro sicuri e servili capi di Stato alla riunione del Ministero delle Colonie (OEA) mentre appoggiano in realtà la più grande bugia del mondo per impadronirsi della più grande riserva di petrolio del mondo. Adesso sì, nei fatti, no pasarán!
(La Jornada, 12 aprile 2018)