Paul Antonopoulos, FRN – http://aurorasito.altervista.org
Tenendo conto delle attuali relazioni politiche tra Venezuela e Stati Uniti, questo Paese latinoamericano ha basi sufficienti per verificare la preparazione delle proprie truppe. In precedenza, il Presidente Nicolas Maduro aveva ispezionato i militari alla vigilia delle principali manovre militari, mentre i generali espressero lealtà al leader legittimo e alla terra natia. Queste azioni erano in risposta alle dichiarazioni del senatore statunitense Lindsey Graham che Donald Trump considera, tra gli altri scenari, l’uso della forza per realizzare il colpo di Stato in Venezuela. A questo proposito, l’analista militare russo Andrej Kots valuta l’efficacia delle Forze Armate del Venezuela e la loro capacità di resistere all’aggressione.
Compatto e molto efficiente
L’esercito venezuelano è considerato uno dei più potenti del Sud America. Secondo The Military Balance 2018 dell’Istituto internazionale di studi strategici (IISS), le forze armate del Paese hanno 123000 soldati, mentre la milizia popolare include 220000 combattenti. Secondo diverse stime, il bilancio militare della Repubblica Bolivariana è di 2,6-3 miliardi di dollari. Anche se in termini di quantità e finanziamento l’esercito venezuelano non rappresenta nulla di straordinario, ha avanzato equipaggiamento materiale, soprattutto grazie alla Russia. Va notato che il Venezuela è il più grande importatore di armamenti russi nell’emisfero occidentale.
L’accordo di cooperazione bilaterale fu firmato nel 2001 e da allora la Russia ha consegnato una grande quantità di armamenti all’esercito venezuelano. In realtà, quasi tutto il materiale delle truppe di terra venezuelane è di produzione russa: 92 carri armati T-72B1V, 123 mezzi corazzati per la fanteria BMP-3M con blindatura rinforzata e protezione attiva e 114 blindati BTR-80A. Inoltre, l’artiglieria semovente è composta principalmente da pezzi russi di vario tipo. Inoltre, la flotta di veicoli comprende veicoli corazzati francesi e cinesi, ma il loro numero non è significativo. Riguardo l’Aeronautica Militare venezuelana ha decine di elicotteri da combattimento Mi-35M2, 16 Mi-17B5 e 3 pesanti Mi-26. Tuttavia, la principale risorsa dell’Aeronautica del Paese sono 23 caccia multiruolo Su-30MK2V e 19 caccia F-16A acquistati molti anni prima. L’aviazione dei trasporti, al contrario, è composta da aerei prodotti internazionalmente. Nonostante il modesto armamento, la Marina è sufficiente a proteggere l’area costiera del Paese.
L’elemento più forte
Il sistema di difesa aerea è considerato la parte più potente delle Forze Armate del Venezuela. Rappresenta un fattore di contenimento per quei vicini favorevoli all’invasione militare. In termini di struttura, la difesa antiaerea è divisa in cinque brigate. La difesa missilistica a lungo raggio è composta da S-300VM, che consente di raggiungere obiettivi fino a 250 chilometri e quote fino a 30 chilometri. Secondo il produttore, il sistema è efficace contro gli aerei stealth ed è persino in grado di abbattere obiettivi balistici. Le missioni di difesa aerea a medio raggio sono eseguite da 12 sistemi Buk-M2, importati dalla Russia e collaudati in Siria, e 24 sistemi di lancio missilistici terra-aria S-125 Pechora-2M che raggiunge bersagli aerei fino a 32 chilometri e a quote di 32 chilometri. Inoltre, ha un complesso di protezione radio modernizzato. L’ultima linea della difesa antiaerea venezuelana ha 13 sistemi Tor-M1 e alcune decine di sistemi Igla-S. Tutte le brigate sono in collegamento permanente col comando di difesa aerospaziale unito, che fa parte dell’Aeronautica Militare del Paese.
In generale, per capacità militari, il Venezuela non rappresenta una forza uguale a quella degli Stati Uniti. Tuttavia, in caso di aggressione, l’esercito della Repubblica Bolivariana del Venezuela potrà offrire una resistenza tenace. L’opinione pubblica dei Paesi della NATO è molto vulnerabile alle perdite tra le forze armate, in particolare dei piloti. Pertanto, finché il Venezuela avrà sistemi per abbattere aerei che penetrano sul suo territorio, i membri del blocco militare e altri Paesi ci penseranno due volte prima d’invadere lo spazio aereo sovrano del Venezuela.
I generali statunitensi si opporrebbero a qualsiasi invasione del Venezuela pretesa dai super-falchi civili nell’amministrazione Trump, in quanto non avrebbe senso per i loro interessi o priorità, secondo l’ex-analista del Pentagono Karen Kwiatkowski. “Intervenire in Venezuela avrebbe senso per uno come il Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, perché si adatta alle precedenti narrazioni in cui era coinvolto. Tuttavia non ha senso per gli interessi statunitensi, e nessuno per l’esercito statunitense”, secondo Kwiatkowski, ex-tenente-colonnello dell’US Air Force. “Neanche gli statunitensi sono propensi a sostenere alcun coinvolgimento in un cambio di governo in Venezuela, nonostante la presenza di una squadra di provocatori neo-con nella Casa Bianca”, continuava Kwiatkowski.
Nel frattempo, il Venezuela è finalmente passato all’offensiva contro i traditori interni col Procuratore generale Tariq William Sab annunciare alla Corte Suprema di Giustizia (STJ) l’apertura di un’indagine preliminare sul capo del parlamento e dell’opposizione Juan Guaidó, autoproclamatosi “Presidente in carica” del Paese. “Siamo venuti a consegnare un documento sulla base di un’indagine preliminare del Pubblico Ministero contro il cittadino Juan Guaidó per quanto riguarda gli eventi violenti che si sono verificati in Venezuela dal 23 gennaio”, aveva detto Saab ai giornalisti nel quartier generale dell’STJ. Inoltre, l’ente vietava a Guaido di lasciare il Paese, vendere le proprietà e bloccandogli i conti.
La crisi politica in Venezuela è peggiorata il 23 gennaio, dopo che il presidente dell’Assemblea nazionale Juan Guaidó aveva prestato giuramento coll’opposizione come “presidente incombente” del Paese. Il Capo di Stato venezuelano Nicolás Maduro, entrato in carica il 10 gennaio, aveva descritto la dichiarazione di Guaidó come tentativo di colpo di Stato e accusava gli Stati Uniti. Alcuni Paesi dell’America Latina, allineati agli Stati Uniti, ignorando Maduro espressero sostegno a Guaido. Messico ed Uruguay, tuttavia, si astenevano offrendosi di mediare una soluzione politica alla crisi. Russia, Cina, Iran, Siria, Grecia, Serbia e altri riaffermavano sostegno all’attuale governo venezuelano.
Traduzione di Alessandro Lattanzio