Nicaragua, la nuova preda

Marina Menéndez http://www.cubadebate.cu

“Il branco” è un termine coniato in Spagna in questi giorni e che identifica, in tono incriminatorio, un gruppo di cinque giovani accusati di aver violentato una ragazza … benché la giustizia li abbia processati e condannati solo per la violenza.

Potranno averli battezzati con l’appellativo per il modo in cui hanno agito: come i lupi in gruppo. O per la ferocia.

Così, come un branco di lupi affamati, organismi emisferici, di diversa risma ma uguale conio, aprono fauci e lanciano artigli per andare a nozze con i violenti eventi che hanno avuto luogo in Nicaragua.

La stessa identificazione dà luogo alle congetture sulla sincerità delle loro preoccupazioni e permette di indovinare ciò che bramano.

La tendenziosa Humans Right Watch già richiede una riunione del Consiglio Permanente dell’OSA, affinché si applichi, al Nicaragua, la presenza di una rappresentanza della pro yankee Commissione Interamericana dei Diritti Umani.

IDEA -la cosiddetta Iniziativa Democratica di Spagna e delle Americhe dove si riuniscono ex presidenti di destra, cospiratori ed interventisti- ha anche chiesto al titolare della OSA, lo screditato Luis Almagro, sostenere l’adozione di misure nel quadro della cosiddetta Carta Democratica Interamericana, creazione degli USA per giustificare l’interventismo certificato in altre nazioni.

E non deve sorprendere che l’ultra destra congressista di Miami chieda che si incrementino le sanzioni stabilite dal NICA-ACT (Nicaraguan Investment Conditionality Act del 2017).

Ma ciò che meglio permette sentire la grandezza di ciò che si tesse contro il Governo sandinista, e da dove viene, è l’atteggiamento di Washington. Per ordine del Dipartimento di Stato, la sua Ambasciata a Managua ha rimosso il suo personale ed ha chiuso, mentre “allertava” i cittadini USA che non si rechino nel paese, in un segnale di allarme che deve essere preso in considerazione.

In un comunicato con duri e poco usati epiteti in diplomazia -così simili a quelli che ama la verbosità del presidente Donald Trump- la Casa Bianca ha parlato, questo venerdì, di “ripugnante violenza politica” che “ha colpito la comunità democratica internazionale”.

Nel frattempo, nei social network e nei media internazionali di destra, dove si fabbricano tanti torti, il motivo che ha dato origine ai fatti ormai esiste appena. E’ rimasto alle spalle la riforma della sicurezza sociale che è stata la scintilla dei disordini ed è stata abrogata una settimana fa dal Governo, quasi immediatamente dopo la sua promulgazione. Ciò di cui ora si tratta è mantenere le proteste.

Un account Twitter indicato, dal sito Misión Verdad, per la sua sospetta apparizione insieme alle manifestazioni ed identificato come SOS Nicaragua, ha continuato ad appellare, questo sabato, all’insubordinazione con questo messaggio:

“Che deludente che ci stiamo arrendendo così in fretta per la “tranquillità “, che deludente che tutti coloro che sono morti siano morti perché noi ci arrendiamo così rapidamente. Non è necessario che ci siano conflitti nelle strade per continuare a lottare”.

Quindi, una situazione di origine apparentemente sociale si è trasformata in una crisi politica che cerca di dare origine all’intervento straniero ed alla fine del Governo sandinista.

La rapidità con cui hanno fluito gli eventi che sembrano essere sorti dal nulla evoca un’arte magica, benché non sia tale. Sembra più la manovra di un oliato macchinario che, come in altre nazioni vittime dell’ostalità di USA e della destra filo-imperialista, usa tristemente i giovani studenti come carne da cannone per atti violenti che costringono le forze dell’ordine ad agire. In questo modo, è più facile incolpare l’esecutivo per le deplorevoli decessi e giustificare l’adozione di misure emisferiche di pressione.

In termini teorici tutto ha già un nome ed è stato applicato nei paesi dell’Europa orientale per cacciare dal potere i governi scomodi a Washington così come si è cercato di applicarlo al Venezuela: rivoluzioni colorate che portano a quello che è stato battezzato come golpe morbido, cioè, declassare un presidente senza che intercedano la baionetta e lo stivale militare.

Non è stato sistematizzato nella teoria dalla sinistra. Recita nei documenti del Pentagono e costituisce una ben pensata strategia imperiale, come indicato nella Circolare 18/01 delle Forze di Operazioni Speciali, del novembre 2010, intitolato La Guerra Non Convenzionale.

