Venezuela: reti sociali al servizio della disinformazione

I servizi di messaggistica come l’arcinoto WhatsApp sono entrati a pieno titolo tra gli strumenti di cui si serve la propaganda per veicolare i propri messaggi. Orientare l’opinione pubblica. Lo abbiamo già visto in occasione delle ultime elezioni presidenziali in Brasile dove il fascista Bolsonaro ha guadagnato parecchio consenso grazie a fake news contro i suoi avversari del PT, diffuse ad arte tramite il popolare servizio di chat.

Una campagna di disinformazione è in fase di sviluppo parallelamente al golpe contro Maduro. Le vci sulla crisi che sta attraversando il paese si moltiplicano e amplificano attraverso i social network o servizi di messaggistica come WhatsApp.

Messaggi che invitano a non uscire in strada sono abbastanza comuni. Nonostante la loro origine sconosciuta, generano incertezza nella popolazione, poiché avendo un elemento che si adatta alla realtà sono credibili. È la cosiddetta guerra psicologica.

Sofia Gil, una studentessa universitaria, dice che circolano varie versioni. «Se ci invadono non uscire in strada. Fai attenzione alla polizia», si legge in queste catene che diffondono a macchia d’olio sugli smartphone dei cittadini venezuelani.

In altri si paventano saccheggi e arresti di massa.

L’obiettivo di questa azione psicologica è di provocare terrore sulle persone e sulla loro cerchia ristretta. Esortano a proteggere la famiglia, riempiono il vuoto di informazioni e soddisfano un’ansia generata dalla crisi stessa. La conseguenza di ciò consiste in decisioni drastiche, come smettere di andare al lavoro e posticipare le attività, finché non questo non diventa qualcosa di abituale.

La psicologa sociale Ovilia Suárez spiega che bisogna «mantenere un’analisi critica, cioè di pensare con la ragione, non con le emozioni».

Il giornalista politico Jacqueline Montes aggiunge che «se le informazioni non sono verificate» di non trasmetterlee o moltiplicare il messaggio.

In questo modo, un primo passo può essere preso per fermare le voci incontrollate e anche la mancanza di comprensione e polarizzazione sofferta dal paese.

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