Bolivia nel mirino degli USA

Arthur González https://heraldocubano.wordpress.com

Gli USA, nel proprio interesse di eliminare tutti i governi di sinistra in America Latina, serra le file, con le sue agenzie di intelligence e alcune ONG che sono lo schermo della CIA, per portare avanti i suoi programmi sovversivi e destabilizzare i paesi che non sono di suo gusto. In questi casi ci sono il Venezuela, il Nicaragua, la Bolivia e Cuba, che continua a resistere alle azioni più vecchie della regione.

In Venezuela e Nicaragua gli yankee impiegano i metodi di Gene Sharp, ideologo della “lotta non violenta”, che hanno dato buoni risultati in Polonia ed in altri paesi dell’Europa socialista, sviluppando le sue cinque fasi per destabilizzare l’ordine interno.

Ora è di nuovo il turno della Bolivia, istigando e distribuendo molto denaro per compiere atti di strada in proteste contro il presidente Evo Morales, qualcosa che hanno già fatto negli ultimi anni senza ottenere i risultati desiderati.

Davanti alla decisione del Tribunale Costituzionale dello Stato Plurinazionale della Bolivia, di accettare la candidatura di Evo Morales per le elezioni presidenziali 2019, il Dipartimento di Stato ha espresso “la sua profonda preoccupazione” per la decisione del detto Tribunale ed ha ufficialmente dichiarato che “per gli USA non è accettabile la decisione di dichiarare inapplicabile le disposizioni della Costituzione del paese, che proibisce ai funzionari eletti di compiere più di due mandati consecutivi, tra cui il presidente”.

Nella sua ingerenza negli affari interni dei paesi con governi non ben visti da Washington, la rappresentante Ileana Ros-Lehtinen, ha espresso, qualche mese fa, “la necessità che le nazioni inviino un messaggio chiaro alla Bolivia circa il desiderio di Morales di perpetuarsi al potere” ed ha aggiunto che “il popolo della Bolivia ha bisogno del nostro aiuto”, facendo un appello “a prestare attenzione a ciò che sta accadendo”.

Queste posizioni yankee sono motivate dal peso geopolitico che il presidente Evo Morales ha nella regione, ed anche dall’interesse USA ad accedere ai materiali strategici boliviani per la sua “sicurezza nazionale”.

Come parte della campagna contro Evo Morales, l’ex presidente della Bolivia, Jorge “Tuto” Quiroga, propone richiedere alla Commissione per i Diritti Umani dell’OSA che solleciti formalmente la Corte Interamericana dei Diritti Umani affinché decida se le rielezioni indefinite possano considerarsi un “diritto umano”, il tutto con l’unico scopo di invalidare la rielezione dell’attuale presidente che tanto ha fatto per il popolo boliviano, innalzando il livello economico del paese, che raggiunge già uno dei PIL più alti della regione.

Gli USA eseguono diverse manovre per ottenere di destabilizzare la Bolivia e per questo si usò a fondo l’USAID, dal 2006 al 2009.

Non si può dimenticare che, nel marzo 2004, l’USAID aprì, in Bolivia, l’Ufficio d’Iniziativa per la Transizione (OTI), che mirava ad “aiutare” a ridurre le tensioni nelle aree di conflitto sociale e sostenere la preparazione delle elezioni.

L’USAID, come schermo della CIA, ha contrattato la società yankee Casals & Associates, Inc. (C&A) per operare in Bolivia con oltre 13,3 milioni di dollari, distribuiti a 379 organizzazioni, partiti politici e progetti.

Quella stessa società USA realizza identiche attività sovversive a quelle che la DAI ha realizzato in Venezuela, perché la CIA si ripete costantemente nei suoi piani. E’ noto che la DAI e Casals & Associates, hanno forti legami con il Dipartimento della Difesa, il Dipartimento per l’Energia, Broadcasting Board of Governance, Voz de America, l’Ufficio per le Trasmissioni a Cuba, il Dipartimento della Sicurezza Interna, il Dipartimento di Stato e altri ancora.

La USAID-OTI ha svolto un forte ruolo di influenza sulla Assemblea Costituente boliviana per raggiungere il separatismo delle regioni ricche di risorse naturali come Santa Cruz e Cochabamba, seguendo le istruzioni di Washington che cercava di minare il governo di Evo Morales, penetrare ed infiltrare le comunità indigene, seminare il modello capitalista, e influire sui media promuovendo la propaganda filo-yankee ed anti-socialista.

