l’applicazione del “modello Honduras” contro il Venezuela
Mentre i media ed i governi regionali continuano a negare l’esecuzione dell’assassinio, contro il presidente Nicolás Maduro, il media finanziario internazionale Bloomberg ritorna a fornire piste sulla permanente cospirazione contro il paese.
In un articolo, pubblicato venerdì 17 agosto, una fonte di Bloomberg rivela che due dei gruppi che pianificavano fare il colpo di stato contro il Governo venezuelano si sono incontrati, nell’aprile di quest’anno a Bogotà, alcune settimane prima dell’attacco con droni del 4 agosto.
Il primo gruppo era composto da alcuni militari attivi delle quattro componenti della Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB), che cercavano di impedire le elezioni presidenziali del 20 maggio, sequestrare il presidente Nicolas Maduro e “giudicarlo”. Questi piani sono stati interrotti grazie al lavoro di intelligence delle forze di sicurezza dello Stato venezuelano, che hanno infiltrato la “Operazione Costituzione” (nome che era stato assegnato dai cospiratori) e arrestato una dozzina di questi militari ed alcuni civili.
Il secondo gruppo era composto principalmente da civili. Secondo Bloomberg, questi progettavano assassinare Maduro ed hanno chiesto al gruppo dei militari di unire le forze. In quell’incontro hanno mostrato video di droni armati imbarcati da Miami e testati in una fattoria colombiana. Questo dato concorda con le prove presentate dal Ministro della Comunicazione ed Informazione, Jorge Rodríguez, che mostrano che uno dei droni era stato manovrato in una fattoria nella città di Chinácota, situata a 45 chilometri da Cucuta, dipartimento di Santander Nord, dove sono stati addestrati i terroristi.
Bloomberg sostiene inoltre che il gruppo dei militari ha rifiutato partecipare, poiché i civili “sembravano poco professionali” ed inoltre non erano interessati ad uccidere Maduro. Uno dei partecipanti all’incontro di aprile, a Bogotà, ha detto a quel media che crede che le persone con cui il suo gruppo si è riunito siano gli autori del fallito attentato.
Diversi programmi che perseguono lo stesso fine, ma con metodi diversi, sono in pieno movimento contro il Venezuela, e ciò che viene rivelato da questo media internazionale lo conferma. Non c’è consenso sulla strategia da utilizzare contro il paese, e tutti competono per vedere chi impone il percorso che deve seguire l’intero ecosistema oppositore.
Un altro dato importante è che Bloomberg non mette in dubbio la veridicità dell’assassinio, al contrario fornisce dati che supportano l’indagine del Governo nazionale. Se le prove presentate dalle forze di sicurezza non fossero sufficienti, questo dovrebbe porre la parola fine alla speculazione mediatica su quanto accaduto il 4 agosto.
Perdite nelle FANB: da aprile 2002 ad agosto 2018
Anche se pubblicamente non si parla abbastanza di questo, la FANB è un obiettivo permanente per coloro che hanno come agenda politica attentare contro la sicurezza e stabilità del paese.
Dall’arrivo di Hugo Chavez a Miraflores, fattori politici interni (imprenditori, partiti politici, settori della Chiesa cattolica, ecc) ed esterni (governi alleati di Washington nella regione, multinazionali, ecc) hanno cercato nei militari una rapida soluzione al problema che, per loro, il chavismo rappresenta. La carta del classico colpo di stato è sempre stata sul tavolo, solo che non hanno mai potuto materializzarla.
In parte per la guida che ancora mantiene il Comandante Chávez all’interno della FANB e la lealtà che Nicolás Maduro si è guadagnato durante il suo primo mandato presidenziale. Tuttavia, nel 2002, diversi militari, la maggior parte della vecchia guardia, si sono apertamente pronunciati contro Chávez ed hanno svolto un importante ruolo nel colpo di stato che ha brevemente tolto dal potere il chavismo.
Uno dei casi più rappresentativi e pianificati della cospirazione militare è stato quello di Baduel, che ha dato inizio ad una nuova ondata di rivolte “da sinistra” nell’istituzione militare, tradizione continuata, più di recente, dall’ex ministro Miguel Rodriguez Torres.
L’ “Operazione Costituzione”, il “Golpe Azul” ed altri aborti di cambio di regime delineati in questo portale, evidenziano che la FANB tenti di essere infiltrata per accompagnare un complotto golpista contro il Governo venezuelano. La stessa è insistentemente e apertamente promossa da importanti settori del governo degli USA.
Ricordiamo il caso Honduras: l’esercito ha sequestrato Manuel Zelaya e lo ha portato fuori dal paese in pigiama, in seguito ad un ordine della Corte Suprema che ha dato legittimità al colpo di stato. Impossibile non fare il parallelismo con la recente “sentenza” dal parapetto del tribunale che l’antichavismo ha istituito a Bogotà, che ordina arrestare Maduro e imprigionarlo a Ramo Verde.
