M. Angel García Alzugaray http://razonesdecuba.cubadebate.cu
La storia dell’ingerenza USA in Nicaragua risale al 1854, quando la potenza del Nord bombardò e distrusse il porto di San Juan del Norte con il pretesto di una tassa ufficiale allo yacht del suo rappresentante Cornelius Vanderbilt, ancorato lì.
Da quell’epoca e fino alla costruzione del Canale di Panama, il Nicaragua fu importante per l’America del Nord perché rappresentava un possibile ponte tra gli oceani Pacifico ed Atlantico
Dopo altre manovre interventiste, nell’agosto 1909, la soldatesca USA rioccupa il paese per sostenere il regime fantoccio del presidente conservatore Adolfo Diaz. Presero Managua, la capitale, e le importanti città di Granada e Leon, e permanettero nel paese fino al 1933, dopo una rivolta popolare di sei anni, guidata dal generale Augusto Cesar Sandino.
Già nel 1934, il popolare leader fu assassinato dal capo della Guardia Nazionale, il successivo dittatore Anastasio Somoza García, con la complicità dell’ambasciatore USA. La dinastia dei Somoza perdurò fino al 1979 con la caduta dal potere del figlio più giovane, Anastasio Somoza Debayle, per mano della Rivoluzione Sandinista.
La storia del governo USA che interviene in Nicaragua, a partire dalla metà del XIX secolo, seguita da una guerra segreta orchestrata dalla CIA che ebbe inizio dopo la rivoluzione nicaraguense del 1979, e che comprende atti di terrorismo ed una campagna propagandistica sponsorizzata da Washington contro i sandinisti che rovesciarono il governo del tiranno Somoza, raramente si menziona nei media sottomessi all’impero yankee.
Venti anni dopo la Rivoluzione Cubana (1959) si concluse in trionfo una seconda guerra di guerriglia in America Latina con la liberazione del Nicaragua. La campagna di lotta si era prolungata per due decenni, dal 1959 al 1979; ma gli ultimi due anni di questo periodo furono l’apogeo. Dopo una serie di insurrezioni urbane, tra il 1977 ed il luglio 1979, le colonne sandinisti avevano liberato le città di Matagalpa, Leon, Masaya, Chinandega ed, infine, Managua.
Incapace di tollerare l’esistenza di una rivoluzione popolare in America Centrale, nei primi anni 80, gli USA finanziarono e sostennero militarmente la nascita di bande armate controrivoluzionarie geograficamente situate nella regione rurale del nord, vicino al confine con l’Honduras e nella costa atlantica.
A partire dal 1981, il governo di Ronald Reagan aumentò progressivamente il suo sostegno ai contras. S?inviarono più di 300 milioni di dollari in aiuti ed equipaggiamento ed i controrivoluzionari ricevettero addestramento militare dal 1982 al 1990. Gli USA imposero anche un embargo commerciale al Nicaragua e bloccarono i prestiti di molte istituzioni finanziarie internazionali.
Queste misure debilitarono la fragile economia nicaraguense, mentre gli attacchi della contra causavano perdite in agricoltura, commercio e danneggiavano le infrastrutture del paese. Quando il conflitto tra il governo e la contra si aggravò e gli scontri si generalizzarono in tutto il paese, decine di migliaia di nicaraguensi furomo costretti ad abbandonare le loro case e spostarsi in altre parti del paese a causa della violenza.
I sandinisti risposero alle minacce della contra organizzando un esercito popolare che combattè con coraggio questa aggressione.
Il supporto di Reagan alla contra provocò una grave disputa politica negli USA, che culminò con lo scandalo noto come Irangate, uno scandalo che ebbe luogo nel 1985 e 1986, in cui diverse alte cariche dell’amministrazione Reagan furono coinvolte in una vendita illegale di armi.
Alla fine del 1986, lo scandalo politico scoppiò a Washington. Ufficiali dell’alto comando del presidente Ronald Reagan furono esposti per avere segretamente violato la politica estera ed interna USA.
La tenebrosa mano di Posada Carriles
Il sostegno USA ai contras in Nicaragua fu rivelato al pubblico quando il governo sandinista abbatté un aereo USA che trasportava rifornimenti e, il giorno successivo, catturò uno dei membri dell’equipaggio.
Il C-123 trasportava, in segreto, armi e rifornimenti alle bande contras in Nicaragua, per conto della Central Intelligence Agency (CIA).
