Un diplomatico cubano ha informato, sabato 26 che il Consiglio della città statunitense di Minneapolis, nello stato del Minnesota, ha reclamato dal Congresso e dal presidente Donald Trump l’eliminazione del blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba.
Con una risoluzione pubblicata nello spazio della rete sociale Twitter da Miguel Fraga, primo segretario dell’Ambasciata cubana a Washington, si esorta il mandatario degli USA a seguire la politica d’avvicinamento all’Isola iniziato dal suo predecessore, Barack Obama.
Dopo l’arrivo al potere di Trump, il 20 gennaio del 2017 e la pressione delle forze conservatrici che si oppongono alla normalità nelle relazioni bilaterali, questo processo ha fatto dei passi indietro, in accordo con le dichiarazioni delle autorità della maggiore delle Antille.
Il testo suggerisce di far tornare i diplomatici degli Stati Uniti e di Cuba nelle loro ambasciate a L’Avana e a Washington, rispettivamente.
Agli inizi di marzo scorso il Dipartimento nordamericano aveva annunciato che “si manterrà la riduzione del personale della sua delegazione nella capitale cubana” nonostante i richiami di vari gruppi che incitavano a risolvere il problema.
Un comunicato ufficiale aveva precisato allora che “l’ambasciata continuerà ad operare con il minimo numero di dipendenti necessari per gli impegni consolari e diplomatici di base”.
Il numero dei dipendenti che è restato in Cuba è simile al livello d’emergenza mantenuto dopo l’ordine di partenza del 29 settembre, quando Washington ritirò più della metà dei suoi funzionari per il presunto incidente di salute riportato da costoro.
In agosto, dopo quella notizia e senza che si conoscessero le cause dei sintomi riportati con dettagli su quello che era successo, vari media statunitensi avevano diffuso la teoria che quelle persone erano state vittime di un tipo di attacco sonico.
Cuba ha sostenuto ripetutamente di non avere alcuna responsabilità in quei fatti e il 3 ottobre l’amministrazione nordamericana ha espulso 17 diplomatici cubani da Washington D.C.
La risoluzione approvata in maniera unanime dai 13 membri del Consiglio di Minneapolis chiede anche la fine del restrizioni imposte agli statunitensi per viaggiare nell’Isola.
Con Minneapolis e altre città della California, Massachusetts, Connecticut e Montana, sono quasi una decina quelle che hanno adottato risoluzioni simili su questi temi e inoltre lo hanno fatto le assemblee di vari Stati.