In ogni sito con le sue caratteristiche, i governi di Fernando Lugo in Paraguay, Manuel Zelaya in Honduras, e Dilma Rousseff in Brasile possono attestare ciò, senza tralasciare la saga di corruzione ed ingiusta prigione ordita contro Lula. Il problema è regionale e ciò di cui si tratta è completare il passaggio a destra, manipolazione di una popolazione tanto vittima come il soggetto politico che si demonizza.

In Nicaragua, l’allineamento dal lato dell’instabilità, del Consiglio dell’Impresa Privata (COSEP), alleata del potere esecutivo in questo mandato sandinista benché suo vecchio e molto acerrimo nemico, fa anche luce su coloro che possono approfittare di questi eventi indesiderati, ancora non ben chiariti, e che continua a giocare un ruolo fondamentale una Conferenza Episcopale che ha accettato di essere garante del dialogo convocato dal Governo, ma è citata come sua critica di fronte ai fatti.

Dirigenti dell’UNEN (Unione Nazionale di Studenti del Nicaragua) hanno denunciato la presenza in una delle università prese dai manifestanti di membri dell’oppositore Movimento di Rinnovamento Sandinista, dove si riuniscono figure che hanno lasciato le fila del FSLN, e la sua pressione affinché i giovani manifestanti si mantengano in rivolta.

In un comunicato del Fronte Sandinista, poco diffuso, il partito di governo ha dato elementi di giudizio. Ad esempio, il fatto che le proteste siano state avviate e condotte da studenti universitari, soprattutto, di scuole private religiose -fondamentalmente la UCA dei gesuiti ed il Politecnico (UPOLI), di una chiesa protestante con sede negli USA-, e la sua adozione di un carattere violento con l’uso di artigianali mortai; la mobilitazione della Gioventù Sandinista come controparte; gli assalti ed incendi di locali rappresentativi del sandinismo ed istituzioni statali e delle case di sandinisti così come il saccheggio di supermercati e magazzini, tra cui quelli che contenevano tutte le medicine degli assicurati …

L’istituzione di una Commissione per la Verità, annunciata venerdì dall’Assemblea Nazionale del Nicaragua, deve mettere in chiaro, speriamo presto, l’interim degli eventi così come il dialogo convocato dal presidente Daniel Ortega deve riportare nell’alveo della stabilità che ha caratterizzato l’ultimo decennio in Nicaragua.

Ma tutto deve essere risolto dall’interno. Il branco delle istituzioni sponsorizzate da Washington che cerca l’intervento debe togliere i denti della loro nuova preda.

(Tratto da Juventud Rebelde)


Nicaragua, la nueva presa

Por: Marina Menéndez

La manada” es un término acuñado en España en estos días y que identifica, en tono incriminatorio, a un grupo de cinco hombres jóvenes a quienes se acusa de violar a una muchacha… aunque la justicia los haya enjuiciado y condenado solo por violencia.

Podrían haberlos bautizado con el apelativo por la forma en que actuaron, como los lobos en grupo. O por la saña.

Así, como una manada de lobos hambrientos, organismos hemisféricos de distinta laya, pero igual cuño, abren fauces y lanzan garras para cebarse en los hechos violentos que han tenido lugar en Nicaragua.

Su misma identificación da pie a las conjeturas sobre la sinceridad de sus preocupaciones, y permite adivinar qué es lo que ansían.

La tendenciosa Humans Right Watch pide ya una reunión del Consejo Permanente de la OEA, para que se aplique a Nicaragua la presencia de una representación de la proyanqui Comisión Interamericana de Derechos Humanos.

IDEA —la denominada Iniciativa Democrática de España y las Américas donde se reúnen exmandatarios derechistas, conspiradores e injerencistas— pidió también al titular de la OEA, el desacreditado Luis Almagro, impulsar la adopción de medidas dentro del marco de la llamada Carta Democrática Interamericana, creación de EE.UU. para justificar la intervención certificada en otras naciones.

Y no debe extrañar que la ultraderecha congresional miamera pida que se recrudezcan las sanciones establecidas por la NICA-ACT (Nicaraguan Investment Conditionality Act of 2017).

Pero lo que mejor permite palpar la magnitud de esto que se teje contra el Gobierno sandinista, y por dónde viene, es la actitud de Washington. Por orden del Departamento de Estado su Embajada en Managua sacó a su personal y cerró, al tiempo que “alertaba” a los ciudadanos de EE. UU. que no viajen al país, en una señal de alarma que debe tomarse en cuenta.

En un comunicado de epítetos duros y poco usados en la diplomacia —tan parecidos a esos de que gusta la verborrea del presidente Donald Trump— la Casa Blanca habló este viernes de “repugnante violencia política” que “ha impactado a la comunidad democrática internacional”.

