Martha Andrés Román http://cubasi.cu/
Un anno dopo la decisione del presidente USA, Donald Trump, di rovesciare gran parte dell’approccio verso Cuba, sono evidenti due realtà: il regresso nei legami e l’interesse di molti settori nel migliorarli.
Entrambi i paesi avevano già vissuto due anni e mezzo di un nuovo corso nei loro legami dopo che i rispettivi governi avevano annunciato l’inizio di un processo di normalizzazione delle relazioni quando, il 16 giugno 2017, il governante (D.Trump) ha annunciato che avrebbe eliminato alcuni dei progressi raggiunti.
“Con effetto immediato, sto cancellando il trattamento completamente unilaterale dell’ultima amministrazione”, ha espresso Trump, quel giorno, in un teatro nella città di Miami, davanti ad un gruppo poco rappresentativo di cubani a cui il presidente si è diretto come se incarnassero tutti i nati sull’isola.
Persino quando i sondaggi in materia mostravano il sostegno della maggioranza del popolo di questo paese a nessi più stretti con il territorio limitrofo, il repubblicano (D.Trump) ha firmato il Memorandum Presidenziale sulla Sicurezza Nazionale sul Rafforzamento della Politica USA verso Cuba.
Questo documento ha annunciato future restrizioni ai viaggi dei nordamericani verso la nazione caraibica ed ulteriori ostacoli alle transazioni economiche, commerciali e finanziarie.
In un’allocuzione segnata da numerose richieste interventiste, il capo di Stato ha ratificato, quindi, la validità del blocco economico, commerciale e finanziario imposto da Washington alla maggiore delle Antille da più di 55 anni.
Mesi dopo quel discorso, il 9 novembre, le restrizioni annunciate sono entrate in vigore, incluso il fatto che alle persone soggette alla giurisdizione USA fosse proibito condurre transazioni finanziarie dirette con circa 180 entità e sub-entità cubane.
E’ stato anche stabilito che i viaggi dei nordamericani verso l’isola continuassero ad essere limitati a 12 categorie esistenti già da prima, nessuna delle quali per scopi turistici, ma si sono eliminate le visite educative individuali “popolo a popolo” senza carattere accademico, tra le altre misure.
Il Governo di Cuba ha respinto tali regolamenti ed ha affermato che la decisione della Casa Bianca confermava un incremento del blocco; politica che solo una settimana prima era stata nuovamente condannata, all’ONU, da 191 paesi.
Allo stesso tempo, mentre alcuni legislatori hanno celebrato le misure ed altri, come il senatore repubblicano Marco Rubio, sono giunti a dire che dovevano andare oltre, diversi membri del Congresso e settori economici le hanno respinte.
Il rappresentante democratico, Kathy Castor, ha ritenuto che tali regolamenti facciano parte della posizione retrograda di Trump per tornare alle fallite politiche isolazioniste contro l’isola ed il suo popolo.
Nel frattempo, il congressista repubblicano, Mark Sanford, ha segnalato che il divieto di viaggiare a Cuba, promulgato in un momento critico della Guerra Fredda, era obsoleto ed una ingiusta limitazione della libertà USA.
Prima che le misure annunciate dal presidente di Miami entrassero in vigore, è iniziato un altro capitolo che ha colpito fortemente i legami bilaterali.
Lo scorso agosto, la stampa USA ha diffuso che diplomatici del loro paese presso l’ambasciata dell’Avana hanno riferito una serie di incidenti alla salute che li hanno costretti alla loro partenza dall’isola e ad una valutazione da parte del personale medico USA.
Sebbene Cuba abbia ripetutamente dichiarato di non essere responsabile dei fatti e di rispettare le disposizioni della Convenzione di Vienna del 1961 sulla protezione dei diplomatici, il 29 settembre il Dipartimento di Stato ha annunciato il ritiro di oltre metà del suo personale nella nazione antillana.
Ha anche annunciato che sospendeva, lì, l’emissione di visti ed ha pubblicato una Allerta Viaggi in cui ha raccomandato ai cittadini USA di evitare le visite nel paese dei Caraibi.
Quelle decisioni, qualificate come eccessive da membri del Congresso e da alcuni settori USA, sono state seguite, il 3 ottobre, dall’espulsione di 15 diplomatici cubani da questa capitale, tutte misure, ad oggi, mantenute.
Non sorprende quindi che, questo 14 giugno, quando le due nazioni hanno tenuto la VII Riunione della Commissione Bilaterale, a Washington, il paese caraibico abbia respinto il regresso imposta ai legami ed abbia richiamato l’attenzione sulle sue conseguenze negative per entrambi i popoli, l’emigrazione e l’intorno regionale ed internazionale.
La delegazione cubana ha ribadito che il blocco continua ad essere l’ostacolo fondamentale a qualsiasi prospettiva di miglioramento delle relazioni reciproche ed ha denunciato la recrudescenza di tale politica.
