Macri riporta il Fondo Monetario Internazionale in Argentina

Il Fondo Monetario Internazionale ha accolto la petizione presentata dal regime neoliberista di Mauricio Macri. L’ Argentina riceverà dall’organismo internazionale un prestito di 30 miliardi di dollari. Attraverso un comunicato, il Fondo guidato dalla francese Lagarde, ha reso noto che il governo argentino ha richiesto quest’intervento per evitare il crollo dell’attività economica e industriale del paese e allontanare il rischio di una grave recessione.

Un antico proverbio statunitense, reso poi famoso dall’economista e padre del neoliberismo Milton Friedman, dice che ‘non esistono pasti gratis’. Dunque per ricevere questo prestito l’Argentina sarà costretta a liberare il tasso di cambio e smettere di vendere riserve per tenere un dollaro a 25 pesos.

Quanto richiesto da parte dell’agenzia internazionale causerà una svalutazione della moneta argentina fino al 40% del valore attuale e porterà la valuta del paese ad aumentare dal prezzo corrente a tra 30 e 35 pesos per unità, secondo alcune stime.

La decisione del governo di Macri ha generato polemiche, perché, a differenza degli uomini d’affari, l’opinione pubblica lo considera l’unico responsabile della crisi economica causata da questa amministrazione. Che adesso decide con una mossa improvvida di riportare in Argentina lo stesso organismo che imponendo il neoliberismo selvaggio negli anni 90’ portò l’Argentina nel baratro del default.

L’annuncio ufficiale dell’accordo con il Fondo Monetario Internazionale ha causato l’immediata reazione dell’opposizione kirchnerista: «Siamo certi che l’accordo con il FMI avrà conseguenze sociali orribili. La recessione aumenterà, l’aggiustamento peggiorerà il mercato interno e la situazione sociale sprofonderà. Non stiamo lanciando alcuna campagna di paura. Ci sono molti esempi di cosa si applicherà in Argentina; un modello che ha già fallito in tutti i paesi in cui è stato realizzato, basta guardare alla realtà della Grecia. Non è un’invenzione o cercare di mettere bastoni tra le ruote».

Ha affermato il blocco dei deputati della FpV-PJ. «Crediamo che la fretta di Mauricio Macri per chiudere l’accordo con il Fondo vada contro gli interessi della Nazione e del popolo argentino. Pertanto, continuiamo a chiedere che l’accordo sia discusso dai legislatori nel Congresso Nazionale, di fronte agli argentini», continua il comunicato dei deputati del Frente para la Victoria.

Il capogruppo Agustin Rossi ha rincarato la dose: «Il presidente e il suo gabinetto continuano a non ascoltare il popolo. Questo accordo non ha nessuna legittimità sociale né popolare».

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