Mientras, en las redes sociales y en los medios internacionales de derecha, donde se fabrican tantos entuertos, el motivo que dio lugar a los hechos ya apenas existe. Atrás quedó la reforma al seguro social que constituyó la chispa de los desórdenes y fue derogada hace una semana por el Gobierno, casi inmediatamente después de su promulgación. De lo que se trata ahora es de mantener las protestas.

Una cuenta en Twitter señalada por el sitio Misión Verdad por su sospechosa aparición junto con las manifestaciones y que se identifica como SOS Nicaragua, seguía llamando este sábado a la insubordinación con este mensaje:

Que decepcionante que nos estemos rindiendo tan rápido por la ‘tranquilidad’, que decepcionante que todos esos que murieron, hayan muerto para que nosotros nos rindamos tan rápido. No es necesario que hayan conflictos en las calles para seguir luchando”.

Así, una situación de origen supuestamente social se ha convertido en una crisis política que busca dar pie a la intervención extranjera y a la democión del Gobierno sandinista.

La rapidez con que fluyeron acontecimientos que parecen haber surgido de la nada evoca un arte de magia, aunque no haya tal. Más bien parece la maniobra de una maquinaria engrasada que, como en otras naciones víctimas de la ojeriza de Estados Unidos y la derecha proimperial, usa tristemente a jóvenes estudiantes como carne de cañón para actos violentos que obliguen a las fuerzas del orden a actuar. De ese modo es más fácil culpar al ejecutivo por los lamentables decesos, y justificar la adopción de medidas hemisféricas de presión.

En materia teórica todo ya tiene nombre y se ha aplicado en países de Europa del Este para sacar del poder a gobiernos incómodos a Washington, así como se intentó aplicarlo a Venezuela: revoluciones de colores que conducen a lo que se ha bautizado como golpe suave, es decir, democión de un mandatario sin que medien la bayoneta y la bota militar.

No lo sistematizó en la teoría la izquierda. Reza en los documentos del Pentágono y constituye toda una bien pensada estrategia imperial, como se constata en la Circular de entrenamiento 18-01 de las Fuerzas de Operaciones Especiales de noviembre de 2010, titulada La Guerra no Convencional.

En cada sitio con sus características, los ejecutivos de Fernando Lugo en Paraguay, de Manuel Zelaya en Honduras, y el de Dilma Rousseff en Brasil pueden dar fe de ello, sin dejar fuera la saga de corrupción y la injusta prisión urdidas contra Lula. El asunto es regional, y de lo que se trata es de completar el viraje a la derecha, manipulación mediante de una población tan víctima como el sujeto político que se sataniza.

Dentro de Nicaragua, la alineación, del lado de la inestabilidad, del Consejo de la Empresa Privada (Cosep), aliado del ejecutivo en este mandato sandinista aunque su antiguo y muy enconado enemigo, también da luces sobre quiénes pueden medrar con estos acontecimientos indeseados, aún no bien esclarecidos, y donde sigue jugando un papel fundamental una Conferencia Episcopal que ha aceptado ser garante del diálogo convocado por el Gobierno, pero es citada como su crítica frente a los hechos.

Líderes de la Unen (Unión Nacional de Estudiantes de Nicaragua) denunciaron la presencia en una de las universidades tomadas por los manifestantes de miembros del opositor Movimiento de Renovación Sandinista, donde se reúnen figuras que abandonaron las filas del FSLN, y su presión para que los jóvenes manifestantes se mantuvieran sublevados.

En un comunicado del Frente Sandinista poco difundido, el partido en el poder ha dado elementos de juicio. Por ejemplo, el hecho de que las protestas fueran iniciadas y protagonizadas por los estudiantes universitarios, sobre todo, de escuelas privadas religiosas —básicamente la UCA, de los jesuitas y la Politécnica (Upoli), de una iglesia protestante con sede en EE. UU.—, y su adopción de un carácter violento con el uso de morteros caseros; la movilización de la Juventud Sandinista como contraparte; los asaltos e incendios de locales representativos del sandinismo e instituciones del Estado y de casas de sandinistas, así como los saqueos a supermercados y a bodegas, entre ellas la que guardaba todo el medicamento de los asegurados…

El establecimiento de una Comisión de la Verdad anunciada el viernes por la Asamblea Nacional de Nicaragua debe poner en claro, ojalá en breve, el ínterin de los sucesos, así como el diálogo convocado por el presidente Daniel Ortega debe devolver a su cauce la estabilidad que ha caracterizado el último decenio en Nicaragua.

Pero todo debe resolverse desde dentro. La manada de las instituciones prohijadas por Washington que busca la intervención, debe sacar los dientes de su nueva presa.

(Tomado de Juventud Rebelde)

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