Ha anche esortato a desistere dalla manipolazione politica dei presunti casi di salute, che Washington insiste nel qualificare come attacchi, nonostante riconosca di non conoscere le loro cause.
CONTINUO APPOGGIO ALL’ AVVICINAMENTO
Nonostante il contesto attuale, il presidente della coalizione Engage Cuba, James Williams, ha recentemente dichiarato a Prensa Latina che ovunque vanno vedono più sostegno al miglioramento dei nessi.
Il responsabile, la cui organizzazione promuove la revoca del blocco, ha lamentato che l’amministrazione Trump ha ascoltato solo un paio di voci all’interno del Congresso e si è posto dalla parte sbagliata della storia.
Ma questo non significa che il sostegno del popolo USA e del Campidoglio sia diminuito, penso che si sia intensificato, ha detto.
Come miglior prova delle sue parole è stata la creazione, l’ 11 giugno, del Consiglio Statale Pennsylvania-Engage Cuba, composto da noti leader del luogo e destinato a cercare sostegno all’apertura verso l’isola e la fine delle restrizioni su viaggi e commercio.
Questo territorio è diventato così il 18esimo ad aderire all’organizzazione di Williams, qualcosa che in precedenza era stato fatto da Arkansas, Alabama, Colorado, Georgia, Idaho, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Minnesota, Mississippi, Missouri, New Mexico, Ohio , Tennessee, Texas e Virginia.
Anche questa settimana la senatrice democratica Heidi Heitkamp ha annunciato che la Commissione Agricoltura del Senato ha approvato un emendamento, introdotto da lei e dal repubblicano John Boozman, per aumentare l’accesso al mercato cubano dei prodotti agricoli USA.
La disposizione, introdotta nel progetto di Legge Agricola 2018 permetterebbe al Dipartimento dell’Agricoltura usare i suoi programmi di sviluppo di mercati delle esportazione per creare, espandere e mantenere la presenza nel paese vicino, senza alcun costo aggiuntivo per i contribuenti USA.
Questo è uno dei vari sforzi legislativi difesi da membri del Congresso, tra cui la Legge sulle Esportazioni Agricole a Cuba, che attualmente ha 64 co-patrocinatori nella Camera dei Rappresentanti.
Durante questo periodo, inoltre, è continuato il lavoro delle organizzazioni di solidarietà con Cuba, che lo scorso ottobre hanno tenuto la loro più recente conferenza annuale nella città di Seattle, nello stato di Washington.
A 12 mesi dalla firma di un memorandum che pregiudica i vincoli bilaterali, ciò che molte persone, negli USA, desiderano con l’isola è quanto espresso, questo mese, a L’Avana dal senatore repubblicano Jeff Flake: ‘più cooperazione, più viaggi, più comunicazione e una migliore relazione’.
EE.UU.-Cuba, entre el retroceso y la voluntad de mejores vínculos
Por Martha Andrés Román
Un año después de la decisión del presidente estadounidense, Donald Trump, de revertir gran parte del acercamiento a Cuba, dos realidades resultan evidentes: el retroceso en los vínculos y el interés de muchos sectores en mejorarlos.
Ambos países ya habían vivido dos años y medio de un nuevo rumbo en sus lazos luego de que sus respectivos gobiernos anunciaran el inicio de un proceso de normalización de relaciones, cuando el 16 de junio de 2017 el gobernante anunció que eliminaría algunos de los avances alcanzados.
‘Con efecto inmediato, estoy cancelando el trato completamente unilateral de la última administración’, expresó Trump ese día en un teatro de la ciudad de Miami, ante un grupo poco representativo de cubanos a las que el mandatario se dirigió como si encarnaran a todos los nacidos en la isla.
Aun cuando sondeos sobre el tema mostraban el apoyo mayoritario del pueblo de este país a nexos más estrechos con el territorio vecino, el republicano firmó el Memorando Presidencial de Seguridad Nacional sobre el Fortalecimiento de la Política de los Estados Unidos hacia Cuba.
Tal documento anunció futuras restricciones a los viajes de los norteamericanos a la nación caribeña y más obstáculos para las transacciones económicas, comerciales y financieras.
En una alocución marcada por numerosas demandas injerencistas, el jefe de Estado ratificó entonces la vigencia del bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por Washington a la mayor de las Antillas hace más de 55 años.
Meses después de ese discurso, el 9 de noviembre, entraron en vigor las anunciadas restricciones, entre ellas que las personas sujetas a la jurisdicción norteamericana tienen prohibido realizar transacciones financieras directas con unas 180 entidades y subentidades cubanas.
Se determinó también que los viajes de estadounidenses a la isla continuarían restringidos a 12 categorías existentes desde antes, ninguna de ellas con fines turísticos, pero se eliminaron las visitas educativas individuales ‘pueblo a pueblo’ sin carácter académico, entre otras medidas.
El Gobierno de Cuba rechazó tales regulaciones y afirmó que la decisión de la Casa Blanca confirmaba un recrudecimiento del bloqueo, política que solo una semana antes había sido nuevamente condenada en la ONU por 191 países.
