La deriva mercenaria di Washington in Venezuela

Mision Verdad – http://aurorasito.altervista.org

La proclamazione e l’autonomina di Juan Guaidó a “presidente ad interim e presidente della transizione” in Venezuela, utilizzando l’Assemblea nazionale in disgrazie e squalificate nelle funzioni amministrative, suggeriva al Venezuela un’altra tappa del complotto della destabilizzazione.

Guaidó fu anche “autorizzato” ad assumere la presidenza del Venezuela dall’organo che si autoproclamava “Corte suprema di giustizia in esilio”, che mesi prima aveva proclamato Antonio Ledezma “Presidente della transizione in Venezuela”. Con lettera firmata a Washington, il cosiddetto tribunale, creato come istanza parallela alle istanze legittime del Venezuela, autorizzò Guaidó a prendere il potere. Nel contesto dell’assedio totale come quello subìto dal Venezuela, l’istituzione di istanze parallele parallele, come le corti supreme e i presidenti paralleli, prefigura le condizioni per lo smembramento della legittimità di cui il Presidente Nicolás Maduro è investito, almeno di fronte la comunità internazionale, il vero spazio in cui questi eventi vengono delimitati e sviluppati. Si tenta di frammentare le istituzioni venezuelane che, in teoria, legittimerebbero l’uso della forza contro lo Stato venezuelano coll’ipotesi del “salvataggio della democrazia”. Prima dell’autoproclamazione di Guaidó, le reazioni non si fecero aspettare da Washington attraverso molte sue importanti portavoce. Mike Pompeo, segretario di Stato; il senatore della Florida Marco Rubio; e John Bolton, consigliere di sicurezza di Trump, che dal 10 gennaio dichiaravano il Presidente Nicolás Maduro “usurpatore”, e poi l’11 gennaio proclamavano Juan Guaidó figura “legittima” nella posizione di “presidente”del Venezuela. Nel contesto, il complotto per delegittimare le autorità venezuelane veniva chiaramente delineata dalla posizione della Casa Bianca, che cerca di piegare le istituzioni venezuelane e quindi rovesciare Nicolás Maduro, nel chiaro tentativo di smantellare il governo venezuelano dello Stato nazionale venezuelano, data la negazione di Washington delle leggi venezuelane e l’assenza, finora, di un nuovo accordo che metta chavismo ed opposizione sulla via della risoluzione del conflitto interno. Per l’opposizione venezuelana, chiaramente diretta e sostenuta dagli Stati Uniti, non è possibile il dialogo col chavsimo. Pertanto, l’agenda venezuelana appare sempre più sulla via dello scontro e del caos.

Il ruolo di Pompeo, Rubio e Bolton era indispensabile per porre la questione venezuelana avanti sul tavolo oberato e complicato delle relazioni internazionali statunitensi. Con diversi fronti di scontri simultanei, la Casa Bianca adotta e ordina la sua politica regionale amalgamando la prontezza politica del gruppo di Lima, condensando una lobby delle pressioni politiche regionali contro il Venezuela e promuovendo l’assedio diplomatico ed economico contro la nazione petrolifera. Ma allo stesso tempo, l’agenda, che prevede azioni militari regolari e irregolari contro il Venezuela, sembra degenerare quando tali funzionari invocano, sulla stessa linea narrativa di Guaidó, le “forze armate” (FANB), la comunità internazionale e i fattori civili della vita venezuelana, per “rendere effettivo” un governo di transizione presieduto da Guaidó. Appello aperto all’uso della forza. Lo smantellamento dell’”Operazione Costituzione”, indicato dal media nordamericano Bloomberg a metà del 2018, confermando la pianificazione di azioni armate irregolari in Venezuela cooptando componenti militari e di sicurezza nel Paese, nonché con la collaborazione logistica di Florida (USA) e Colombia, col probabile inserimento di mercenari sul campo, elemento rilevante ed indispensabile da riconoscere, in quanto è un importante indicazione di azioni armate che non avverrebbero senza il supporto dei funzionari statunitensi. L’ex-colonnello venezuelano Oswaldo García Palomo spiegò a Bloomberg nel dicembre 2018, l’ideaa di una rivolta militare in Venezuela, all’unisono coi continui appelli del senatore Marco Rubio a rovesciare Maduro alle FANB.

A metà dicembre, dopo la visita in Russia, il Presidente Nicolás Maduro presentò gravi denunce sul consulente della sicurezza statunitense John Bolton che forgiava l’infiltrazione di forze regolari e irregolari di Stati Uniti e Colombia in Venezuela, agendo sotto mentite spoglie di forze regolari venezuelane, nel tentativo di colpo di Stato. Tale trama di segnali e situazioni che suppongono lo sviluppo della collaborazione tra funzionari e Paesi su un’altra “Baia dei porci” in Venezuela, avrebbe senza dubbio l’approvazione o il sostegno di Mike Pompeo, che dirige la politica estera degli Stati Uniti coi metodi della CIA, di cui fu direttore. L’uso di irregolari e mercenari contro il Venezuela camuffati da “Forze armate nazionali” è suggerito da varie possibilità di aggirare l’assenza di consenso politico nei Paesi della regione, la maggior parte integrata nel gruppo di Lima, sull’opzione militare contro il Venezuela. Il Ministero degli Esteri russo rilasciava una dichiarazione che spiegava la situazione, che si risolverebbe in un conflitto di proporzioni regionali che sarebbe impossibile frenare, acuendo fenomeni come la migrazione dal Venezuela e la creazione di un grande centro d’instabilità nella regione sudamericana e nei Caraibi.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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