Valorizzando il raggiunto e le sfide da affrontare 2011-2018
José Luis Rodríguez http://www.cubadebate.cu
Le definizioni adottate nel VII Congresso del PCC celebrato nel 2016, hanno gettato le basi per l’elaborazione di una strategia che permetta completare adeguatamente la creazione di condizioni per uno sviluppo sostenibile dell’economia cubana a medio termine.
Per raggiungere questi obiettivi -oltre alla crescita dell’efficienza economica basata sull’uso più efficiente delle risorse materiali ed umane disponibili- non è possibile ignorare l’impatto di fattori esterni che hanno una forte incidenza sulla performance economica del paese, tenendo conto dell’elevato grado di apertura esterna che ha raggiunto il 38,8% nel 2016.
È chiaro che non si tratta di scaricare la colpa delle nostre difficoltà su fattori esterni, al di fuori del nostro controllo. Ma non è neanche possibile ignorare come -nonostante gli sforzi compiuti- la congiuntura internazionale che il paese ha dovuto affrontare dallo stesso 2016, non ha permesso progressi con tassi di crescita sufficienti per raggiungere gli obiettivi fissati nel 2016 e 2017, né sia prevedibile un cambio che consenta assicurarli nel 2018.
Pertanto, dopo lo slancio raggiunto nel 2015 -quando è stata raggiunta una crescita del PIL del 4,4%- nel 2016, sono state affrontate condizioni esterne impossibili da prevedere e che hanno condotto ad una crescita di appena lo 0,5%. in quel periodo.
In effetti, due anni fa ci sono stati bruschi cambiamenti nella congiuntura esterna che hanno influenzato negativamente e fortemente l’economia nazionale, i cui elementi più importanti possono essere riassunti come segue:
– In primo luogo, nel campo dell’energia, a partire dalla combinazione delle forniture esterne di idrocarburi provenienti dal Venezuela e dalla produzione nazionale, sono stati ottenuti fino al 2015 cifre che consentivano un funzionamento accettabile dell’economia. Ma nel 2016 le consegne di petrolio equivalente importato dal Venezuela sono diminuite di circa il 40% nell’anno, a causa delle gravi difficoltà nella produzione di quel paese. A ciò si è aggiunto l’inizio di una tendenza al ribasso nella produzione di petrolio greggio domestico a causa dell’esaurimento dei pozzi, dopo essersi raggiunta, per diversi anni, una produzione di petrolio e gas leggermente superiore a 4,0 milioni di tonnellate all’anno. Questa situazione ha richiesto ulteriori acquisti di carburante dalla Russia e dall’Algeria per un valore di circa 100 milioni di dollari.
– In secondo luogo, la forte riduzione dei combustibili ha avuto effetti moltiplicatori marcatamente negativi in quasi tutti i settori dell’economia e anche nel consumo della popolazione. In tal modo, si è ridotto il valore aggiunto in diversi settori: Minerario (-3,7%); Industria manifatturiera (-4,6%); Industria dello zucchero (-19,4%); e Commercio (-2,5%). A ciò si è aggiunto il calo del 19,7% del valore delle esportazioni totali e del 10,6% nelle importazioni. A ciò si è aggiunto un aumento della liquidità nelle mani della popolazione -che è salito al 52,3% del PIL- e un deficit fiscale del 6,6% anche riferito al PIL, creando ulteriori pressioni inflazionistiche nell’economia.
– In terzo luogo e non è un dato minore, è stata mantenuta la pressione del blocco economico USA, il cui impatto nell’anno è stato calcolato in 4681 milioni di $.
– Infine, il paese ha sofferto gli effetti dell’uragano Matthew, che ha colpito 46466 case e causato perdite per 2431 milioni di $.
La congiuntura economica è stata ancora più complessa nel 2017.
^ In primo luogo, la riduzione dell’approvvigionamento di combustibile è rimasta su livelli pressoché uguali a quelli dell’anno precedente, ciò che ha nuovamente richiesto acquisti supplementari di idrocarburi, mentre la produzione nazionale di petrolio greggio è scesa a 3 milioni e 690 mila tonnellate.
