Benvenuti a casa

José Angel Portal Miranda www.cubadebate.cu

Cari medici:

Cinque anni fa, quando è iniziato il Programma Mas Medicos (Più Medici) per il Brasile, non immaginavamo che avremmo affrontato le circostanze che ci hanno portato, oggi, ad essere qui.

Vi diamo un caloroso benvenuto in Patria, benché in realtà voi mai siete andati via, bensì avete portato Cuba, con voi, sino agli angoli più remoti del Brasile, sino al nord-est arido e povero, sino alla selva amazzonica ed anche all’interno delle baraccopoli satelliti che nascondono la miseria nelle grandi città.

Ora ritornate arricchiti dall’affetto e dall’ammirazione del popolo brasiliano; lo stesso che voi sapeste guadagnarvi dal primo giorno, con il vostro umanesimo, semplicità e professionalità.

Noi medici cubani siamo sempre stati al lato del dovere, persino nelle circostanze più complesse: in crisi politiche, in colpi di stato, in invasioni militari straniere, terremoti, uragani, in temibili epidemie come l’ebola e nei luoghi più selvaggi del pianeta; ma sempre sulla base del rispetto e del riconoscimento.

Le dichiarazioni, minacciose e provocatorie, del presidente eletto Jair Bolsonaro, ratificate il giorno dopo la sua elezione, ci hanno confermato che era disposto a danneggiare l’assistenza sanitaria di oltre 30 milioni di brasiliani. Mai si era offeso, tanto ed in così poco tempo, la nostra scuola sanitaria ed i nostri professionisti, mentendo grossolanamente, offrendo prebende legali con il perverso fine di ingannare, confondere, costruire una grande operazione di rottura del Programma e screditare, per tale via, una delle più grandi conquiste della nostra Rivoluzione.

Comprendiamo perfettamente che la decisione di non continuare nel Programma Mas Medicos ha un impatto sul popolo brasiliano, il che risulta doloroso per il nostro paese, che ha sempre considerato l’assistenza sanitaria come una questione di massima priorità, al di là di ogni considerazione di indole politica.

Conosciamo anche la ripercussione che ha sui progetti di ciascuno di voi e della sua famiglia, che in pochissimo tempo avete dovuto creare le condizioni minime per poter realizzare l’evacuazione che è stata necessario organizzare; ma, nello stesso modo in cui ci hanno insegnato a valutare con particolare sensibilità la vita dei pazienti; il popolo, le vostre famiglie e noi, siamo obbligati a difendere il valore che ognuno di voi riassume e garantisce il supporto alla sua dignità e sicurezza, a partire dal probabile scenario di ostilità, procedimenti penali, vessazioni e misure offensive che potreste affrontare con la presa di possesso di Bolsonaro.

Siate convinti che questo ritorno in patria non è un fine, ma un nuovo inizio. Il vostro lavoro sarà sempre utile e di estremo valore, avrete la possibilità di reincorporarvi nei vostri posti di lavoro, nuovi compiti nell’ordine professionale o potrete optare per una nuova missione all’estero, dove si richieda la vostra presenza e siate benvenuti e rispettati.

Sappiamo che vi accompagna un sentimento di rammarico per quello che lasciate alle spalle, per il paziente che dovevate seguire, per la comunità che cominciava a cambiare i suoi indicatori di salute, e anche perché vi preoccupa che cosa accadrà ai brasiliani che rimarranno senza attenzione medica. Così ci ha insegnato a pensare ed agire il dirigente storico della Rivoluzione, Fidel Castro.

Non si può fare a meno di emozionarsi al vedere le immagini ed ascoltare le storie degli addii organizzati, spontaneamente, in migliaia di punti dell’immensa geografia del Brasile. Loro sanno, come noi, che la superbia, l’arroganza e la mancanza di decoro di una minoranza dirigente e privilegiata in quel paese, è la responsabile per il fatto che voi siate stati costretti a lasciare il vostro posto di lavoro. Il popolo brasiliano e la storia sapranno consegnare a ciascuno le proprie responsabilità.

Ma voi potete sentirvi orgogliosi per il dovere compiuto. Il popolo cubano vi riceve per ciò che siete, veri eroi di questa Patria. Una patria che non sarà mai intimidita da minacce e provocazioni, né permetterà alcun affronto alla dignità ed al prestigio acquisiti con il sangue dei suoi migliori figli.

Voglio ribadirvi che siamo orgogliosi di ognuno di voi, come lo siamo dal resto dei collaboratori cubani della salute che compiono missione in altri 66 paesi così come di quelli che garantiscono la salute del nostro popolo, in quello che potremmo chiamare la prima linea di combattimento.

Ognuno di voi conferma quella massima di Fidel, quando disse della nostra professione: “La cosa più importante dovrà essere la sua totale consacrazione al più nobile ed umano dei mestieri: salvare vite e preservare la salute. Più che medici, sarete gelosi guardiani della cosa più preziosa dell’essere umano; apostoli e creatori di un mondo più umano”.

Voi siete questo, siete più che medici; siete un simbolo del paese che vi ha formati ed una dimostrazione del tipo di uomini e donne a cui aspiriamo nella nostra società, basata sulla giustizia e l’umanesimo, non sulla legge del più forte.

Sappiamo che la Rivoluzione può contare su di voi e voi potrete sempre contare sulla Rivoluzione.

