Tre container situati sul ponte Tienditas che collega il confine colombiano-venezuelano sono stati presentati dai media internazionali e dal Segretario di Stato, Mike Pompeo, come un’azione di blocco del governo venezuelano agli “aiuti umanitari” che vogliono inviare al paese in forma illegale.
La colossale documentazione fotografica del ponte in questione è finita sulle prime pagine dei giornali in varie parti del mondo, mentre la narrativa sui social network ha completato il contesto di disinformazione affermando che il governo venezuelano “abbia paura” e quindi “blocchi gli aiuti”.
Sulla stessa linea, il segretario Pompeo ha assunto un tono offensivo nei confronti dell’operazione “umanitaria”, siccome ora ha “una frontiera” da demolire: “contenitori governativi”.
Secondo il portale La Tabla, il ponte Tienditas, costruito tra il 2014 e il 2016, non è mai entrato in funzione per vari motivi, tra cui spicca l’industria del contrabbando che opera dal lato colombiano.
Questa fake news riafferma il significato delle operazioni psicologiche prodotte negli ultimi giorni: aggiungere benzina alla retorica bellica degli Stati Uniti.
Un altro aspetto ha destato sospetti: essendo quello un luogo deputato alla raccolta di “aiuti umanitari”, perché non c’era il “popolo disperato” per ottenere aiuti che Pompeo propaganda attraverso Twitter. Tuttavia, è stato utile per far avanzare la questione “umanitaria” come scusa e provocazione affinché la situazione venezuelana divenga un conflitto armato transnazionale.
(Traduzione de l’AntiDiplomatico)