Eugene Hasenfus, uno degli occupanti del velivolo, si lanciò col paracadute e -all’essere catturato raccontò al governo sandinista che il velivolo era parte di un’operazione della CIA, di appoggio ai contras.
In una conferenza stampa, che fu sepolta sotto la valanga di notizie circa i collegamenti di Washington de il velivolo, l’allora vice ministro degli interni del Nicaragua, assicurò che l’operazione coinvolgeva due cubani che, continuamente, si vantavano della loro amicizia con l’allora vice presidente George H. Bush.
Uno di loro, aggiunse il funzionario, basandosi sulla testimonianza di Hasenfus, si chiama Luis Posada Carriles e “gli piaceva vantarsi di essere un amico personale di George Bush”.
Con le dichiarazioni di Hasenfus, iniziò il cosiddetto scandalo Iran-Contra, l’ imbarazzante fiasco dell’intelligence USA che svelò il finanziamento della guerriglia contras con il denaro della vendita illegale di armi.
Benché al principio solo si conoscevano gli pseudonimi dei cubano-americani, giorni dopo la caduta dell’aereo, il governo nicaraguense li identificò come Felix Rodriguez, che operava sotto l’alias Max Gomez, e Luis Posada Carriles, che ha lavorava sotto il nome di Ramón Medina.
Documenti declassificati, rivelati dagli Archivi della Sicurezza Nazionale, gettano nuova luci sul ruolo di Luis Posada nelle operazioni di rifornimento dei contras.
Posada fu incaricato, dalla CIA, di dirigere il rifornimento aereo dei contras del Nicaragua, l’organizzazione logistica di quelle risorse di guerra e la cura del personale coinvolto nell’operazione e, personalmente, fece parte di molti dei voli per la fornitura di armi a coloro che combattevano il governo sandinista,
Lo scandalo fu completo il 21 novembre, quando venne appreso che Oliver North e Fawn Hall, consiglieri presidenziali, avevano distrutto importanti documenti. Entro il 25, il procuratore generale Edwin Messe ammise che con i proventi della vendita di armi all’Iran era stata resa possibile l’assistenza finanziaria ai contras del Nicaragua. L’operazione di vendita illegale di armi produsse oltre 47 milioni di dollari, denaro gestito da North attraverso una rete di conti bancari in Svizzera.
I contras di oggi, spesso soprannominati “il riarmato”, in realtà sono una imitazione di ciò che una volta furono. Si lamentano di essere rovinati e affermano che la ragione per cui non hanno più successo è che non hanno un aiuto internazionale, come lo ebbero durante l’amministrazione Reagan.
Ma ora, con l’amministrazione Trump alla Casa Bianca, si sentono nuovamente sostenuti, poiché il rapporto tra USA e Nicaragua ritorna ad acutizzarsi, specialmente dopo aver votato contro il piano di Trump e Netanyahu di spostare l’ambasciata USA a Gerusalemme.
Gli attacchi interventisti, prima dei congressisti USA contro il Nicaragua ed il suo governo rivoluzionario, così come l’organizzazione ed il finanziamento dei gruppi estremisti che oggi promuovono il caos e la violenza interna, sono parte del piano di destabilizzazione regionale intrapreso dai settori più retrogradi del capitalismo mondiale, il cui centro si trova nella nazione settentrionale.
Nelle ultime elezioni presidenziali in Nicaragua, il Comandante Daniel Ortega e la sua compagna di corsa Rosario Murillo hanno ottenuto oltre il 70% dei voti validi, ciò che ha ratificato la fiducia del popolo nelle autorità del governo di Riconciliazione Nazionale e Unità ed il piano di sviluppo sostenibile in corso.
Per gli USA, sempre in contromano alla storia, il Nicaragua è un altro dei suoi nemici ideologici nella parte meridionale del continente. Recentemente, il piccolo paese centroamericano ha, ancora una volta, dimostrato la sua dignitosa posizione politica opponendosi all’interno dell’Organizzazione degli Stati americani (OSA) -insieme ad altre nazioni progressiste- all’applicazione della cosiddetta Carta Democratica contro il Venezuela, un meccanismo isolazionista e di rappresaglia ad un paese sovrano.
C’era, quindi, da aspettarsi una reazione aggressiva di Washington contro il governo del Nicaragua, come lo fa contro quello di Nicolas Maduro ed i suoi pari di Bolivia ed El Salvador, -ed in precedenza contro l’Argentina, Ecuador, Brasile e Honduras- per mantenere, come principi, l’indipendenza e la sovranità dei propri popoli.
