Fabrizio Verde https://www.lantidiplomatico.it
Cuba è tornata ad essere materia di disinformazione su alcuni famigerati quotidiani nostrani. I soliti noti come Repubblica e La Stampa si distinguono per speculazione e ipocrisia. E così come per magia il processo di rafforzamento e adeguamento ai tempi e alle sfide odierne del socialismo cubano viene presentato come un processo di sostanziale abbandono dell’attuale sistema in vista di un graduale approdo al capitalismo. Lo stile è quello classico della post-verità, con l’utilizzo delle fake news come strumento principale per screditare un sistema che continua a rafforzarsi e avanzare nonostante un criminale embargo in vigore da oltre 50 anni.
Sull’argomento abbiamo intervistato il professor Luciano Vasapollo, professore di Analisi Dati di Economia Applicata alla «Sapienza» Università di Roma, Delegato del Rettore per le Relazioni Internazionali con i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi; e professore all’Università de La Habana (Cuba) e all’Università «Hermanos Saíz Montes de Oca» di Pinar del Río (Cuba), per avere un pare qualificato sull’evoluzione socialismo cubano. Nessuno più di lui conosce le “vene aperte” dell’America Latina e le trasformazioni in atto nel continente.
Professore, i quotidiani italiani affermano che Cuba abbandona la via socialista per il capitalismo. Ci spiega cosa sta accadendo a L’Avana?
Sta accadendo l’opposto di quello che leggete sui giornali italiani. Ma non è certo una novità. A l’Avana è in corso l’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, un processo molto importante perché oltre a far nascere il nuovo governo, voterà la nuova Costituzione che riformerà quella del 1976. E’ la fine di Cuba? Mi viene da ridere a leggere questi soloni che conoscono Cuba solo per quello che gli raccontano le agenzie stampa che filtrano le notizie da Miami.
Cosa prevede la nuova Costituzione?
A Cuba viene ratificata questa nuova Costituzione per modernizzare il socialismo. Modernizzare e attualizzare le linee del socialismo, perché in nessun punto viene messa in discussione la continuità e la leadership del Partito Comunista. Sono anzi rafforzati il ruolo del Partito all’interno della società, della democrazia partecipativa e socialista di base; il ruolo dei CDR, dei consigli di fabbrica, dei consigli di quartiere; il ruolo popolare perché al centro della Costituzione cubana c’è il popolo. Anche l’impostazione dell’economia socialista non viene minimamente intaccata. Per cui quello che si sta verificando nei giornali qui in Italia ed Europa sono solo menzogne, menzogne e menzogne. Ma non è quello che raccontano tutti i giorni?
Perché tanto astio verso Cuba?
Perché se Cuba rimane ferma viene accusata di immobilismo e di essere la nuova Unione Sovietica, poiché il comunismo è un processo del divenire storico che passa per varie fasi storiche. Quando Cuba si muove viene accusata invece di andare verso il capitalismo di Stato. L’unico torto che ha Cuba è quello di autodeterminarsi, quello di volere un proprio percorso autonomo che chiaramente si attualizza e si mette in movimento con il cambio della società in un momento storico in cui la società sta cambiando. Così come la forma dell’imperialismo. Siamo passati dalla globalizzazione a una fase di competizione inter-imperialistica. Una società che nei paesi a capitalismo avanzato ha cambiato la struttura economico-produttiva e sociale. Permane la guerra contro i cosiddetti ‘Stati canaglia’: Cuba, Venezuela, Siria, Libia, la Russia di Putin. Una guerra che può essere militare, ma anche economica e mediatica. Il capitalismo vive una crisi sistemica di sovrapproduzione che ricade fortemente sui paesi in via di sviluppo, quindi anche su Cuba.
Il congresso si sta svolgendo in una serenità assoluta. Le cose che vengono dette sono assolutamente vergognose. Si parla del riconoscimento del mercato come fosse chissà quale enorme novità. Cuba ha sempre riconosciuto il mercato perché questo non coincide col capitalismo. Questi ignoranti dei giornali italiani di ‘sinistra’, della cosiddetta ‘sinistra’, devono sapere che il mercato è pre-esistente al capitalismo. Quindi il problema non è il mercato, ma logica che passa per il mercato. Cioè se beni e settori strategici e i beni di prima necessità sono di proprietà pubblica o meno.
