Yeilén Delgado Calvo
Ci sono città rapide, con giorni effimeri, individualità che si accalcano, senza quasi incrociare gli sguardi. Esistono anche città lente, quasi rurali, dove la vita è dolce e contemplativa. E altre, come Matanzas, che sono ripartite tra oggi e ieri, marcate dalle vecchie pietre dei muri e dalla baia dei commiati e dei ritorni.
Là dove il mare avvolge tutto con la sua presenza di un pallido verde infinito, l’India addormentata custodisce gli amori svegli, dove la Calzada de Tirry si disordina e i sognatori si estasiano negli angoli del ponte e non c’è altro che l’anima che cresce e straripa.
Per questo i poeti, i pittori, il teatro, i burattini, la danza… perché gli indifferenti scompaiono davanti al Sauto sobrio, davanti a Monserrate, Narváez, le Caverne di Bellamar, la sua Calle del Medio selciata d’illusioni e ognuno ha il suo angolo preferito per lasciarle pezzettini di sé stesso, per doverle, in qualche pomeriggio inevitabile – oltre al privilegio di sentire- la morte.
La pazzia innamorata di Milanés, il silenzio eterno di Josefa Petronila, la mummia nel Palazzo di Junco; il pianoforte della Farmacia Triolet e i suoi misteri, i fischi all’alba del treno di Hershey, i libri della Vigía… tutto è parte di questa Atene lucida e discreta nell’occidente di Cuba, che solo nell’arte può raccontarsi a se stessa.
Il Teatro Principale, i fortunati parchi La Libertad e La Catedral, le biblioteche e il loro odore di tempo che si è fermato, sono parti tra migliaia della città dei ponti che resiste a questo destino di transito tra capitale e spiagge.
Ogni abbandono ha avuto il suo reclamo, ogni spazio che rinasce è un verso che le si scrive.
Trecento venticinque anni dal battesimo con il nome insanguinato e ribelle, per i suoi figli nati lì, per gli adottati, ed anche senza bere l’acqua magnetica del Pompón, è impossibile non sentire questa nostalgia che immalinconisce la poesia e si calma solo con il ritorno. Emozionano ancora San Carlos e San Severino de Matanzas.
Giovedì 11 ottobre è stata celebrata nel pomeriggio un’Assemblea Solenne per il compleanno della città nel Teatro Sauto, Monumento Nazionale, colosseo che oggi si apprezza ancora di più dopo una ristrutturazione generale. Nella cerimonia ha parlato lo storiografo della città, Ercilio Vento Canosa.
Poi la piazza della Vigía, sito della fondazione della piccola città, è stata lo scenario della Gala Matanzas, concerto in tre tempi.
Il programma per commemorare la data si estenderà sino al prossimo lunedì 22
Ventura de Jesús