A quel punto, Evo decise di espellere l’USAID dalla Bolivia, tagliandole i tentacoli che cercavano di destabilizzare l’ordine costituzionale del paese.

Un’altra delle agenzie che lavorano per la CIA, nella regione, è la National Endowment for Democracy (NED), la Fondazione Nazionale per la Democrazia, creata sotto l’amministrazione di Ronald Reagan per eseguire piani che prima erano realizzati dalla CIA.

L’USAID e la NED sono serbatoio di bilanci milionari del governo USA, per eseguire operazioni e piani sovversivi contro i governi che vogliono rovesciare.

Durante le elezioni del 2009 gli USA condussero una campagna mediatica per seminare la sfiducia del popolo contro Evo, diffondendo menzogne per infangare la sua immagine. Nonostante ciò vinse senza difficoltà.

In questi giorni riaffiorano alcune proteste di piazza contro la rielezione del presidente Evo Morales, sostenute dalla crociata propagandistica generata dalla NED e Human Rights Watch.

Gli argomenti sono gli stessi che diffondono a Cuba, Venezuela e Nicaragua, su una inventata impunità per i crimini violenti e violazioni dei diritti umani.

Secondo Human Rights Watch, “il governo del presidente Evo Morales ha creato un clima ostile per i difensori dei diritti umani, che compromette la loro capacità di lavorare in modo indipendente”.

Durante il periodo 2013-2018, la Casa Bianca ha destinato un totale di 70 milioni 349 mila 728 dollari per l’ “assistenza economica” alla Bolivia, attraverso sette programmi, attirando l’attenzione quello di “governo” per il quale sono stati assegnati più di 68 milioni di dollari, essendo l’unico programma che ha realizzato senza interruzioni.

E’ dimostrata l’ingerenza yankee negli affari interni della Bolivia, ed il loro desiderio di invaderla con idee, senza escludere l’opzione militare, come fanno in Venezuela e Nicaragua, con la marcata intenzione di rovesciare i loro dirigenti, perché non sono accettati dagli USA date le loro posizioni sovrane ed indipendenti che manifestano a favore dei loro popoli.

Non si sbagliava José Martí quando assicurò: “È più facile invadere un paese che tende le braccia, che un paese che volta le spalle”.


Bolivia en la mirilla de Estados Unidos

Por Arthur González

Estados Unidos en su interés por eliminar todos los gobiernos de izquierda en América Latina, cierra fila con sus agencias de inteligencia y algunas ONG, que son pantalla de la CIA, para llevar a cabo sus programas subversivos y desestabilizar a los países que no son de su agrado. En esos casos están Venezuela, Nicaragua, Bolivia y Cuba, que continúa resistiendo las acciones más añejas de la región.

En Venezuela y Nicaragua los yanquis emplean los métodos de Gene Sharp, ideólogo de la “Lucha No Violenta”, los que dieron buenos resultados en Polonia y otros países de Europa socialista, desarrollando sus cinco etapas para desestabilizar el orden interno.

Ahora toca el turno nuevamente a Bolivia, instigando y repartiendo mucho dinero para ejecutar actos callejeros en protestas contra el presidente Evo Morales, algo que ya hicieron en años recientes sin obtener los resultados deseados.

Ante la decisión del Tribunal Constitucional del Estado Plurinacional de Bolivia, de aceptar la candidatura de Evo Morales para las elecciones presidenciales de 2019, el Departamento de Estado expresó “su profunda preocupación” por la decisión de dicho Tribunal y declaró oficialmente que “para Estados Unidos no es aceptable la decisión de declarar inaplicables las disposiciones de la Constitución del país, que prohíbe a los funcionarios electos cumplir más de dos mandatos consecutivos, incluido el presidente”.

En su injerencia en los asuntos internos de los países con gobiernos no bien vistos por Washington, la representante Ileana Ros-Lehtinen, expuso hace unos meses, “la necesidad de que las naciones envíen un mensaje claro a Bolivia sobre el afán de Morales de perpetuarse en el poder y añadió que “el pueblo de Bolivia necesita nuestra ayuda”, haciendo un llamado “a prestar atención a lo que está sucediendo”.

Esas posiciones yanquis están motivadas por el peso geopolítico que tiene el presidente Evo Morales en la región, y también por el interés de Estados Unidos de acceder a materiales estratégicos bolivianos para su “seguridad nacional”.