^ In secondo luogo, al vincere le elezioni USA, nel novembre 2016, l’estremista di destra Donald Trump, è cessato l’ “effetto dimostrativo” positivo che l’inizio della normalizzazione delle relazioni con Cuba aveva causato nell’ambiente degli affari internazionali, un fattore che ha contribuito alla positiva performance economica raggiunta in particolare nel 2015. D’altra parte, nuove misure di aggressione contro Cuba -in particolare nel settore del turismo- che hanno iniziato ad essere attuate dalla nuova amministrazione USA, nel giugno 2017, hanno portato come conseguenza nuovi alti costi del blocco per il paese, che hanno raggiunto 4305 milioni di $ in un anno e 130179 milioni in quasi 60 anni di costante aggressione.
^ Infine, l’intenso uragano Irma ha devastato il paese nel settembre dello scorso anno, causando perdite record di oltre 13 miliardi di $ e danneggiato oltre 179000 abitazioni, oltre a significativi effetti distruttivi nel settore del turismo ed in agricoltura.
L’economia cubana -che aveva pianificato un discreto ritmo di crescita del 2% nel 2017- è riuscita solo ad incrementare il PIL dell’1,6% e -anche se non sono ancora disponibili tutte le statistiche ufficiali- secondo il il Ministro dell’Economia e Pianificazione si sono registrate “…inadempienze di: entrate attese dalle esportazioni di beni e servizi; disponibilità di combustibili; attuazione di specifici programmi di investimento e problemi climatici come l’acuta siccità e l’uragano “Irma”, che hanno colpito 12 province, causando pesanti perdite.” Inoltre è stato osservato che “Nell’attività industriale, la tesa situazione finanziaria durante l’anno ha portando ad identificare e dare priorità ai finanziamenti ed ai pagamenti ai fornitori che garantiscono le principali produzioni, ma non in tutti i casi, si è potuto raggiungere tale obiettivo.”
Attualmente i risultati economici del 2018 mostrano una crescita 1,1% del PIL nel primo semestre, cifre simile allo stesso periodo del 2017, nonostante le gravi conseguenze del detto uragano Irma che ha inciso negativamente sul turismo nei primi mesi dell’anno ed ha contribuito ad una produzione di zucchero di circa un milione di tonnellate di zucchero in questo raccolto, tra gli altri effetti. Né può essere trascurato che, tra il 2016 e il 2018, i prezzi all’esportazione dello zucchero scendono del 30%, mentre i prezzi delle importazioni di petrolio aumentano del 51,2% e quelli del cibo del 7,5%.
Per quest’anno, le stime del CEPAL hanno ubicato la crescita del paese a circa l’1,5%, mentre l’Economist Intelligence Unit lo stima all’1,7%.
Ciò è supportato da alcuni elementi essenziali, tra cui: l’arrivo di circa 4 milioni e 750 mila turisti nell’anno, con un ingresso lordo che può essere stimato in circa 3,4 miliardi di $; una produzione agricola ed industriale approssimativamente uguale allo scorso anno; una crescita del livello degli investimenti simile a quella raggiunta nel 2017, cioè superiore al 20%, unitamente ad un discreto aumento degli investimenti esteri diretti; a tutto questo si aggiunge una rinegoziazione e pagamento delle lettere di credito in sospeso in liquidazione -processo già avviato lo scorso anno- che permetta il restaurare la fornitura di importazioni essenziali per soddisfare la domanda interna in migliori condizioni.
Quindi si può concludere che, anche se il dato di crescita che si prevede per quest’anno è lontano dalle esigenze di uno sviluppo sostenibile non può essere trascurata ciò che può essere descritta come una estremamente sfavorevole situazione internazionale che sta dietro questo risultato e – conseguentemente- l’enorme sforzo che la nostra economia ha dovuto fare affinché non si produca una depressione di maggior conseguenze, mantenendo -allo stesso tempo- i stessi servizi sociali di base per la popolazione con il minore impatto possibile.
