Comandando

Perché le date si ripetono ogni 12 mesi, perché c’è un calendario antico come l’uomo per contare le età, sentire il polso del tempo, marcare il momento esatto degli avvenimenti della storia, a cui torniamo una volta ogni anno per ricordare quello che è passato.

Contare i giorni è un capriccio umano che archivia quello che è trascendente, memorabile, luminoso, e nello stesso tempo la commozione, quel che è  tragico, … quel che è triste, e la morte è uno di quei dolori che opprimono per istanti il petto, ma elevano e innalzano se “l’opera della vita” è stata buona.

Ci sono esistenze così, di portata universale, tanto nazionale, tanto di casa, tanto da amico, che si vede sempre camminare alla nostra destra una massa di immortali. Tra loro quello vestito di verde olivo che dallo spazio di due anni tira e spinge, allerta e da luce ai passi di quest’Isola con uguale forza vitale dei suoi 90 precedenti.

In questo popolo manca chi lo ascolta quotidianamente nel ripasso dei suoi pensieri?

Manca davvero se c’è una foto che offre il sorriso barbuto in una parete della scuola, all’entrata di un laboratorio, nella ricorrenza, nel verso, nella canzone?

Può darsi che manchi sì, se a noi resta l’impressione malleabile del manifesto, della freddezza della medaglia con le sue frasi, nella formalità dei mattutini, nella nullità di quel che è sensibile nel servizio trasformato in maltrattamento, in chi non fa del suo lavoro un sacerdozio, perché non sa ascoltare, attendere, consigliare, accompagnare nella gestione di soluzioni, o alleggerire le urgenze degli altri.

Lo seguiamo quando  facciamo come lui e costruiamo e creiamo e resistiamo e superiamo gli assedi e ci innalziamo su scudi di dignità se qualcuno aggredisce la nobiltà e la solidarietà di questo popolo che è ragione e condizione di nascita.

Essere Fidel non è ricordarlo, è replicarlo nelle cose grandi e in quelle piccole che ci affermano cubani, nel saggio quotidiano dell’umano e del virtuoso che significa far trionfare tutti i giorni la stessa Rivoluzione la sua, trascendente, vitale; così come l’uomo e leader che comanda sempre, al di là del tempo e nonostante gli annuari.


Fidel, è vivo ed è eterno

«Fidel oggi è necessario e vitale. La sue parole sicure, le sue denunce contro gli orrori dell’imperialismo, la sua preoccupazione per il pianeta e la sua solidarietà con gli umili della terra, sono bandiere che non cadranno mai dalle nostre mani».

Ronal Hidalgo Rivera, secondo segretario dell’Unione dei Giovani Comunisti  (UJC), lo ha detto durante la veglia polito – culturale che è stata realizzata nella notte di sabato 24, in omaggio al secondo anniversario della scomparsa fisica del Comandante in Capo, che è stata presieduta da Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri.

«Oggi non siamo qui per ricordare la sua assenza», ha assicurato Hidalgo Rivera,«né per lamentare la sua partenza per l’immortalità. Noi siamo qui perché sentiamo la sua presenza e perché in questi due anni la sua grandezza è cresciuta, le sue idee si sono moltiplicate e il suo legato è diventato più che mai necessario ».

Durante la veglia in una scalinata che traspirava Fidel è stata reiterata la volontà delle nuove generazioni di innalzare e continuare la sua opera ed è stata ricordata la storia del giovane che in questa stessa Università divenne «rivoluzionario e marxsta- leninista» , quella del moncadista che si autodifese; quella dell’organizzatore della spedizione del Granma; quella del guerrigliero che scese vittorioso dalla Sierra e quella dello statista sempre proiettato verso il futuro, che allertò sulle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare la Rivoluzione che ci ha dato come legato e che dovremo sempre continuare a costruire … difendendola.

Sono state ascoltate un’altra volta Canto a Fidel, La Lupe, Siempre es 26, Sentirse Cubano, El necio… versi e canzoni che fanno parte del nostro cammino rivoluzionario e che oggi come ieri condividiamo  con il Comandante.

Perché, come ha detto un repenti sta, Fidel e vivo ed è eterno: il Fidel morto non esiste.

Erano presenti all’omaggio dirigenti del Partito, dello Stato e del Governo con rappresentanti delle organizzazioni studentesche e dei movimenti giovanili.

Fidel… e una morte che non avverrà mai

 

Nella stessa università dove divenne rivoluzionario è tornato Fidel, questo sabato, ed è stato lì con i giovani in cui ha sempre creduto.

In loro, due anni dopo, che presto saranno decenni, secoli…, continua a nascere … moltiplicandosi.

La veglia politico – culturale in omaggio al secondo anniversario della scomparsa fisica del  Comandante, con la presenza del Presidente cubano, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, è stata appena un pretesto per riempire di generazioni, a nome di un paese, la scalinata dell’Università de L’Avana.

Di generazioni che lo hanno conosciuto, che lo hanno ascoltato e che devono continuare il suo impegno.

Li è stata ricordata, in un riassunto di vita che smentisce qualsiasi sospetto di morte la storia del giovane universitario, del moncadista che si autodifese dell’ organizzatore della spedizione del Granma, del guerrigliero che scese vittorioso dalla Sierra, dello statista, capace di intravedere il futuro, che allertò sulla difficoltà di portare avanti la Rivoluzione, la stessa che dobbiamo continuare a costruire … difendendola.

Lì ha parlato  Ronal Hidalgo Rivera, secondo segretario dell’Unione dei Giovani  Comunisti, che ha detto : «Fidel è oggi necessario e vitale  La sua parola sincera le sue denunce contro gl orrori dell’imperialismo, la su preoccupazione per il pianeta e la sua solidarietà con gli umili della terra, sono bandiere che non cadranno mai dalle nostre mani».

E si è anche sentito Fidel, come stesse parlando un’altra volta alla folla.

In uno dei discorsi scelti per la notte, Fidel si chiedeva se i giovani avrebbero ceduto la Rivoluzione, se l’avrebbero tradita … e ugualmente, come quando aveva parlato nel momento reale, i giovani di oggi hanno lanciato un NO vigoroso e forte di continuità, e questo No, rispondeva Fidel, è la sola cosa che possiamo sperare da voi.

La storia così capricciosa e sublime per opera della “casualità” si ripete.

La veglia è stata soprattutto un omaggio in chiave di poesie e canzoni; un omaggio senza stridori non necessari “all’ardente profeta dell’aurora”, che fece propria la necessità di “vivere senza avere un prezzo”,  “cosciente di quanto costò questo cielo ,quanto la terra amata, quanto alzare la bandiera che li ha visti immolarsi.
Per questo la tua storia crescerà perchè Fidel vivo è eterno e Fidel morto non esiste.

Fidel è semente che deve continuare e germinare

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