Cuba ha sempre convissuto con il mercato perché ovviamente non è un paese fuori dal contesto internazionale. Però ha mantenuto pubblici tutti i settori strategici. L’energia continua ad essere pubblica, così come trasporti e telecomunicazioni. Tutto permane pubblico e gratuito. Quindi se fa paura la parola mercato, i signori sapessero che il mercato preesisteva.
Già nelle linee di attualizzazione e modernizzazione della pianificazione socialista del 6° Congresso, si affermava che uguaglianza e egualitarismo non sono la stessa cosa. Cuba gravata da un micidiale blocco economico non poteva mantenere forme anacronistiche. Per cui si è aperta a forme di lavoro che chiamiamo privato. Oggi a esempio ci sono una serie di piccoli bar che vengono gestiti in maniera privata, ossia i gestori non sono più dipendenti statali. Questo vale solo per attività non strategiche.
Per quanto riguarda la questione della terra?
La proprietà privata in agricoltura: già nel Congresso del 2011 e poi ratificato nel 7° Congresso del 2016 si è avviato l’usufrutto della terra. Cosa significa? Che la terra rimane di proprietà dello Stato ma viene concessa in uso per 30 anni agli agricoltori. Se nei trent’anni la produttività è buona: quindi si ottengono prodotti sia per lo Stato per che per il mercato. Alla fine dei trent’anni l’usufrutto viene rinnovato. Altra grande idiozia della stampa.
Cuba rinuncia al comunismo?
Sparisce la parola comunismo. C’è l’articolo 6 della vecchia Costituzione dove si afferma che la società socialista procede verso il comunismo. Nella nuova costituzione si afferma che la società socialista va migliorata e attualizzata, per il cammino nel socialismo, con le strutture di democrazia di base con al centro il Partito. Anche qui ignoranza.
Filosofica, non solo politica. Che cos’è il comunismo? Il movimento reale che distrugge e supera lo stato presente delle cose. Questo dice Marx. Per arrivare a questa società ‘utopica’ bisogna prima passare per la transizione dal capitalismo al socialismo, dal socialismo al comunismo e poi arrivare alla società degli assolutamente liberi e uguali. Quella comunista. Ma non si è mai realizzata, neanche in Unione Sovietica. Poiché il comunismo è un processo di divenire storico che necessita del passagio per varie fasi di transizione.
Cosa ratifica la nuova Costituzione? Che c’è una transizione al socialismo. Che altro deve dire? Se c’è la democrazia di base e socialista, se c’è il Partito Comunista, si difende tutta la proprietà pubblica e socialista. Se l’economia e la società si basano su questi principi, non mi crea nessun problema.
Il riconoscimento del matrimonio omosessuale e alcune modifiche al sistema economico. Qualcuno ha provato a mettere le due questioni in contrapposizione.
Altra questione che viene messa in risalto quasi in maniera negativa. Nella Costituzione viene riconosciuto che ci si possa sposare tra due persone anche dello stesso sesso. Forse l’Italia è in stato di arretratezza. Si tratta di un avanzamento che da un insegnamento forte ai paesi capitalistici o riformisti che si ritengono più evoluti e a questa sinistra sciocca che non capisce più dove va il mondo. Perché il fatto che Cuba ratifichi il matrimonio omosessuale è un fatto estremamente importante e avanzato da cui bisognerebbe riprendere.
Quindi la società civile che si evolve, i matrimoni omosessuali, la permanenza della proprietà pubblica in tutti i settori strategici con forme di proprietà privata in quelle attività non centrali e strategiche rappresentano la modernizzazione e il rafforzamento della società socialista.
Su questo punto vorrei ribadire quello che Fidel e Raul hanno stabilito con fermezza per Cuba: i diritti sono un blocco unico o non sono. I diritti civili possono progredire solo insieme ai diritti sociali. Questo Cuba lo ha chiaro, l’Europa che nega a milioni il diritto ad un’esistenza degna purtroppo no.
Spesso le critiche più ingenerose nei confronti di Cuba e dei paesi socialisti dell’America Latina giungono proprio da certi settori di sinistra. Perché?
