Il fallito tentativo d’assassinio del Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, si somma alla lunga catena di azioni di destabilizzazione, tentativi di colpi di Stato, boicottaggi, sanzioni di guerra economica e mediatica che la Rivoluzione Bolivariana ha dovuto affrontare.
Si tratta di una chiara strategia di guerra non convenzionale che opera su distinte scale con una messa a fuoco su diversi settori: militare, economico, mediatico, diplomatico, politico e sociale.
Rispetto al fallito attentato perpetrato contro di lui lo scorso 4 agosto, Maduro ha annunciato che presenterà prove indiscutibili che incriminano il Governo della Colombia in questi fatti, ha informato TeleSur.
Il mandatario ha anche assicurato che gli esecutori del piano di omicidio sono stati addestrati nella città di Chinacotá, nel dipartimento di Santander in territorio colombiano.
«È chiaro e ci sono prove sufficienti sulla partecipazione del governo uscente della Colombia. Abbiamo l’ubicazione e i nomi a Chinacotá, nel nord di Santander, dove gli assassini, i terroristi si addestravano con allenatori colombiani».
Il ministro degli Interni, Giustizia e Pace, Néstor Reverol, ha segnalato che uno degli implicati ha un ordine di cattura per il vincolo con l’attacco al Fuerte Paramacay del 2017, mintre un altro era stato recluso per la sua partecipazione alle guarimbas del 2014.
Il Capo di Stato ha dichiarato che i colpevoli dell’azione terrorista sono già stati catturati e le informazioni ufficiali parlano di sei detenuti