Specialisti e professionisti del settore hanno assicurato che la stampa e i giornalisti siamo essenziali nel processo di consultazione del popolo di Cuba sul Progetto di Costituzione, la più importante prova civica degli ultimi anni che è cominciata nell’Isola lunedì 13 agosto.
«In questo impegno che c’imponiamo, il punto di partenza dev’essere la costruzione del consenso che nasce dall’accettare l’opinione degli altri a favore del bene comune», ha valutato Ricardo Ronquillo Bello, presidente dell’Unione dei Giornalisti di Cuba (UPEC), durante il dibattito “La stampa in Cuba: all’incrocio della nuova Costituzione”.
Ronquillo, che ha partecipato per via digitale, ha assicurato che questo processo esige il maggior grado d’innovazione e creatività dei nostri professionisti nella piattaforme tradizionali e nei canali che offrono le nuove tecnologie dell’informazione, per far sì che questo dibattito sia trasparente e si mostri la forma in cui le istanze pertinenti lo raccolgono, lo valutano e lo considerano.
«La differenza di criteri arricchirà il progetto della nuova Costituzione, ha assicurato la Dott. In Scienze Giuridiche Martha Prieto, vice presidente della Società Cubana di Diritto Costituzionale, durante l’incontro realizzato nella sede della Upec della capitale.
Indubbiamente i giornalisti non potranno riflettere i dibattiti se non conoscono sono e non studiano il Progetto.
Martha Prieto, nel suo intervento ha dichiarato che s’intende per Costituzione quali sono i cambi essenziali della struttura di direzione del paese proposti dal progetto, cosa intendiamo per diritti e doveri dei cittadini e le nuove proposte che questo include.
È imprescindibile per il settore analizzare, inoltre, quello che dispone il nuovo documento sui diritti relazionati alla comunicazione.
«Per questo è inevitabile lo studio delle Costituzioni cubane precedenti», ha specificato la Dott. in Scienze delle comunicazioni Rosa Miriam Elizalde, prima vice presidente della UPEC.
La specialista ha spiegato che dalle Costituzioni mambì, cominciando da quella di Guáimaro nel 1869, la libertà di stampa è stata inclusa tra i diritti individuali dei cubani.
Indubbiamente la maggioranza di queste norme esprimevano il diritto relazionato con il soggetto che informa, ma non quello di chi riceve informazione.
Oggi tra le forze principali dell’attuale progetto, si delimitano chiaramente il diritto d’espressione, quello d’accesso all’informazione e quello della distribuzione dell’informazione – la stampa – ma nello stesso tempo si dichiara la disposizione che obbliga tutte le autorità e gli organismi dello Stato a rendere pubbliche le informazioni che possiedono», ha risaltato Elizalde.
Ed anche «Questo documento salvaguarda il ruolo politico e classista della nostra stampa definendo il tipo di proprietà di cui si sostenta – quella socialista di tutto il popolo – e pone un ostacolo alla possibilità di far risorgere il monopolio privato del settore dei media in Cuba», ha riconosciuto.
«Non si concepisce pensare nei diritti alla comunicazione e alla partecipazione sociale che questo documento dichiara, se non consideriamo il nuovo ambiente digitale che imposta non solo le forme al suo accesso, ma anche i meccanismi per la sua protezione, uso, conservazione e diffusione, partendo da un ragionamento etico di nuovo tipo attorno alla privacy, la proprietà intellettuale, l’accesso libero alla conoscenza …» ha terminato la prima vicepresidente.
Durante l’incontro realizzato nella sede della UPEC, nella capitale, giornalisti, accademici e specialisti hanno ricordato Antonio Moltó, presidente dell’organizzazione sino al 15 agosto del 2017 , a un anno dalla sua scomparsa fisica, con altri compagni del settore morti di recente : Ana María Radaelli, Jesús Hernández, Pedro Hernández Soto, Lázaro Fernández, Rafael Daniel, Renato Recio, tra gli altri.
La UPEC ha abilitato la direzione di posta elettronica constitucion@upec.cu per permettere ai giornalisti e alla popolazione in generale d’inviare commenti e proposte sul Progetto di Costituzione o sui riflessi nei media di questo dibattito popolare.