Sergio Alejandro Gómez
Quella che sembrava una semplice protesta cittadina per l’aumento del contributo alla previdenza sociale in Nicaragua, dalla settimana scorsa è diventata un’ondata di violenza che ha provocato una decina di morti e centinaia di negozi distrutti.
Di fronte al livello d’organizzazione dimostrato, la portata dei danni e la partecipazione dei gruppi di delinquenti, sorgono domande chiave: qual’è l’origine delle manifestazioni? Chi c’è dietro ai gruppi più violenti?
Le manifestazioni hanno preso forza alla metà della settimana scorsa come reazione a una riforma dell’Istituto Nicaraguense di Sicurezza Sociale (INSS). La misura dell’Esecutivo sandinista prevedeva un rialzo dal 6,25 % al 7 % dell’ apporto dei lavoratori mentre gli impiegati avrebbero dovuto passare dal 19 % al 22,5 %.
L’obiettivo della decisione era correggere il deficit del INSS e renderlo sostenibile a medio e lungo termine.
Gruppi di studenti e di pensionati che ricevono le loro pensioni dagli stessi fondi hanno partecipato alle prime manifestazioni pubbliche di scontento, ma poche ore dopo i fatti sono diventati saccheggi in massa, attacchi alle ambulanze, a centri ospedalieri, cliniche, negozi, automobili, istituzioni del governo e anche case di cittadini.
Le scene degli ultimi giorni contrastano con le statistiche che mostrano il Nicaragua come uno dei paesi più sicuri e pacifici dell’America Centrale.
Le autorità sandiniste considerano che al d là di una protesta civica, quello che vive il Nicaragua è un piano della destra per acuire la delinquenza e ricavare un reddito politico grazie all’instabilità e la scarsità dei prodotti di base.
Il Comandante Daniel Ortega ha assicurato, domenica 22, che coloro che hanno devastato i centri commerciali non erano gente povera, ma gente interessata a scatenare il caos.
Il Governo ha fatto marcia indietro alla riforma della sicurezza sociale e si è mostrato disposto a stabilire un tavolo di dialogo per incontrare una soluzione al deficit del INSS.
I capoccia delle proteste però, hanno assicurato che non fermeranno le loro azioni.
«La sicurezza sociale già non è più il tema, ma la libertà d’espressione, la corruzione e tante altre voci», ha affermato la presidente del Fronte Amplio por la Democrazia (FAD), Violeta Granera.
Quando una «minoranza vuole imporre la sua volontà a forza», ha segnalato il Comandante Ortega, «l’opposizione allora già non è più sana e si trasforma in un fattore di destabilizzazione». Il Presidente ha anche criticato che la destra locale cerchi il sostegno dei politici statunitensi, con l’obiettivo d’ottenere finanziamenti per piani di destabilizzazione.
Spicca il fatto che la mobilizzazione per le proteste degli ultimi giorni è stata organizzata nelle reti sociali con metodi molto simili a quelli della Guerra Non Convenzionale (GNC).
Uno dei principi della GNC, perfezionata da Washington per far cadere i governi che non sono di suo gradimento è far sì che la società affronti il Governo con qualsiasi scusa, e potenziare il conflitto dall’estero chiudendo l’assedio a livello diplomatico.
Come parte delle azioni di destabilizzazione, Washington ha ordinato la partenza dei familiari dei suoi diplomatici da Managua ed ha ridotto i servizi nella sua ambasciata. Inoltre il Dipartimento di Stato ha appena rinnovato la richiesta ai suoi cittadini di «riconsiderare i viaggi» in Intanto la popolazione ha cominciato ad organizzarsi per difendere i quartieri, i negozi, i centri d’assistenza e gli spazi pubblici di fronte alle azioni vandaliche dei gruppi violenti. L’esercito è spiegato per garantire la protezione degli edifici del governo e le istallazioni vitali per la cittadinanza.
Il clima di pace e convivenza del Nicaragua attrae un crescente numero di turisti e investitori straneri.
Il paese centroamericano mostra uno dei tassi di crescita economica più alto della regione, attorno al 5% del PIL (Prodotto Interno Lordo) annuale.
«L’obiettivo di coloro che stanno dirigendo questi piani criminali è distruggere l’immagine del Nicaragua», ha denunciato il Comandante Ortega che indubbiamente si è anche mostrato sicuro che i nicaraguensi non ripeteranno gli errori del passato e sceglieranno il cammino del dialogo e non quello della guerra.