Benvenuti a Cuba e sentiate nel più profondo i versi dell’inno che oggi tutti abbiamo cantato: “La patria vi contempla orgogliosa”

Fino alla vittoria, sempre!



Bienvenidos a casa

JOSÉ ANGEL PORTAL MIRANDA

Queridos médicos:

Hace cinco años, cuando se inició el Programa Más Médicos para Brasil, no imaginábamos que enfrentaríamos las circunstancias que nos condujeron hoy a estar aquí.

Les damos una calurosa bienvenida a la Patria, aunque en realidad ustedes nunca se fueron, sino que se llevaron a Cuba consigo hasta los rincones más apartados de Brasil, hasta el nordeste árido y pobre, hasta la selva amazónica y hasta el interior de las barriadas satélites que esconden la miseria en las grandes ciudades.

Ahora regresan enriquecidos con el cariño y la admiración del pueblo brasileño; el mismo que ustedes supieron ganarse desde el primer día, con su humanismo, sencillez y profesionalidad.

Los médicos cubanos siempre hemos estado al lado del deber, aún en las circunstancias más complejas: en crisis políticas, en golpes de Estado, en invasiones militares extranjeras, terremotos, huracanes, en epidemias temibles como el Ébola y en los lugares más agrestes del planeta, pero siempre sobre la base del respeto y el reconocimiento.

Los pronunciamientos amenazantes y provocadores del presidente electo Jair Bolsonaro, ratificados al día siguiente de su elección, nos confirmaron que estaba dispuesto a afectar la atención de salud de más de 30 millones de brasileños. Nunca se había ofendido tanto y en tan corto tiempo a nuestra escuela de salud y a nuestros profesionales, mintiendo de forma grosera, ofreciendo prebendas legales con el perverso fin de engañar, confundir, construir una gran operación de ruptura del Programa y desacreditar, por esa vía, una de las conquistas más grandes de nuestra Revolución.

Entendemos perfectamente que la decisión de no continuar en el Programa Más Médicos, tiene un impacto en el pueblo brasileño, lo cual resulta doloroso para nuestro país, que siempre ha considerado la atención de salud como un asunto de máxima prioridad, más allá de cualquier consideración de índole política.

También conocemos la repercusión que tiene en los proyectos de cada uno de ustedes y su familia, que en muy poco tiempo han tenido que crear el mínimo de condiciones, para poder cumplir la evacuación que ha sido necesaria organizar; pero como mismo nos han enseñado a valorar con especial sensibilidad la vida de los pacientes; el pueblo, sus familias y nosotros, estamos en la obligación de defender el valor que cada uno de ustedes resume y garantizar el respaldo a su dignidad y seguridad, a partir del probable escenario de hostilidad, procesos penales, hostigamiento y medidas ofensivas que podrían enfrentar con la toma de posesión de Bolsonaro.

Estén convencidos que este retorno a la patria no es un final, sino un nuevo comienzo. Su labor siempre será útil y de extremo valor, tendrán la posibilidad de reincorporarse a sus puestos de trabajo, nuevas tareas en el orden profesional o podrán optar por una nueva misión en el exterior, donde se requiera su presencia y sean bienvenidos y respetados.

Sabemos que los acompaña un sentimiento de pesar por todo lo que dejan atrás, por el paciente al que había que darle seguimiento, por la comunidad que comenzaba a cambiar sus indicadores de salud, y también porque les preocupa qué pasará con los brasileños que quedarán sin atención médica. Así nos enseñó a pensar y actuar el líder histórico de la Revolución, Fidel Castro.

Uno no puede menos que emocionarse al ver las imágenes y escuchar las historias de las despedidas organizadas de manera espontánea en miles de puntos de la inmensa geografía de Brasil. Saben ellos, igual que nosotros, que la soberbia, la prepotencia y la falta de decoro de una minoría dirigente y privilegiada en ese país, es la responsable de que ustedes se hayan visto obligados a dejar sus puestos de trabajo. El pueblo brasileño y la historia sabrán otorgar las responsabilidades a cada cual.

Pero ustedes pueden sentirse orgullosos por el deber cumplido. El pueblo cubano los recibe como lo que son, verdaderos héroes de esta Patria. Una patria que no se amedrentará jamás ante las amenazas y las provocaciones, ni permitirá afrenta alguna a la dignidad y el prestigio ganado con la sangre de sus mejores hijos.

Quiero reiterarles que estamos orgullosos de cada uno de ustedes, como lo estamos del resto de los colaboradores cubanos de la salud que cumplen misión en otros 66 países, así como de quienes garantizan la salud de nuestro pueblo, en lo que podríamos llamar el primer frente de combate.

Cada uno de ustedes confirma aquella máxima de Fidel, cuando dijo sobre nuestra profesión: “Lo más importante habrá de ser su consagración total al más noble y humano de los oficios: salvar vidas y preservar la salud. Más que médicos, serán celosos guardianes de lo más preciado del ser humano; apóstoles y creadores de un mundo más humano”.

Ustedes son eso, son más que médicos; son un símbolo del país que los formó y una muestra del tipo de hombres y mujeres a los que aspiramos en nuestra sociedad, basada en la justicia y el humanismo, no en la ley del más fuerte.

Sabemos que la Revolución puede contar con ustedes y ustedes siempre podrán contar con la Revolución.

Bienvenidos a Cuba y sientan en lo más hondo los versos del himno que hoy todos hemos cantado: “La patria los contempla orgullosa”

¡Hasta la victoria, siempre!

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