Como parte de la campaña contra Evo Morales, el ex presidente de Bolivia, Jorge “Tuto” Quiroga, pretende solicitar a la Comisión de Derechos Humanos de la OEA que solicite oficialmente a la Corte Interamericana de Derechos Humanos, que decida si las reelecciones indefinidas pueden considerarse un “derecho humano”, todo con el único fin de invalidar la reelección del actual mandatario que tanto ha hecho por el pueblo boliviano, elevando el nivel económico del país, que ya alcanza uno de los PIB más altos de la región.

Estados Unidos ejecuta diferentes maniobras para lograr desestabilizar a Bolivia y para ello se empleó a fondo con la USAID, desde 2006 hasta 2009.

No se puede olvidar que, en marzo del 2004, la USAID abrió en Bolivia la Oficina de Iniciativa para la Transición (OTI), la que tenía por objetivo “ayudar” a reducir las tensiones en zonas de conflicto social y apoyar a la preparación de las elecciones.

La USAID, como pantalla de la CIA, contrató a la empresa yanqui, Casals & Associates, Inc. (C&A) para operar en Bolivia los más de 13,3 millones de dólares, distribuidos en 379 organizaciones, partidos políticos y proyectos.

Esa misma empresa estadunidense realiza idénticas actividades subversivas a las que realizó la DAI en Venezuela, porque la CIA se repite constantemente en sus planes. Es sabido que la DAI y Casals & Associates, tienen fuertes vínculos con el Departamento de Defensa, el Departamento de Energía, Broadcasting Board of Governance, la Voz de América, la Oficina para Transmisiones a Cuba, el Departamento de Seguridad Interior, el Departamento de Estado, y otros más.

La USAID-OTI jugó un fuerte papel de influencia sobre la Asamblea Constituyente boliviana, para lograr el separatismo de las regiones ricas en recursos naturales, como Santa Cruz y Cochabamba, siguiendo instrucciones de Washington que buscaba quebrantar el gobierno de Evo Morales, penetrar e infiltrar las comunidades indígenas, sembrar el modelo capitalista, e influir sobre los medios de comunicación promoviendo la propaganda pro yanqui y anti socialista.

Ante eso, Evo decidió expulsar a la USAID de Bolivia, cortándole los tentáculos que trataban desestabilizar el orden constitución del país.

Otra de las agencias que trabajan para la CIA en la región, es la National Endowment for Democracy (NED) Fundación Nacional para la Democracia, creada bajo la administración de Ronald Reagan para ejecutar planes que antes hacia la CIA.

La USAID y la NED son reservorio de presupuestos millonarios del gobierno de Estados Unidos, para llevar a cabo operaciones y planes subversivos contra los gobiernos que desean derrocar.

Durante las elecciones de 2009 Estados Unidos ejecutó una campaña mediática para sembrar la desconfianza del pueblo contra Evo, divulgando mentiras para empañar su imagen. A pesar de eso ganó sin dificultades.

En estos días vuelven a surgir algunas manifestaciones callejeras contra la reelección del presidente Evo Morales, apoyadas por la cruzada propagandística generada por la NED y Human Rights Watch.

Los argumentos son los mismos que difunden en Cuba, Venezuela y Nicaragua, sobre una inventada impunidad de delitos violentos y violaciones de derechos humanos.

Según Human Rights Watch, “el gobierno del presidente Evo Morales ha generado un clima hostil para los defensores de derechos humanos, que menoscaba sus posibilidades de trabajar de manera independiente”.

Durante el período 2013-2018, la Casa Blanca destinó un total de 70 millones 349 mil 728 dólares para la “asistencia económica” a Bolivia, mediante siete programas, llamando la atención el de “gobernanza” para el que asignaron más de 68 millones de dólares, siendo el único programa que han llevado a cabo sin interrupciones.

Está comprobada la injerencia yanqui en los asuntos internos de Bolivia, y sus deseos de invadirla con ideas, sin descartar la vía militar, como hacen en Venezuela y Nicaragua, con la marcada intensión de derrocar a sus dirigentes, porque no son aceptados por Estados Unidos, dada sus posiciones soberanas e independientes que manifiestan a favor de sus pueblos.

No se equivocó José Martí cuando aseguró: “Es más fácil invadir a un país que tiende los brazos, que un país que vuelve la espalda”.

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