Non è un caso che uno degli operatori del colpo di stato contro Zelaya abbia dichiarato che l’esercito venezuelano è “l’unica istituzione capace di istigare una vera transizione politica in Venezuela”. Il “modello Honduras” è quello che alcuni settori propongono di seguire per il caso venezuelano.
Fino ad ora, il DGCIM e le altre agenzie di intelligence venezuelane hanno dimostrato una grande efficacia nel rilevare e neutralizzare questi movimenti. Ma il fantasma della congiura è presente ed è qualcosa che non può essere sottovalutato invocando il mantra dell’unione civico-militare, né si può minimizzare l’importanza di questa nella stabilità politica del paese.
E’ che uno dei punti di forza dello Stato venezuelano, di fronte alla multiforme aggressione internazionale, è stato proprio quell’unione che Chavez si è incaricato di ricostruire, cancellando i confini che artificialmente sono stati imposti tra il popolo ed il corpo militare. Rompere questa unità è uno degli obiettivi del Dipartimento di Stato e per questo utilizza molteplici risorse che vanno dalle operazioni psicologiche, come quelle usate contro la Guardia Nazionale Bolivariana durante la rivoluzione colorata del 2017, alla pressione attraverso sanzioni per gli ufficiali dell’alto comando militare.
Queste sanzioni cercano di infrangere le lealtà e promuovere movimenti di sedizione all’interno delle file del chavismo. Sebbene queste operazioni siano riuscite a toccare alcuni individualità e causare voci all’interno dell’unità militare, hanno fallito nel raggiungere il loro obiettivo finale: sostituire il chavismo ed ottenere il cambio di regime. Finora, l’unione civico-militare è stata un vaccino contro il colpo di stato.
A poche ore dall’entrata in vigore della riconversione monetaria ed una riforma globale dell’economia venezuelana, nel tentativo di recuperare un ordinato funzionamento, il “modello Honduras” può essere uno delle vie da tentare da parte degli operatori della guerra contro il Venezuela, con l’obiettivo di evitare la stabilizzazione del paese. Questo è ciò che soggiace alla pubblicazione di Bloomberg ed alla natura stessa del tentativo di omicidio.
Conclusione aperta
L’opposizione venezuelana internamente è smantellata e senza opzioni reali per poter prendere il potere con mezzi legali. Questo fa sì che la classe politica dell’anti-chavismo sia facile preda dell’agenda paramilitare, che li usa e li butta via a proprio piacimento. Juan Requesens è l’esempio più recente, ma lo sono anche Freddy Guevara e tutti i sindaci e deputati fuggiaschi che danzano al ritmo di un processo di intervento che li supera e per il quale sono totalmente superflui.
Questo perché i piani contro il Venezuela sono forgiati dai grandi centri di potere all’estero e dalle loro succursali regionali, non dal locale. E uno delle sue principali succursali è Bogotá.
Las pistas de Bloomberg y la aplicación del “modelo Honduras” contra Venezuela
Mientras medios y gobiernos regionales continúan negando la ejecución del magnicidio contra el presidente Nicolás Maduro, el medio financiero internacional Bloomberg vuelve a dar pistas sobre la permanente conspiración contra el país.
En un artículo publicado el viernes 17 de agosto, una fuente de Bloomberg revela que dos de los grupos que planeaban dar golpes de Estado contra el Gobierno venezolano se reunieron en abril de este año en Bogotá, semanas antes del ataque con drones del 4 de agosto.
El primer grupo estaba compuesto por algunos militares activos de los cuatro componentes de la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB), quienes pretendían impedir las elecciones presidenciales del 20 de mayo, secuestrar al presidente Nicolás Maduro y “enjuiciarlo”. Estos planes fueron abortados gracias a las labores de inteligencia de los cuerpos de seguridad del Estado venezolano, quienes infiltraron la “Operación Constitución” (nombre que le habían asignado los conspiradores) y arrestaron a una docena de estos militares y un par de civiles.
El segundo grupo estaba compuesto en su mayoría de civiles. Según Bloomberg, estos planeaban asesinar a Maduro y les pidieron al grupo de los militares que unieran fuerzas. En dicha reunión mostraron videos de drones armados embarcados desde Miami y siendo probados en una granja colombiana. Este dato concuerda con las pruebas presentadas por el ministro de comunicación e información Jorge Rodríguez, las cuales demuestran que uno de los drones había sido maniobrado en una finca en la ciudad de Chinácota, ubicada a 45 kilómetros de Cúcuta, en el departamento Norte de Santander, en donde los terroristas fueron entrenados.
Bloomberg también afirma que el grupo de los militares se negó a participar, pues los civiles “parecían poco profesionales” y además no estaban interesados en matar a Maduro. Uno de los participantes en la reunión de abril en Bogotá dijo a ese medio que cree que las personas con las que se reunió su grupo fueron los perpetradores del magnicidio frustrado.
Varias agendas que persiguen el mismo fin pero con diferentes métodos están en pleno movimiento contra Venezuela, y lo revelado por este medio internacional lo corrobora. No hay consenso en cuanto a la estrategia a utilizar contra el país, y todos compiten por ver quién impone su ruta como la que debe seguir todo el ecosistema opositor.