Ciò premesso, è giusto pensare che gli ostacoli esterni che abbiamo dovuto affrontare -con maggiore o minore efficienza- non devono farci perdere di vista che il paese ha le indispensabili risorse potenziali per affrontare le molto complesse circostanze del presente ed andare avanti senza perdere la visione a lungo termine e senza rinunciare alle conquiste ottenute in ordine sociale e politico, che solo il socialismo è in grado di garantire. Da noi dipende che così sia.
La política económica en Cuba: Valorando lo alcanzado y los retos a enfrentar (2011-2018) (IV)
Por: José Luis Rodríguez
Las definiciones adoptadas en el VII Congreso del PCC celebrado en el 2016, sentaron las bases para la elaboración de una estrategia que posibilite completar adecuadamente la creación de condiciones para un desarrollo sostenible de la economía cubana a mediano plazo.
Para lograr esos objetivos –además de un crecimiento de la eficiencia económica basado en el uso más eficiente de los recursos materiales y humanos disponibles- no es posible pasar por alto el impacto de factores externos que tienen una fuerte incidencia en el desempeño económico del país, tomando en cuenta el elevado nivel de apertura externa que alcanzaba un 38,8% en el 2016.
Es claro que no se trata de descargar la culpa de nuestras dificultades a factores externos, ajenos a nuestro control. Pero tampoco es posible obviar cómo -a pesar de los esfuerzos realizados-, la coyuntura internacional que el país ha debido enfrentar desde el propio año 2016, no ha permitido avanzar con ritmos de crecimiento suficientes para alcanzar los objetivos previstos en 2016 y 2017, ni es previsible un cambio que permita asegurarlos todavía en el 2018.
Es así que luego del impulso logrado en el 2015 –cuando se alcanzó un crecimiento del 4,4% en el PIB- en el 2016 se enfrentaron condiciones externas imposibles de predecir y que condujeron a que no se creciera más que un 0,5% en ese período.
En efecto, hace dos años se produjeron modificaciones abruptas de la coyuntura externa que impactaron negativamente y con mucha fuerza en la economía nacional, cuyos elementos más importantes pueden sintetizarse en lo siguiente:
En primer lugar, en el ámbito energético, a partir de la combinación de los suministros externos de hidrocarburos provenientes de Venezuela y la producción nacional, se lograron hasta el año 2015 cifras que permitían un funcionamiento aceptable de la economía. Pero en el 2016 las entregas de petróleo equivalente importado de Venezuela bajaron aproximadamente un 40% en el año, a partir de serias dificultades en la producción de ese país. A ello se sumó el inicio de una tendencia decreciente de la producción de crudo nacional debido al agotamiento de los pozos, luego de haberse alcanzado durante varios años una producción de petróleo y gas ligeramente superior a 4,0 millones de toneladas anuales. Esta situación demandó compras adicionales de combustible a Rusia y Argelia por un valor en torno a los 100 millones de dólares.
En segundo lugar, la fuerte reducción de los combustibles tuvo efectos multiplicadores notablemente negativos en casi todos los sectores de la economía y también en el consumo de la población. De tal modo, se redujo el valor agregado en diferentes sectores: Minería (-3,7%); Industria manufacturera (-4,6%); Industria azucarera (-19,4% ); y Comercio (-2,5%). A esto se sumó la caída de un 19,7% del valor de las exportaciones totales y del 10,6% en las importaciones. A ello se agregó un aumento de la liquidez en manos de la población –que se elevó hasta el 52,3% del PIB- y un déficit fiscal del 6,6% también referido al PIB, creando presiones inflacionarias adicionales en la economía.
En tercer lugar y no es un dato menor, se mantuvo la presión del bloqueo económico de Estados Unidos, cuyo impacto en el año se calculó en 4 681 millones de dólares.
Finalmente, el país sufrió los efectos del huracán Matthew, que afectó 46 706 viviendas y causó pérdidas por 2 431 millones de dólares.
La coyuntura económica fue aun más compleja en el 2017.
En primer término, se mantuvo la reducción en el suministro de combustible a niveles aproximadamente iguales a los del año anterior, lo que volvió a requerir compras adicionales de hidrocarburos, al tiempo que la producción nacional de crudo descendió a 3 millones 690 mil toneladas.
