Il Nicaragua sconfigge il tentato golpe

Il Nicaragua è stato un buon esempio di come i media occidentali, aziendali e alternativi, possano creare un mondo bizzarro personalizzato per soddisfare la propaganda delle élite dei propri Paesi.

L’attuale attacco mediatico al Nicaragua utilizza l’intera serie di trucchi di propaganda che descrivono gli aggressori come vittime, riportando massacri inesistenti di studenti pacificamente protestanti, negando la distruzione sistematica da parte dei paramilitari dell’opposizione di proprietà pubblica e private, omettendo anche gli attacchi ad ospedali e ambulanze.

La grande finzione fondamentale era che la maggioranza del popolo del Nicaragua respingesse il governo sandinista guidato dal Presidente Daniel Ortega. L’opposizione della menzogna è che la maggioranza del popolo sosterrebbe la cosiddetta Alleanza Civica composta da affaristi e partiti di destra, vescovi reazionari, ONG finanziate dagli Stati Uniti e universitari alleati a tali interessi.

Ma gli eventi nella vita reale contraddicono la trama dell’opposizione minoritaria. Il 22 aprile, la presunta dittatura propose il dialogo nazionale mediato dalla chiesa cattolica. Ci sono voluti tre settimane all’opposizione per esserne d’accordo, ma a condizione che il governo ritirasse la polizia dalle strade. Di fatto, alla polizia fu già ordinato di non intervenire contro i paramilitari dell’opposizione. Il governo fu d’accordo, ma quando il dialogo iniziò, i vescovi rifiutarono di condannare le violenze dell’opposizione mentre accusavano ancora il governo della repressione. L’opposizione non ha mai cercato di negoziare in buona fede, semplicemente chiedeva le dimissioni del governo e rifiutava di smantellare i blocchi stradali che il governo, presunta dittatura, permise per evitare un conflitto più violento. La strategia del governo fu accettare i livelli straordinari di violenza ed intimidazione dell’opposizione in modo da permetterle di screditarsi con l’opinione pubblica. Violenze e blocchi stradali dell’opposizione hanno sconvolto la vita economica, colpendo migliaia di piccole e microimprese, creando decine di migliaia di disoccupati e causando disagi a migliaia di persone con gravi problemi di salute. La violenza paramilitare dell’opposizione ha distrutto numerosi edifici pubblici e uffici governativi in varie città, decimato l’industria turistica, uccideva circa 150 persone e ne feriva 1100.

Alcune delle peggiori violenze sono avvenute nelle città turistiche di Granada e Masaya, dove centinaia di aziende furono praticamente distrutte. In tale contesto, i vescovi cattolici hanno categoricamente tradito il loro ruolo di mediazione presentando al Presidente Ortega un ultimatum nascosto, ovviamente in piena sintonia con l’opposizione e chiedendo una risposta in due giorni. A tale ultimatum consegnato il 7 giugno, i paramilitari dell’opposizione organizzavano un’ondata di attacchi agli uffici governativi a León, Masaya e Jinotega, ed alle stazioni di polizia altrove per rubare armi da fuoco, sequestrare e torturare agenti di polizia.

In un attacco dell’11 giugno, una banda di paramilitari ha ucciso due poliziotti, ferendone altri due a Mulukukú nel triangolo minerario settentrionale del Paese. Allo stesso tempo intensificavano i blocchi stradali bloccando quasi completamente il traffico sull’autostrada tra Managua e il nord del Paese. Lo stesso giorno, la polizia sgombrava alcuni blocchi stradali, che molti lo considerano l’inizio della risposta del Presidente Ortega all’ultimatum dei vescovi. La decisione del governo di agire contro i blocchi stradali che strangolano l’economia è chiaramente supportata dalla maggioranza del popolo. Ma resta da vedere come reagirà l’opposizione.

Un aspetto in particolare della crisi seguita da media alternativi e aziendali è il ruolo nella violenza dell’opposizione della criminalità organizzata e dei delinquenti.

Fin dall’inizio della crisi, il 18 aprile, criminali e bande giovanili operavano insieme agli estremisti di destra per fomentare disordini e violenze. Il famigerato gruppo coinvolto negli attacchi spacciati da protesta politica e responsabile di vari omicidi, tra cui un cittadino statunitense, fu spazzato dalla polizia il 31 maggio. Il gruppo operava presso l’università politecnica privata occupata da studenti dell’opposizione e manifestanti associati, compreso tale banda di criminali.

La polizia ha accusato l’attivista di destra Felix Maradiaga di coinvolgimento un tale banda. Maradiaga, uno dei capi delle proteste dell’opposizione al governo, è attualmente negli Stati Uniti dove s’è recato per fare pressione sul governo nicaraguense nell’assemblea generale dell’Organizzazione degli Stati americani, il 4 e 5 giugno.

Durante l’Assemblea Generale dell’OSA, i diplomatici del Nicaragua hanno sconfitto gli sforzi dell’opposizione per condannare il governo del Presidente Ortega. Il segretario generale Luis Almagro già aveva denunciato le dichiarazioni ingannevoli e fuorvianti dell’opposizione del Nicaragua, insistendo su una risoluzione costituzionale della crisi del Paese.

Questo portò Felix Maradiaga ad accusare Almagro di essere complice del Presidente Ortega, al che Almagro replicò che è davvero un complice, ma della democrazia contro le mosse anti-democratiche in violazione delle norme costituzionali. Successivamente, il segretario generale delle Nazioni Unite espresse soddisfazione per il fatto che il governo del Nicaragua lavorasse a stretto contatto con l’OSA per raggiungere una soluzione negoziata alla crisi politica del Nicaragua, una posizione sostenuta dall’Unione europea e, almeno nominalmente, persino dal dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Tali battute d’arresto a livello internazionale dell’opposizione politica del Nicaragua furono seguite dal crollo della credibilità dei vescovi cattolici quali mediatori del dialogo e l’emergere del chiaro sostegno della maggioranza nazionale alla fine delle violenze, dei danni economici e dell’angoscia che causano. In questo nuovo contesto, il governo sandinista del Nicaragua sembra muoversi con cautela nel sgombrare i blocchi stradali, mentre allo stesso tempo sviluppa iniziative locali per la pace e il dialogo volte ad isolare i gruppi paramilitari dell’opposizione.

Mentre il processo avanza, è probabile che l’opposizione politica del Nicaragua agisca con crescente disperazione cercando di mitigare le probabili conseguenze del suo tentato colpo di Stato. Mentre le prossime due settimane potrebbero vedere l’inizio di una soluzione politica della crisi, è probabile che tale risultato costi ulteriori morti e distruzione per mando degli estremisti dell’opposizione in Nicaragua.

Traduzione Alessandro Lattanzio http://aurorasito.altervista.org

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