Venti di guerra contro il Venezuela

A soffiare, come sempre, Amnesty International con l’ennesimo rapporto bufala

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Nel momento di massima pressione internazionale contro il Venezuela con un golpe in corso e i venti di guerra che spirano forte da Washington verso Caracas, arriva puntuale come un orologio svizzero l’ennesimo rapporto farsa di Amnesty International.

La circostanza non ci stupisce. L’approccio della nota ONG, per casualità divina o agenda concordata, risponde sempre ai dettami del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e pertanto riprende acriticamente la narrazione della «crisi umanitaria» nella sua concezione destituente.

Amnesty International, è importante ricordare come premessa, opera in oltre 150 paesi, dove compila report per giustificare «guerre umanitarie» ed edulcorare, o difendere (in questo caso è lo stesso in quanto propaganda), le invasioni della NATO nel suo dispiegamento militare-territoriale, ricorda Mision Verdad. Per poi aggiungere che «oltre a distorcere selettivamente l’opinione pubblica sui diritti umani e il suo concetto, assegna risorse e mobilita operatori nel quadro delle missioni per i diritti umani, soprattutto in paesi che non seguono le direttive del Dipartimento di Stato (USA), le centrali di intelligence e i gruppi finanziari. Amnesty International è il riferimento obbligato ideologico e fattuale di chi prende le grandi decisioni in seno all’oligarchia globale».

Nello stesso articolo, tradotto in italiano da l’AntiDiplomatico nell’agosto del 2017, si parla del ruolo svolto da Amnesty nella propaganda di guerra contro il Venezuela: «La merce chiamata diritti umani utilizza l’arena mediatica per diffondere quanto pensato e scritto dai think-thank al servizio di Pentagono e CIA, dai laboratori di guerra, e con l’assedio finanziario di schiera contro il paese e il popolo venezuelano. Amnesty International gioca un ruolo attivo a livello internazionale, in quelle zone dove vanno definendosi i futuri scenari geopolitici nell’ambito della guerra mondiale-societaria in corso. Il Venezuela ha un ruolo nodale in questo schema, dove si sviluppa uno scenario golpista che ha come proscenio politico e istituzionale l’Assemblea Nazionale controllata dalla MUD e l’offensiva economica condotta contro l’esecutivo guidato da Nicolas Maduro».

«La propaganda contro il Venezuela si intensifica quando il chavismo avanza con mosse strategiche per smontare la guerra. Non bisogna sottovalutare i nodi imperiali che convergono con ingenti risorse in questa Guerra Non Convenzionale con un volto «civico», come lo sono ONG come Amnesty International».

L’ultimo rapporto

Basterebbero già solo queste righe a far perdere ogni credibilità all’ennesimo attacco mediatico contro il Venezuela. Questa volta ancor più grave perché incombe su Caracas la minaccia di un intervento armato, ma forse proprio per questo è scesa di nuovo in campo Amnesty. Per giustificare l’ennesimo massacro compiuto dalla NATO contro un paese che ha l’unica colpa di non volersi piegare ai dettami di Washington.

Come suo solito Amnesty risulta essere alquanto vaga nel momento di citare le fonti. Leggiamo nel rapporto frasi come «numerose segnalazioni», o «relazioni pubblicate da organismi indipendenti». Mentre tra le ONG scorgiamo la nota Foro Penal, foraggiata direttamente da Washington con fondi provenienti dalla NED per destabilizzare il Venezuela, come denunciato in questo articolo apparso su l’AntiDiplomatico nel maggio del 2017.

Ancora più inquietante è la presenza di un fantomatico ‘Osservatorio venezuelano del conflitto sociale’, che ricorda in maniera sinistra l’Osservatorio siriano per i diritti umani, strumento della propaganda di guerra al servizio dell’imperialismo occidentale in Siria.

Nessun rapporto di Amnesty sulle violenze della polizia francese o gli assalti ai consolati venezuelani all’estero?

A colpire è inoltre il silenzio assordante di Amnesty sulle violenze commesse dalla brutale polizia francese contro il movimento di protesta dei gilet gialli che reclama la fine dell’austerità e migliori condizioni di vita e lavoro. Insomma, questi per la ONG al servizio della NATO non sono diritti umani da difendere?