En segundo lugar, al ganar las elecciones de EEUU en noviembre del 2016 el ultraderechista Donald Trump, cesó el “efecto demostración” positivo que el inicio de la normalización de relaciones con Cuba había provocado en los medios de negocio internacionales, factor que contribuyó al positivo desempeño económico alcanzado especialmente en el 2015. Por otro lado, nuevas medidas de agresión a Cuba –particularmente en el sector turístico- que comenzaron a implementarse por la nueva administración norteamericana en junio del 2017, trajeron como consecuencia nuevamente elevados costos del bloqueo para el país, que llegaron a 4 305 millones de dólares en un año y a 130 179 millones a lo largo de casi 60 años de agresiones constantes.
Finalmente, el intenso huracán Irma asoló el país en septiembre del pasado año, causando pérdidas record por más de 13 000 millones de dólares y afectaciones en una cifra superior a las 179 000 viviendas, así como efectos destructivos de importancia en el sector turístico y en la agricultura.
La economía cubana –que había planificado un discreto ritmo de crecimiento del 2% en el 2017-, solo logró incrementar el PIB en 1,6% y –aun cuando aún no están disponibles todas las estadísticas oficiales- según Ministro de Economía y Planificación se registraron “…incumplimientos de: los ingresos previstos por exportaciones de bienes y servicios; la disponibilidad de combustibles; ejecución de determinados programas inversionistas y problemas climáticos como la aguda sequía y el huracán “Irma”, que afectó a 12 provincias, provocando cuantiosas pérdidas.” Por otra parte se señaló que “En la actividad industrial, la tensa situación financiera durante el año ha conllevado a identificar y priorizar los financiamientos y pagos a los proveedores que garantizan las principales producciones, pero no en todos los casos, se pudo alcanzar ese objetivo.”
En estos momentos los resultados económicos del 2018 muestran un crecimiento del 1,1% en el PIB durante el primer semestre, cifra similar a igual período del 2017, a pesar de las graves consecuencias del mencionado huracán Irma, que impactó negativamente en el turismo durante los primeros meses del año y contribuyó a una producción azucarera en torno a solo un millón de toneladas de azúcar en esta zafra, entre otros efectos. Tampoco puede pasarse por alto que, entre el 2016 y el 2018, los precios de exportación del azúcar bajan un 30%, mientras que los precios de las importaciones de petróleo suben un 51,2% y los de los alimentos se elevan un 7,5%
Para este año los estimados de CEPAL ubican el crecimiento del país en torno al 1,5% , mientras que el Economist Intelligence Unit lo estima en 1,7%.
Ello se apoya en algunos elementos esenciales, que incluyen: la llegada de un estimado de 4 millones 750 mil turistas en el año, con un ingreso bruto que puede calcularse en torno a 3 400 millones de dólares; una producción agropecuaria e industrial aproximadamente igual a la del pasado año; un crecimiento del nivel de inversiones similar al logrado en el 2017, es decir, superior al 20%, unido a un discreto aumento de la inversión extranjera directa; a todo esto se añade una renegociación y pago de las cartas de crédito pendientes de liquidación –proceso ya iniciado el pasado año-, que permita restaurar el suministro de importaciones indispensables para cubrir gradualmente la demanda interna en mejores condiciones.
Es así que puede concluirse que si bien la cifra de crecimiento que se pronostica para este año se aleja de las necesidades de un desarrollo sostenible, no puede pasarse por alto la que puede calificarse de extraordinariamente adversa coyuntura internacional que se encuentra tras ese resultado y –consecuentemente- el enorme esfuerzo que nuestra economía ha debido realizar para que no se produzca una depresión de mayores consecuencias, manteniendo –al mismo tiempo- los servicios sociales básicos de la población con el mínimo de afectaciones posibles.
Por todo lo anterior, es justo pensar que los obstáculos externos que hemos debido enfrentar –con mayor o menor eficiencia- no deben hacernos perder de vista que el país cuenta con los recursos potenciales indispensables para enfrentar las muy complejas circunstancias del presente y salir adelante sin perder la visión de largo plazo y sin renunciar a las conquistas logradas en el orden social y político, que solo el socialismo es capaz de garantizar. De nosotros depende que así sea.