D. Gonzalez Delgado http://www.cubahora.cu
Un approccio ad alcune delle sue informazioni biografiche, connessioni politiche e lavoro nel Campidoglio aiuta a capire le loro posizioni contro Cuba …
Da visitanti a residenti. Dai cubani negli USA a cubani americani. Da minoranza etnica a partecipanti attivi nella politica del paese più potente del mondo. Secondo dati del censimento di quel paese, ci sono circa due milioni di persone di origine cubana; e sebbene a prima vista questa cifra non sembri significativa, si tratta di una comunità altamente rappresentata all’interno del sistema governativo, specialmente al Congresso.
Attualmente ci sono tre cubani-americani al Senato e altri cinque nella Camera dei Rappresentanti. In altre parole, i cubano-americani rappresentano circa lo 0,6% della popolazione, mentre rappresentano il 3% del Senato e lo 0,9% della Camera.
La combinazione di diversi fattori, tra cui le caratteristiche demografiche della comunità e la sua concentrazione in uno stato come la Florida, la sua partecipazione elettorale, insieme ai livelli di organizzazione ed il potere economico dei suoi membri, hanno contribuito a queste cifre.
Dalle loro posizioni all’interno del Congresso, si sono dedicati a promuovere misure ostili a Cuba, con minore o maggiore intensità, a seconda del contesto storico e politico in questione. Dopo il 17 dicembre, 2014, quando è stato annunciato il percorso di riavvicinamento tra i due paesi, si è intensificata una lotta all’interno del Campidoglio USA rispetto a Cuba, e si è incominciato a presentare progetti di legge per spianare la strada delle relazioni bilaterali e, parallelamente, altri per renderle più difficili.
A capo del secondo gruppo marciano, proprio, alcuni di questi congressisti cubano-americani, anche se i sondaggi indicano che la comunità che loro rappresentano sostiene, in maniera maggioritaria, la “normalizzazione” delle relazioni.
Il più mediatico sembrerebbe essere il senatore repubblicano della Florida, Marco Rubio, che è entrato nella vita politica nazionale nelle elezioni di medio termine del 2010, e da allora ha avuto una carriera in rapida ascesa. Nato nel 1971 negli USA; figlio di cubani emigrati prima del 1959. Mentre studiava giurisprudenza, lavorò per la congressista, anch’essa, cubano-americana Ileana Ros-Lehtinen. Ha anche collaborato con la campagna del candidato alla presidenza Bob Dole nel 1996, candidato presidenziale repubblicano che ha perso con William Clinton.
E’ stato commissario di West Miami, tra il 1998 e il 2000, membro della Camera dei Rappresentanti della Florida, tra il 2000 e il 2008, e leader della maggioranza, dal 2003 al 2006. La sua formazione e stretti legami con il Partito Repubblicano in Florida, insieme con i cambi nella vita politica USA nel 2010 hanno aiutato Marco Rubio ad unirsi al Tea Party. In una dimostrazione che le sue aspirazioni non finiscono al Congresso, ha gareggiato per la candidatura repubblicana alle elezioni presidenziali del 2016.
Come parte della narrazione della sua vita, che ha usato durante le sue campagne, ha insistito di essere il figlio di “esiliati cubani che erano fuggiti dalla dittatura di Castro”. Tuttavia, i documenti pubblicati, nel 2011, dal Washington Post hanno mostrato che i suoi genitori erano emigrati negli anni ’50 per cercare lavoro negli USA.
Le registrazioni delle sue votazioni al Congresso lo collocano nello spettro conservatore della politica USA. Si oppone all’aborto, al matrimonio paritario, agli aumenti delle tasse per i più ricchi, sostiene il possesso di armi e mette in discussione la responsabilità umana nei cambi climatici.
Attualmente presiede la Sottocommissione per gli Affari dell’Emisfero Occidentale, in seno al Comitato per le Relazioni Estere. Ciò significa che qualsiasi progetto di legislazione relazionato all’America Latina deve passare attraverso la tua scrivania. Da quella posizione ha promosso misure per intensificare le sanzioni contro Cuba e Venezuela.
Se Marco Rubio è il più mediatico, quella di maggior esperienza è Ileana Ros-Lehtinen, repubblicana che rappresenta il distretto 27 della Florida, dal 1989. Non è stata solo la prima cubano-americana, ma la prima donna ispanica a giungere al Campidoglio. Nacque a Cuba nel 1952, emigrò all’età di sette anni ed i suoi legami con le cosiddette organizzazioni del cosiddetto “esilio storico” sono evidenti.
La sua prima campagna al Congresso Federale era diretta da Jeb Bush, figlio più giovane dell’allora presidente George W. Bush. Si identifica con posizioni conservatrici in politica estera, benché in materia di politica interna ha sostenuto temi considerati “liberali” come il matrimonio uguale. Infatti, nel 2012 è stata la prima, all’interno del Partito Repubblicano, a sostenerlo pubblicamente.