Los padrinos de la contra nicaragüense (Parte II y Final)
Por Miguel Angel García Alzugaray
La historia de la injerencia de Estados Unidos en Nicaragua se remonta a 1854, cuando la potencia norteña bombardeó y destruyó el puerto de San Juan del Norte con el pretexto de un impuesto oficial al yate de su representante Cornelius Vanderbilt, fondeado en ese lugar.
Desde esa época y hasta la construcción del canal de Panamá, Nicaragua fue importante para Norteamérica porque representaba un puente posible entre los océanos Pacífico y Atlántico
Luego de otras maniobras intervencionistas, en agosto de 1909, la soldadesca estadounidense ocupó de nuevo el país para sostener al régimen títere del conservador presidente Adolfo Díaz. Tomaron Managua, la capital, y las importantes ciudades de Granada y León, y permanecieron en el país hasta 1933 luego de un levantamiento popular de seis años, liderado por el general Augusto César Sandino.
Ya en 1934, el popular líder fue asesinado por el jefe de la Guardia Nacional, el después dictador Anastasio Somoza García, con la complicidad del embajador estadounidense. La dinastía de los Somoza perduró hasta 1979 con la caída del poder de su hijo menor Anastasio Somoza Debayle a manos de la Revolución Sandinista.
La historia del gobierno estadounidense interviniendo en Nicaragua desde mediados del siglo XIX, seguida por una guerra secreta orquestada por la CIA que comenzó después de la revolución nicaragüense de 1979, y que involucra actos de terrorismo y una campaña propagandística patrocinada por Washington contra los sandinistas que derrocaron al gobierno del tirano Somoza, rara vez se menciona en los medios de comunicación sumisos al imperio yanqui.
Veinte años después de la Revolución Cubana (1959) concluyó en triunfo una segunda guerra de guerrillas en América Latina con la liberación de Nicaragua. La campaña de lucha se había extendido por dos décadas, desde 1959 hasta 1979; pero los dos últimos años de este período fueron el apogeo. Después de una serie de insurrecciones urbanas entre 1977 y julio de 1979, las columnas sandinistas habían liberado las ciudades de Matagalpa, León, Masaya, Chinandega y, finalmente, Managua.
Incapaz de tolerar la existencia de una revolución popular en Centroamérica, a principios de los años ochenta Estados Unidos financió y apoyó militarmente el surgimiento de bandas armadas contrarrevolucionarias localizadas geográficamente en la región rural norteña, junto a la frontera con Honduras y en la costa atlántica.
A partir de 1981, el gobierno de Ronald Reagan incrementó progresivamente su apoyo a la contra. Se enviaron más de 300 millones de dólares en ayuda y equipamiento, y los contrarrevolucionarios recibieron formación militar desde 1982 hasta 1990. EE.UU. también impuso un embargo comercial sobre Nicaragua y bloqueó los préstamos de muchas instituciones financieras internacionales.
Estas medidas debilitaron la frágil economía nicaragüense, a la vez que los ataques de la contra ocasionaban pérdidas en la agricultura, el comercio y dañaban la infraestructura del país. Cuando el conflicto entre el gobierno y la contra se agravó y los enfrentamientos se generalizaron en todo el territorio, decenas de miles de nicaragüenses fueron obligados a abandonar sus hogares y trasladarse a otras zonas del país a causa de la violencia.
Los sandinistas respondieron a las amenazas de la contra organizando un ejército popular que enfrentó con valentía esta agresión.
El apoyo de Reagan a la contra provocó una gran disputa política en Estados Unidos, que culminó con el escándalo conocido como Irangate, un escándalo que tuvo lugar en 1985 y 1986 en el que varios altos cargos del gobierno de Reagan se vieron implicados en una venta ilegal de armas.
A finales de 1986, el escándalo político estalló en Washington. Oficiales de alto mando del presidente Ronald Reagan fueron expuestos por haber secretamente violado la política exterior y doméstica de los Estados Unidos.
La mano tenebrosa de Posada Carriles
El apoyo de los Estados Unidos a los contras en Nicaragua fue revelado al público cuando el gobierno sandinista hizo caer un avión norteamericano transportando suministros y capturó a uno de los miembros de la tripulación al día siguiente.
