Come se ricevesse i figli della Patria che sotto altri cieli andavano assistendo il corpo e anche l’anima, il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, ha abbracciato 201 collaboratori che sono tornati a Cuba col secondo volo proveniente dal Brasile, venerdì 23.
Raúl è andato sino alla scaletta dell’aereo 96-300 della Cubana de Aviación, in compagnia di José Ramón Machado Ventura, secondo segretario del Comitato Centrale; Roberto Morales Ojeda, vicepresidente dei Consigli d Stato e de Ministri e José Ángel Portal Miranda, titolare di Salute Pubblica.
Due medici sono scesi con la bandiera nazionale, seguiti da un’altra coppia che portava la bandiera del gigante sudamericano, paese legato a Cuba, e poi una fila di camici bianchi, tutti commossi per le emozioni degli ultimi giorni e per il sorprendete ritorno.
Raúl ha stretto loro la mano o ha baciato. Li ha felicitati per la missione realizzata, ha chiesto i luoghi cubani di provenienza e quelli del Brasile dove hanno lavorato, si è interessato sulla durata del viaggio, gli anni dalla laurea e su quanto erano stanchi guardandoli in faccia.
Ha voluto sapere quando sarebbero tornati a casa e Morales Ojeda ha risposto: «Oggi stesso partono per le loro case, è tutto organizzato».
Alcuni sono scesi dall’aereo con i cellulari accesi per farsi delle fotografie con lui. Mossi dalla vicinanza che nasce dall’affetto, hanno chiesto di fare dei “selfie” ed hanno portato a casa la desiderata immagine con l’uomo che modestamente ha continuato l’opera del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, artefice di questo indistruttibile esercito di camici bianchi.
Raúl ha notato che la maggioranza de collaboratori che scendevano dall’aereo erano donne. Ed ha chiesto alcuni dati che ha riferito poi alla stampa: di 201 che sono tornati nel secondo volo, 143 erano donne; che ai cinque anni del
Programma Más Médicos hanno partecipato circa 20000 dottori cubani; che il 76,3% di loro sono donne e degli 8471 che attualmente lavorano in Brasile, il 66,2% sono cubane, che lì hanno apportato dignità alla professione.
E per non tralasciare nessun dettaglio, il Primo Segretario del Partito, con la delegazione che lo ha accompagnato venerdì, ha dialogato con l’equipaggio del 96-300 che ha portato di ritorno i medici e percorrerà la stessa rotta varie volte, sino a che tutti saranno tornati nell’Isola.
Il ricevimento di uomini e donne che con la loro dedizione quotidiana hanno lasciato un’orma nei luoghi più umili del Brasile, è stato indimenticabile perché là erano diventati la sola consolazione per milioni di poveri. Ora tornano carichi di storie, con la tristezza d’aver lasciato dietro di sé vincoli indimenticabili ed anche con la certezza dell’esempio che rappresentano per la loro sensibilità di fronte al dolore degli altri, la loro vocazione, il sacrificio e l’impegno sempre rinnovato di fare il bene.
Oggi la Patria li ha ricevuti e li ha abbracciati.
Ritornare con l’orgoglio del dovere compiuto
28.11 – Il settimo volo della Cubana de Aviación proveniente dal Brasile, che ha portato di ritorno in Patria i medici che hanno partecipato alla missione collaborativa nel paese amazzonico, è arrivato lunedì 26 al Terminal 3 dell’Aeroporto Internazionale José Martí de L’Avana.
I 204 medici provenienti da Sao Paulo sono stati ricevuti da MercedesLópez Acea, membro del Burò Politico del Comitato Centrale del Partito e dalla Dottoressa Regla Angulo Pardo, viceministro di Salute Pubblica, tra i vari funzionari.
Con l’arrivo del CU-2353 sono già quasi 1500 i medici che sono tornati con l’orgoglio del dovere compiuto dopo la decisione del presidente eletto del Brasile, Jair Bolsonaro di cambiare i termini del contratto con il quale Cuba partecipava al programma Más Médicos per il Brasile.
A nome dei suoi compagni, il Dottor Lázaro Ernesto Díaz Acosta ha parlato del significato del programma, sia per il popolo brasiliano che per i collaboratori cubani. «Molti siamo giunti in Brasile alla metà del 2017 con grandi desideri, aspettative e ansia d’aiutare un popolo che manca di risorse economiche. I primi medici con i quali hanno avuto contatto sono stati i cubani. Con noi non solo hanno trovato professionisti eccellenti e qualità, ma anche l’umiltà e la fiducia che caratterizzano i cubani», ha segnalato.
Poi ha aggiunto che con l’orgoglio e la soddisfazione del dovere realizzato, i collaboratori cubani ratificano ancora una volta l’impegno di servire la Patria nel luogo in cui è necessario.
La viceministro di salute ha segnalato che professionisti della salute ritornano con tutta la dignità, l’impegno e la dedizione alla nostra Rivoluzione.
«Voi rappresentate il disinteresse, lo spirito di solidarietà e la coscienza internazionalista», ha commentato.