Tra il 2011 ed il 2013 ha presieduto il Comitato per gli Affari Esteri della Camera. Uno dei maggiori sostenitori delle sue campagne è stato Irving Moskowitz, finanziatore degli insediamenti israeliani nei territori occupati di Cisgiordania e Gerusalemme.
Pertanto, la postura di Ros-Lehtinen in materia di politica estera non solo è aggressiva nei confronti di Cuba, ma anche di sostegno ad Israele. Secondo il Center for Responsive Politics, il primo posto tra i donatori per le sue campagne lo occupano le società PACs filo-israeliane.
Un altro che è stato molto attivo nel promuovere misure contrarie a Cuba è il repubblicano Mario Díaz Balart, rappresentante della Florida. A differenza del fratello Lincoln -che anche fece parte della Camera dei Rappresentanti tra il 1993 e il 2011- è nato negli USA.
Prima di arrivare al Campidoglio Federale ha servito per 14 anni nella legislatura statale della Florida, in entrambe le camere. La sua storia di votazioni lo potrebbe far catalogare come da moderato a conservatore. Si oppone all’aborto, all’aumento delle tasse, alla regolamentazione del possesso di armi ed al matrimonio paritario.
E’ membro del Comitato di Stanziamenti della Camera dei Rappresentanti, dove presiede la sottocommissione dei Trasporti, Abitazione e Sviluppo Urbano. Insieme a Ileana Ros-Lehtinen ha condotto le principali iniziative contro Cuba all’interno della Camera dei Rappresentanti.
Perché quei congressisti continuano a promuovere misure contro Cuba, benché i sondaggi dimostriuno che la maggior parte dei membri della comunità cubano-americana sostiene il riavvicinamento tra i due paesi? Perché, nonostante questa contraddizione, permangono al Congresso?
La comunità cubano-americana ha sperimentato notevoli cambi demografici in questa parte di secolo, riflessi nel suo comportamento elettorale. Attualmente, sono maggioranza gli arrivati in un momento successivo al 1990, con posizioni politiche che differiscono da quelli giunti nei decenni precedenti.
Nonostante questo, hanno ancora maggior influenza economica e politica i rappresentanti delle prime ondate migratorie, che mantengono posizioni più conservatrici. Inoltre, tra i nuovi immigrati i livelli di attivismo politico e partecipazione elettorale sono più bassi.
Allo stesso modo, benché il fatto di essere cubano-americani ha aiutato, in qualche modo, a che quei politici giungessero al Campidoglio, una volta lì la loro proiezione ha incluso questioni relative non solo a Cuba, al fine di garantire la loro permanenza.
¿Quiénes son los cubanoamericanos en el Congreso de Estados Unidos?
Un acercamiento a algunos de sus datos biográficos, conexiones políticas y trabajo en el Capitolio ayuda a entender sus posiciones contra Cuba…
DALIA GONZÁLEZ DELGADO
De visitantes a residentes. De cubanos en Estados Unidos a cubanoamericanos. De minoría étnica a participantes activos en la política del país más poderoso del mundo. Según datos del censo de aquel país, hay alrededor de dos millones de personas de origen cubano; y aunque a primera vista esa cifra no parece significativa, se trata de una comunidad altamente representada dentro del sistema de gobierno, especialmente en el Congreso.
Actualmente hay tres cubanoamericanos en el Senado y otros cinco en la Cámara de Representantes. Dicho de otro modo, los cubanoamericanos son alrededor del 0,6 % de la población, mientras representan el 3 % del Senado y 0,9 % de la Cámara.
La combinación de varios factores, que incluyen las características demográficas de la comunidad y su concentración en un Estado como Florida, su participación electoral, junto a los niveles de organización y el poder económico de sus miembros, han contribuido a esas cifras.
Desde sus puestos dentro del Congreso se han dedicado a impulsar medidas hostiles a Cuba, con menor o mayor intensidad, dependiendo del contexto histórico y político en cuestión. Después del 17 de diciembre de 2014, cuando se anunció el camino de acercamiento entre ambos países, se agudizó una lucha dentro del Capitolio estadounidense con respecto a Cuba, y se comenzaron a presentar proyectos de ley para allanar el camino de las relaciones bilaterales y, paralelamente, otros para dificultarlas.
A la cabeza del segundo grupo marchan, precisamente, algunos de esos congresistas cubanoamericanos, a pesar de que las encuestas indiquen que la comunidad que ellos representan apoya mayoritariamente la “normalización” de las relaciones.
El más mediático parecería ser el senador republicano por Florida Marco Rubio, quien saltó a la vida política nacional en las elecciones de medio término de 2010, y desde entonces ha tenido una carrera de rápido ascenso. Nació en 1971 en Estados Unidos; hijo de cubanos que emigraron antes de 1959. Mientras estudiaba Derecho trabajó para la también congresista cubanoamericana Ileana Ros-Lehtinen. Asimismo, colaboró con la campaña del candidato presidencial Bob Dole en 1996, candidato presidencial republicano que perdió ante William Clinton.