Otro dato importante es que Bloomberg no pone en duda la veracidad del magnicidio, por el contrario aporta datos que sustentan la investigación del Gobierno nacional. Si las pruebas presentadas por los cuerpos de seguridad no eran suficientes, esto debería poner punto final a la especulación mediática con respecto a lo ocurrido el 4 de agosto.
Goteras en la FANB: abril de 2002 hasta agosto de 2018
Aunque públicamente no se habla lo suficiente de ello, la FANB es un objetivo permanente para quienes tienen como agenda política atentar contra la seguridad y estabilidad del país.
Desde la llegada de Hugo Chávez a Miraflores, factores políticos internos (empresarios, partidos políticos, sectores de la Iglesia católica, etc.) y externos (gobiernos aliados a Washington en la región, empresas transnacionales, etc.) han buscado en los militares una solución rápida al problema que para ellos representa el chavismo. La carta del golpe clásico siempre ha estado sobre la mesa, sólo que nunca han podido materializarla.
En parte por el liderazgo que aún mantiene el Comandante Chávez dentro de la FANB y la lealtad que se ha ganado Nicolás Maduro durante su primer período presidencial. Sin embargo, en 2002 varios militares, la mayoría de la vieja guardia, abiertamente se pronunciaron en contra de Chávez y jugaron un papel relevante dentro del golpe de Estado que sacó al chavismo brevemente del poder.
Uno de los casos más representativos y planificados de la conspiración militar ha sido el de Baduel, quien dio inicio a una nueva ola de alzamientos “por la izquierda” en la institución castrense, tradición continuada más recientemente por el ex ministro Miguel Rodríguez Torres.
La “Operación Constitución”, el “Golpe Azul” y otros abortos de cambio de régimen reseñados en este portal, evidencian que la FANB busca ser infiltrada para acompañar una agenda golpista contra el Gobierno venezolano. La misma es insistente y abiertamente promovida por importantes sectores del gobierno de Estados Unidos.
Recordemos el caso Honduras: el ejército secuestró a Manuel Zelaya y lo sacó del país en pijamas, previa orden de una Corte Suprema que le dio legitimidad al golpe. Imposible no hacer el paralelismo con la reciente “sentencia” del parapeto de tribunal que el antichavismo montó en Bogotá, que ordena detener a Maduro y encerrarlo en Ramo Verde.
No es casual que uno de los operadores del golpe contra Zelaya haya declarado que el ejército venezolano es “la única institución capaz de instigar una verdadera transición política en Venezuela”. El “modelo Honduras” es el que algunos sectores proponen seguir para el caso venezolano.
Hasta ahora, el DGCIM y demás organismos de inteligencia venezolanos han demostrado una gran efectividad para detectar y neutralizar estos movimientos. Pero el fantasma de la conjura está presente y es algo que no se puede desestimar invocando el mantra de la unión cívico-militar, como tampoco se puede minimizar la importancia que tiene ésta en la estabilidad política del país.
Y es que una de las fortalezas del Estado venezolano frente a la multiforme agresión internacional ha sido precisamente esa unión que Chávez se encargó de reconstruir, borrando las fronteras que artificialmente fueron impuestas entre pueblo y cuerpo castrense. Quebrar esta unidad es uno de los objetivos del Departamento de Estado, y para ello se vale de múltiples recursos que van desde las operaciones psicológicas, como las empleadas contra la Guardia Nacional Bolivariana durante la revolución de color de 2017, hasta la presión vía sanciones a los oficiales del alto mando militar.
Estas sanciones buscarían quebrar lealtades y promover movimientos de sedición dentro de las filas del chavismo. Aunque estas operaciones han logrado tocar a algunas individualidades y causar ruidos dentro de la unidad militar, han fracasado en cuanto a lograr su objetivo final: desplazar al chavismo y lograr el cambio de régimen. Hasta el momento, la unión cívico-militar ha sido una vacuna contra el golpe.
A pocas horas de entrada en vigencia de la reconversión monetaria y una reforma integral de la economía venezolana, en el intento por recuperar un funcionamiento ordenado, el “modelo Honduras” puede ser una de las vías a tentar por parte de los operadores de la guerra contra Venezuela, con el objetivo de evitar la estabilización del país. Esto es lo que subyace en la publicación de Bloomberg y a la naturaleza del intento de magnicidio en sí.
Cierre abierto
La oposición venezolana internamente está desmantelada y sin opciones reales de tomar el poder por la vía legal. Esto hace que la clase política del antichavismo sea presa fácil de la agenda paramilitar, que los utiliza y desecha a conveniencia. Juan Requesens es el ejemplo más reciente de esto, pero también lo son Freddy Guevara y todos los alcaldes y diputados prófugos que bailan al ritmo de un proceso de intervención que los supera y para el cual son totalmente prescindibles.
Esto debido a que los planes contra Venezuela se fraguan desde los grandes centros de poder en el extranjero y sus sucursales regionales, no desde lo local. Y una de sus principales sucursales es Bogotá.