Al mismo tiempo, mientras algunos legisladores celebraron las medidas, y otros como el senador republicano Marco Rubio llegaron a decir que debían ir más lejos, varios miembros del Congreso y sectores económicos las rechazaron.
La representante demócrata Kathy Castor consideró que tales regulaciones son parte de la postura retrógrada de Trump para volver a políticas aislacionistas fallidas contra la isla y su pueblo.
En tanto, el congresista republicano Mark Sanford señaló que la prohibición de viajar a Cuba, promulgada en un momento álgido de la Guerra Fría, era anticuada y una limitación injusta de la libertad estadounidense.
Antes de que entraran en vigor las medidas anunciadas por el presidente en Miami, comenzó otro capítulo que también golpeó fuertemente los lazos bilaterales.
En agosto pasado, la prensa norteamericana difundió que diplomáticos de su país en la Embajada en La Habana reportaron una serie de incidentes de salud que obligaron a su salida de la isla y a evaluación por parte de personal médico en Estados Unidos.
Pese a que Cuba manifestó repetidamente no tener responsabilidad en los hechos y cumplir de manera responsable con lo establecido por la Convención de Viena de 1961 acerca de la protección de diplomáticos, el 29 de septiembre el Departamento de Estado dio a conocer la retirada de más de la mitad de su personal en la nación antillana.
Asimismo, anunció que se suspendía la emisión de visas allí, y publicó una Alerta de Viajes en la que recomendó a los ciudadanos norteamericanos evitar las visitas al país caribeño.
Esas decisiones, calificadas de excesivas por miembros del Congreso y algunos sectores estadounidenses, fueron seguidas el 3 de octubre por la expulsión de 15 diplomáticos cubanos de esta capital, medidas todas que se mantienen hasta el presente.
No es de extrañar entonces que este 14 de junio, cuando las dos naciones celebraron en Washington DC la VII Reunión de la Comisión Bilateral, el país caribeño rechazó el retroceso impuesto a los nexos y llamó la atención sobre sus consecuencias negativas para ambos pueblos, la emigración y el entorno regional e internacional.
La delegación cubana reiteró que el bloqueo continúa siendo el obstáculo fundamental para cualquier perspectiva de mejoramiento en las relaciones mutuas y denunció el recrudecimiento de esa política.
También instó a desistir de la manipulación política de los alegados casos de salud, que Washington insiste en calificar de ataques pese a reconocer que desconoce sus causas.
CONTINUO APOYO AL ACERCAMIENTO
Pese al contexto actual, el presidente de la coalición Engage Cuba, James Williams, declaró recientemente a Prensa Latina que a donde quiera que van observan más apoyo al mejoramiento de los nexos.
El titular, cuya organización promueve el levantamiento del bloqueo, lamentó que la administración de Trump solo escuchó a un par de voces dentro del Congreso y se puso del lado equivocado de la historia.
Pero eso no significa que el apoyo del pueblo estadounidense y en el Capitolio haya disminuido, creo que se ha intensificado, manifestó.
Como mejor prueba de sus palabras estuvo la creación el 11 de junio del Consejo Estatal Pensilvania-Engage Cuba, integrado por destacados líderes del lugar y destinado a buscar apoyo a la apertura hacia la isla, y al fin de las restricciones de viaje y comercio.
Ese territorio se convirtió así en el número 18 en unirse a la organización de Williams, algo que había realizado anteriormente Arkansas, Alabama, Colorado, Georgia, Idaho, Iowa, Kansas, Kentucky, Luisiana, Minnesota, Mississippi, Missouri, Nuevo México, Ohio, Tennessee, Texas y Virginia.
También esta semana la senadora demócrata Heidi Heitkamp anunció que el Comité de Agricultura del Senado aprobó una enmienda introducida por ella y el republicano John Boozman para aumentar el acceso al mercado cubano de productos agrícolas estadounidenses.
La disposición, introducida en el proyecto de Ley Agrícola de 2018, permitiría al Departamento de Agricultura utilizar sus programas de desarrollo de mercados de exportación para crear, expandir y mantener la presencia en la nación vecina, sin costo adicional para los contribuyentes norteamericanos.
Ese es uno de los diversos esfuerzos legislativos defendidos miembros del Congreso, entre los cuales se incluye la Ley de Exportaciones Agrícolas a Cuba, que cuenta actualmente con 64 copatrocinadores en la Cámara de Representantes.
Durante este periodo, además, ha continuado de forma activa la labor de las organizaciones de solidaridad con Cuba, que en octubre último celebraron en la ciudad de Seattle, en el estado de Washington, su más reciente conferencia anual.
A 12 meses de la firma de un memorando que perjudica los vínculos bilaterales, muchas personas en Estados Unidos lo que desean con la isla es lo expresado este mes en La Habana por el senador republicano Jeff Flake: ‘más cooperación, más viajes, más comunicación y una mejor relación’.