Fue comisionado de West Miami entre 1998 y 2000, miembro de la Cámara de Representantes de Florida entre 2000 y 2008, y líder de la mayoría entre 2003 y 2006. Su formación y estrechos vínculos con el Partido Republicano en Florida, unido a los cambios en la vida política estadounidense en 2010, ayudaron a que Marco Rubio se vinculara al Tea Party. En una muestra de que sus aspiraciones no terminan en el Congreso compitió por la candidatura republicana a las elecciones presidenciales de 2016.
Como parte de la narrativa de su vida, que utilizó durante sus campañas, insistía en ser el hijo de “exiliados cubanos que habían huido de la dictadura de Castro”. No obstante, documentos publicados en el 2011 por el diario The Washington Post demostraron que sus padres habían emigrado en la década de los 50 para buscar trabajo en Estados Unidos.
Los registros de sus votaciones en el Congreso lo ubican en el espectro conservador de la política estadounidense. Se opone al aborto, al matrimonio igualitario, al aumento de impuestos para los más ricos, apoya la tenencia de armas y cuestiona la responsabilidad humana en el cambio climático.
Actualmente preside el Subcomité para los Asuntos del Hemisferio Occidental, dentro del Comité de Relaciones Exteriores. Eso significa que cualquier proyecto de legislación relacionado con América Latina debe pasar por su escritorio. Desde ese puesto ha impulsado medidas para recrudecer sanciones contra Cuba y Venezuela.
Si Marco Rubio es el más mediático, la de mayor experiencia es Ileana Ros-Lehtinen, republicana, que representa al distrito 27 de Florida desde 1989. No solamente fue la primera cubanoamericana, sino la primera mujer hispana en llegar al Capitolio. Nació en Cuba en 1952, emigró a la edad de siete años y sus vínculos con las organizaciones del llamado “exilio histórico” son evidentes.
Su primera campaña al Congreso Federal estuvo dirigida por Jeb Bush, hijo menor del entonces presidente George W. H. Bush. Se identifica con posiciones conservadoras en política exterior, aunque en asuntos de política interna ha apoyado temas considerados “liberales” como el matrimonio igualitario. De hecho, en 2012 fue la primera dentro del Partido Republicano que lo apoyó públicamente.
Entre 2011 y 2013 presidió el Comité de Asuntos Exteriores de la Cámara. Uno de los mayores contribuyentes a sus campañas ha sido Irving Moskowitz, financiador de los asentamientos israelíes en los territorios ocupados de Cisjordania y Jerusalén.
Así, la postura de Ros-Lehtinen en materia de política exterior no solo es agresiva con respecto a Cuba, sino también de respaldo a Israel. Según el Center for Responsive Politics, el primer lugar entre los donantes para sus campañas lo ocupan empresas y PACs pro-israelíes.
Otro que ha sido muy activo promoviendo medidas contrarias a Cuba es el republicano Mario Díaz Balart, representante por Florida. A diferencia de su hermano Lincoln —que también integró la Cámara de Representantes entre 1993 y 2011— nació en Estados Unidos.
Antes de llegar al Capitolio Federal sirvió durante 14 años en la legislatura estadual floridana, en ambas cámaras. Su historial de votación podría catalogarse como de moderado a conservador. Se opone al aborto, al aumento de los impuestos, a la regulación de la tenencia de armas y al matrimonio igualitario.
Es miembro del Comité de Asignaciones de la Cámara de Representantes, donde preside su subcomité de Transporte, Vivienda y Desarrollo Urbano. Junto a Ileana Ros-Lehtinen ha encabezado las principales iniciativas contra Cuba dentro de la Cámara de Representantes.
¿Por qué esos congresistas continúan promoviendo medidas contra Cuba, aunque las encuestas demuestran que la mayoría de los miembros de la comunidad cubanoamericana apoya el acercamiento entre ambos países? ¿Por qué, a pesar de esa contradicción, permanecen en el Congreso?
La comunidad cubanoamericana ha experimentado cambios demográficos notables en lo que va de siglo, reflejados en su comportamiento electoral. En la actualidad son mayoría los llegados en algún momento posterior a 1990, con posiciones políticas que difieren de los arribados durante las décadas anteriores.
A pesar de eso, aún tienen mayor influencia económica y política los representantes de las primeras oleadas migratorias, que mantienen posturas más conservadoras. Asimismo, entre los nuevos inmigrantes los niveles de activismo político y participación electoral son menores.
Igualmente, aunque el hecho de ser cubanoamericanos ayudó en alguna medida a que esos políticos llegaran al Capitolio, una vez allí su proyección ha incluido asuntos referidos no solo a Cuba, para poder garantizar su permanencia.