Cuba ha risposto di recente, con la sua abituale dignità, al tentativo di macchiare l’opera e l’onore dei medici cubani che lavoravano nel Programma Más Médicos, effettuato dal presidente del Brasile, Jair Bolsonaro. Il Ministero di Salute Pubblica aveva annunciato quindi il ritiro dei nostri dottori.
La decisione implicava il ritorno a Cuba di circa 8000 medici che lavoravano in Brasile, nel programma iniziato nel’agosto del 2013.
Dalla sua elezione nell’ottobre del 2018, Bolsonaro aveva attaccato reiteratamente Cuba e il programma Más Médicos.
Oltre a ripetere le sue assurde tesi sulla qualità e la formazione dei professionisti cubani, esigendo loro di realizzare esami di conferma dei loro titoli, Bolsonaro aveva attaccato gli accordi OPS – Brasile – Cuba.
Dei 8.332 professionisti che si trovavano in Brasile, la maggioranza aveva deciso di ritornare a Cuba e questo degno gesto dei medici cubani aveva suscitato l’ammirazione del mondo e fatto spiccare ancora una volta la vigenza del carattere internazionale della Rivoluzione Cubana.
Ma che cosa è accaduto ai medici che sono restati in Brasile?
Un commento pubblicato dall’agenzia EFE il 3 febbraio, descrive la situazione disperata in cui si trovano i medici cubani di fronte alle promesse non mantenute e alla realtà latente di un sistema al quale non interessa la salute dei più poveri, un sistema che li ha usati come strumento usa e getta della macchina di fabbricazione della menzogna e la manipolazione.
I medici che non sono tornati a Cuba alla fine del programma Más Medicos, scrive EFE da Sao Paulo, in Brasile, già non possono esercitare la loro professione nel paese sudamericano.
Alcuni che sono rimasti hanno accettato la condizione di «rifugiati», per non perdere il loro stato di residenti e poter ottenere un permesso di lavoro, documento che necessita di molto tempo per il rilascio mentre non ricevono alcuna entrata».
La speranza di tornare a Más Médicos come via per ottenere il necessario lavoro sfuma e per ottenerlo «dovranno mettersi alla fine di una lunga coda, dato che il concorso che il Governo ha lanciato per coprire i posti ha dato la priorità ai medici brasiliani».
Le domande di posti di lavori superano il numero di quelli a disposizione che sono 8517, ma ne esistono 800 scoperti perché i medici brasiliani scelti hanno rinunciato ai loro posti, dato che si trovavano in luoghi di difficile accesso o con mancanza di risorse».
Intanto i medici cubani che sono restati in Brasile cercano d’ottenere uno di questi 800 posti, ma devono accedere per questo al concorso pubblico, possibilità che si trascina una e un’altra volta.
Ottenere un lavoro in “qualsiasi cosa”, diventa l’unica possibilità, e l’altra è sperare che si realizzi una convocazione degli esami di riabilitazione per poter irrompere nel mercato del lavoro con uguaglianza di condizioni con i brasiliani, ma la cattiva notizia è che dal 2017 non si realizzano esami e potranno passare anni, prima d’una nuova convocazione