E’ chiaro che questa sinistra serva del patronato, questo centrosinistra espressione delle corporazioni finanziarie in tutta Europa è messo in discussione da quello che avviene a l’Avana. E’ la loro nemesi.. Ed è per questo reagisce in questo modo schizofrenico e puerile contro Cuba. Il processo rivoluzionario a Cuba simboleggia ogni giorno il prezzo del fallimento della sinistra in Europa. In Italia l’abbandono dell’idea socialista, precedente al periodo di Bertinotti e risalente ai tempi del PCI di Berlinguer, è divenuta mossa strategica. L’abbandono completo dell’idea di trasformazione in chiave socialista della società capitalista viene messo in discussione da una piccola isola senza alcuna risorsa naturale, con 11 milioni di abitanti e a 90 miglia dagli USA, nonostante un blocco economico infame e con 3800 morti causati da attentati della CIA, che riesce a realizzare il socialismo ed essere punto di riferimento a livello internazionale. Basti pensare alla concreta solidarietà verso Mandela e alla lotta di liberazione dal colonialismo dei popoli africani come in Angola, alle migliaia di medici cubani inviati in ogni parte del mondo che hanno contribuito a sconfiggere virus micidiali come l’ebola, agli insegnanti per sostenere la creazione dell’ALBA. Al sostegno ai presidenti Chavez ed Evo Morales. Cuba mette con le spalle al muro la sinistra parolaia europea. Cuba mostra che si può fare anche in un mondo capitalista se c’è la volontà della trasformazione e della rottura. Invece la sinistra europea ha rinunciato.
E lo stesso avviene ora con il Nicaragua di Ortega. Come è possibile che i principali avversari delle rivoluzioni progressiste che hanno emancipato dalla povertà milioni di persone provengano proprio da quella che in Europa si definisce “sinistra”?
Si è triste, ma è proprio così. Lo stesso è avvenuto con il Venezuela e l’appoggio all’estrema destra che ha tentato di rovesciare in modo violento il presidente Maduro. Lo stesso è avvenuto in altri paesi del Medio Oriente. Si tenta di destabilizzare con rivoluzioni colorate tutti quei governi che non si piegano all’imperialismo degli Stati Uniti e quello ancora più subdolo dell’Unione Europea. Che dire di quella specie di sinistra che chiede più Europa, cioè chiede più colonialismo e attacca tutti quei governi che dal neo-colonialismo e dalle barbarie del nostro tempo tentano di emanciparsi? Pe rispondere faccio mio le parole del grande intellettuale argentino Atilio Boron sulla “miopia della sinistra che approva il golpe in Nicaragua” e apre le porte alla destra neo-coloniale. E, su quello che sta accadendo in Nicaragua in questi giorni, faccio soprattutto quelle di Stella Calloni che ha dichiarato: “E’ vergognoso e allarmante che non si dica veramente chi stia armando i terroristi che attaccano i popoli e uccidono in modo atroce una moltitudine di persone. Non è stato il governo di Ortega. Sono stati i terroristi, sono stati gruppi violenti come è accaduto in Venezuela. E’ tanto difficile vederlo?” Per qualche finto progressista sembra proprio di si.
Che fare? Da dove ripartire?
Il compito della sinistra, dei comunisti e dei rivoluzionari in Europa è far emergere le contraddizioni che ci sono nel nostro paese e in Europa. Per esempio mettere al centro la battaglia contro gli imperialismi, contro Trump e l’Unione Europea. Uscire dalla NATO. Creare nuove relazioni internazionali, aprire ad altri paesi. Uscire dall’Unione Europea e dall’euro. Rimettere al centro la questione capitale-lavoro per ridare forza ai nuovi soggetti del lavoro. Rimettere al centro la questione di genere e il conflitto capitale-ambiente. Fuori dagli schemi di un Partito Democratico che ormai rappresenta solo gli interessi delle multinazionali. Come dimostrato in maniera lampante negli ultimi giorni dalla vicenda umana che riguarda il manager Marchionne: i media legati al Partito Democratico hanno fatto sfoggio del più totale servilismo nei confronti della multinazionale FIAT-FCA.