Ogni voto della seconda tornata di elezioni che si realizzerà il 28 ottobre sarà un attentato o un impulso per la democrazia del gigante sudamericano.
Le lezioni presidenziali realizzate domenica 7 in Brasile andranno a una seconda tornata tra i candidati Bolsonaro, del Partido Sociale Liberale (PSL), e Haddad, del Partito dei Lavoratori (PT).
Con questo panorama è evidente lo stabilimento di nuove alleanze con i candidati che non hanno avuto accesso a questa istanza che deciderà chi diverrà il prossimo presidente della nazione, dal 2019 al 2023.
Ci sono mote cose in pericolo nella prossima votazione, non solo per i brasiliani ma per il futuro dell’America Latina ci si può aspettare che un Bolsonaro candidato dell’estrema destra, la cui campagna elettorale è stata marcata dalle sue scandalose dichiarazioni che lo indicano come “razzista”, “omofobo”, difensore della pena di morte. Altri lo chiamano il Trump brasiliano.
Vale la pena chiedersi come mai con questa traiettoria è stato il candidato con la percentuale più alta di voti validi.
Inoltre c’è la popolazione a cui è stato proibito scegliere il suo rappresentante, quella che acclamava : Luiz Inácio Lula Da Silva.
Al suo posto discute la presidenza Fernando Haddad, che può attrarre parte dei voti di Lula, soprattutto coloro che hanno le entrate minori, nel nordest del paese e che apprezzano i miglioramenti sociali ottenuti con l’ex presidente.
Il popolo brasiliano ha il potere di decidere il suo futuro, di andare al disopra delle manipolazioni mediatiche, la corruzione, gli inganni, le false promesse e di eleggere come lo avrebbe fatto con Lula, che il sistema giudiziario del loro paese ha eliminato.
«Don denaro» è poderoso, le cupole politiche lo sono a loro volta, ma quando un popolo decide di uscire dall’ostracismo, difendere i suoi diritti, i suoi principi, quando è capace di unirsi per il bene comune, può smantellare qualsiasi tentativo d’annullamento della democrazia.
La realtà per la nazione brasiliana oggi è l’atmosfera di perplessità e irritazione che esiste in questo paese dopo gli scandali di corruzione, la dolorosa crisi economica degli ultimi anni che ha permeato differenti ambiti della vita quotidiana.
Ci sono vari segnali che i brasiliani hanno votato con ira domenica 7. Un’inchiesta di Datafolha ha rivelato che questo era il sentimento di due su tre votanti.
Il confronto e la violenza attualmente sono tracce del Brasile al di là della politica. L’anno scorso il paese ha registrato un record storico di 63.880 uccisioni: una media di 175 al giorno con un tasso superiore a quello del Messico. La sensazione d’insicurezza ha influito a sua volta sul dibattito elettorale.