«La Ley Helms-Burton indurisce la politica del blocco economico, commerciale e finanziario imposta a Cuba, con l’obiettivo di sovvertire e far cadere il Governo e imporre un regime gradito al Governo degli USA.
«Condanniamo energicamente questa politica d’ingerenza», ha dichiarato il Presidente cubano Miguel Díaz-Canel Bermúdez, nel suo account nella rete sociale Twitter, dal quale ha denunciato con fermezza, in nome del suo popolo, la minaccia di questo governo d’attivare il Titolo III del citato corpo legale.
Il dignitario ha difeso la Patria con enfasi: «Non permetteremo il ricatto politico: abbiamo ragioni e verità sufficienti e legittime per affrontare tanta ostilità e disprezzo», affermazione ancorata alle etichette #60YMás #SomosCuba e #SomosContinuidad.
Di fronte ad ogni menzogna imperiale, alle quali si è appena sommata la proposta dei rappresentanti dei due partiti al Governo nordamericano di riattivare il programma di “Parole per medici cubani”, un’azione vergognosa di furto dei cervelli, il popolo cubano trova nella voce del suo Presidente la difesa.
Díaz-Canel ha posto in un tuit : «Gli avversari scommettono sul furto del talento e della dignità delle nostre scienze. Cuba scommette che formerà professionisti sempre migliori e più degni. Nella sua opera e con il suo onore, il paese sostiene i suoi grandi sogni ».
Anche il ministro delle Relazioni Estere, Bruno Rodríguez Parrilla, ha risposto nella stessa rete dopo che il Dipartimento di Stato ha reso pubblica la sua intenzione di valutare il Titolo III a partire del 1º febbraio prossimo, per una sua possibile attivazione.
«Respingo categoricamente e con fermezza l’annuncio del Dipartimento di Stato degli USA di sospendere per soli 45 giorni l’applicazione del Titolo III della Legge Hlems Burton. Un ricatto politico e un’ostilità irresponsabile per indurire il blocco contro Cuba. Un brutale attacco al Diritto Internazionale e a terzi Stati», ha scritto il cancelliere, aggiungendo che Cuba considera questo come un’azione ostile, d’estrema arroganza e irresponsabilità e condanna il linguaggio senza rispetto e pieno di calunnie del messaggio pubblico del Dipartimento di Stato.