El C-123 llevaba secretamente armas y suministros para las bandas contras de Nicaragua, por cuenta de la Agencia Central de Inteligencia (CIA).
Eugene Hasenfus, uno de los ocupantes del avión, saltó en paracaídas y —al ser detenido le contó al gobierno sandinista que la aeronave era parte de una operación de la CIA, de apoyo a los contras.
En una rueda de prensa, que quedó sepultada bajo la avalancha de noticias sobre las conexiones de Washington y la aeronave, el entonces viceministro del Interior de Nicaragua, aseguró que en la operación participaban dos cubanos que continuamente se ufanaban de su amistad con el entonces vicepresidente George H. Bush.
Uno de ellos, agregó el funcionario, basándose en el testimonio de Hasenfus, se llama Luis Posada Carriles y “le gustaba jactarse de ser amigo personal de George Bush”.
Con las declaraciones de Hasenfus, arrancó el llamado escándalo Irán-Contras, el embarazoso fiasco de la inteligencia estadounidense que desentrañó la financiación de la guerrilla de los contras con dinero producto de la venta ilegal de armas.
Aunque en principio sólo se conocieron los alias de los cubanos norteamericanos, días después de la caída del avión, el gobierno nicaragüense los identificó como Félix Rodríguez, quien operaba con el alias Max Gómez, y Luis Posada Carriles, quien trabajaba bajo el nombre Ramón Medina.
Documentos desclasificados, revelados por los Archivos de Seguridad Nacional, arrojaron nuevas luces sobre el papel de Luis Posada en las operaciones de abastecimiento de los contras.
A Posada, la CIA le encargó dirigir el suministro aéreo a la contrarrevolución nicaragüense, la organización logística de aquellos recursos de guerra y la atención al personal involucrado en la operación y, personalmente, tripuló muchos de los vuelos para abastecer de armas a quienes combatían al gobierno sandinista,
El escándalo estuvo completo para el 21 de noviembre, al saberse que Oliver North y Fawn Hall, asesores presidenciales, habían destruido documentos importantes. Para el 25, el fiscal general Edwin Messe admitió que el producto de las ventas de armas a Irán había hecho posible la asistencia financiera a la contra de Nicaragua. La operación de venta ilegal de armas produjo más de 47 millones de dólares, dinero gestionado por North mediante un entramado de cuentas bancarias en Suiza.
Los contras de hoy, a menudo apodados “el rearmado”, en realidad son un remedo de lo que alguna vez fueron. Se quejan de que están en la ruina y dicen que la razón por la que no tienen más éxito es que no tienen ayuda internacional, como lo hicieron durante la administración Reagan.
Pero ahora con la administración Trump en la Casa Blanca, se sienten apoyados de nuevo, pues la relación de Estados Unidos con Nicaragua se vuelve a agudizar, especialmente después de que votara en contra del plan de Trump y Netanyahu de trasladar la embajada de Estados Unidos a Jerusalén.
Los ataques injerencistas, primero de congresistas de Estados Unidos contra Nicaragua y su gobierno revolucionario, así como la organización y financiamiento de los grupos extremistas que promueven hoy el caos y la violencia interna, forman parte del plan de desestabilización regional emprendido por los sectores más retrógrados del capitalismo mundial, cuyo centro radica en la nación norteña.
En las últimas elecciones presidenciales efectuadas en Nicaragua, el Comandante Daniel Ortega y su compañera de fórmula Rosario Murillo obtuvieron más del 70 % de los votos válidos, lo que ratificó la confianza del pueblo en las autoridades del gobierno de Reconciliación Nacional y Unidad y el plan de desarrollo sostenible en marcha.
Para Estados Unidos, siempre a contrapelo de la historia, Nicaragua es otro de sus enemigos ideológicos en la parte sur del continente. Hace poco, el pequeño país centroamericano demostró una vez más su digna postura política al oponerse en el seno de la Organización de Estados Americanos (OEA), —junto a otras naciones progresistas— a la aplicación de la llamada Carta Democrática contra Venezuela, un mecanismo aislacionista y de represalia a un país soberano.
Era de esperarse, por tanto, una reacción agresiva de Washington contra el gobierno nicaragüense, al igual que lo hace contra el de Nicolás Maduro y sus pares de Bolivia y El Salvador, —y antes contra Argentina, Ecuador, Brasil y Honduras— por mantener como principios la independencia y soberanía de sus pueblos.