Venezuela. Lo show di Trump contro il popolo della pace

di Geraldina Colotti

“Uno show a buon mercato”. Così il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha definito “l’aiuto umanitario” che Trump e i suoi tirapiedi vorrebbero allestire alla frontiera. Uno show neanche troppo a buon mercato, visto i costi per assistere al concerto organizzato dall’opposizione venezuelana. Il teatro si situa al confine tra la Colombia e il Venezuela, da sempre snodo dei traffici che hanno cercato di mettere in ginocchio la Repubblica bolivariana. Per quella via potrebbero entrare i paramilitari colombiani, creando l’incidente tanto desiderato dai falchi del Pentagono, che da mesi ne preparano le condizioni.

Neanche la più spessa coltre di menzogne riesce a occultare che, dietro la bufala dei cosiddetti “aiuti umanitari”, si nasconde l’occupazione militare di un paese ricco di risorse, che ha scelto di essere libero e sovrano.

Che cosa può opporre il Venezuela bolivariano?

Sicuramente l’abilità dei suoi quadri politici, impegnati nel delicato compito di rappresentare il paese negli organismi internazionali. Un compito che, da Jorge Arreaza a Samuel Moncada, stanno svolgendo con competenza e sangue freddo, togliendo argomenti al campo dei guerrafondai, schivando ostacoli e macchinazioni.

Sicuramente conta il quadro di relazioni geopolitiche che, a partire dai governi di Hugo Chavez, il Venezuela ha saputo intrecciare. Sicuramente conta la capacità di creare contraddizioni nel campo del nemico, rompendone il fronte, dentro e fuori dal paese.

Ma, più, di tutto, conta quel mare di popolo, quella marea di camicie rosse che ha già cominciato a dispiegarsi alla frontiera. Sono immagini che i media mainstream non diffondono, ma un fiume di persone sta transitando da una parte all’altra della frontiera per stringersi in un grande abbraccio: l’abbraccio tra chi vuole la pace (con giustizia sociale), in Colombia, in Venezuela e in tutta la Patria Grande, nel sogno del Libertador Simon Bolivar e in quello del socialismo. Una marea festosa e determinata sta occupando il ponte che collega i due paesi, e si prepara a un grande concerto gratuito, come gratuita sempre stata la cultura dalla vittoria di Chavez in Venezuela. Dietro l’equipe di Diosdado Cabello, che ha portato lì la puntata del programma Con el mazo dando, c’era un mare di popolo a ricordare le parole del Comandante: siamo una rivoluzione pacifica, ma anche armata.

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