Secondo il quotidiano ‘Le Monde’ sarebbero già state comminate 1800 condanne con 1500 dossier in fase di giudizio. Nello stesso articolo uno dei leader del movimento, Christophe Castaner, denuncia che ben 7500 arresti sarebbero stati effettuati nel tentativo di reprimere la protesta che fa tremare Macron.

Intanto complice il clima d’odio creato ad arte dai media e da quelle ONG come Amnesty, continuano gli assalti alle sedi diplomatiche venezuelane. In Costa Rica un gruppo a suo dire incaricato dal golpista Guaidò ha provato a buttare fuori il personale diplomatico e prendere il controllo dell’ambasciata.

A Guayaquil, in Ecuador, un gruppo armato ha fatto irruzione nel Consolato venezuelano e preso in ostaggio tutto il personale diplomatico e gli utenti presenti nella sede. Il console Fernando Bello ha reso noto che la banda criminale dopo aver insultato i presenti in quanto chavisti, ha sottratto il denaro trovato nell’ufficio.

P.s.

Non abbiamo davvero null’altro da aggiungere a questa lettera che aveva tra i primi firmatari Esquivel e Frei Betto, due giganti della Storia dell’America Latina che conoscono bene come si viveva in quelle dittature neo-liberali che gli Stati Uniti (e Amnesty International?) vorrebbero tornassero in America Latina.

I fatti descritti dalla lettera si riferiscono ad un altro rapporto farsa di Amnesty del 2017, quando erano in corso le famigerate Guarimbas, altro tentativo violento di destituzione del governo costituzionale del Presidente Maduro.

Signor Riccardo Noury,
Portavoce e responsabile della comunicazione di Amnesty International Italia

con grande rammarico e preoccupazione apprendiamo come la sua organizzazione sia tornata a prestare il fianco all’offensiva delle destre contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela. In un nuovo rapporto intitolato ‘Ridotti al silenzio con la forza: detenzioni arbitrarie e motivate politicamente in Venezuela’, Amnesty accusa le autorità venezuelane «di aver intensificato la persecuzione e le punizioni nei confronti di chi la pensa diversamente, in un contesto di crisi politica in cui le proteste che si susseguono in tutto il paese hanno dato luogo a diverse morti e a centinaia di ferimenti e arresti».

Si tratta di una ricostruzione falsa, tendenziosa e che getta ulteriore benzina sul fuoco delle violenze provocate da chi cerca, per la terza volta (2002 e 2014 i precedenti), di esautorare un governo legittimo con la violenza e con il terrorismo sulle strade.

I dirigenti dell’opposizione venezuelana hanno innescato una spirale di odio ormai sfuggito anche al loro stesso controllo. Gruppi di violenti – fascisti e mercenari con un tariffario preciso perlopiù – applicano con un’organizzazione paramilitare omicidi (che poi i media trasformano in “morti per la brutale repressione del regime”), rapine e devastazioni, oltre a veri e propri atti di terrorismo contro ospedali infantili, linciaggi in piazza, blocco di strade e distruzioni di edifici pubblici.

Se la situazione non fosse così grave per il futuro del Venezuela, suonerebbero quasi comiche le parole di Erika Guevara Rosas, direttrice per le Americhe della sua organizzazione, che arriva a parlare di una «campagna diffamatoria sui mezzi d’informazione nei confronti di oppositori politici». Siamo oltre il farsesco.

Quale sarebbe, signor Noury, secondo Lei la reazione di un qualunque governo occidentale se i dirigenti dell’estrema destra del paese scendessero in piazza a coordinare le azioni dei violenti, spesso armati, come fatto da Freddy Guevara di Voluntad Popular? Il Partito estremista e violento di Gilbert Caro e Stelcy Escalona, che citate nel vostro rapporto. Il dirigente e la militante del partito guidato dal golpista Leopoldo Lopez, sono stati fermati di ritorno dalla Colombia e trovati in possesso di un fucile FAL calibro 7,62 mm, di proprietà della Forza Armata Nazionale Bolivariana con il numero di serie cancellato; un caricatore con 20 cartucce; 3 stecche di esplosivo C4. Ci sembra quanto meno arduo prendere le difese di chi viene trovato in possesso di un vero e proprio arsenale.

Quale sarebbe, signor Noury, secondo Lei la reazione di un qualunque governo occidentale se uno dei leader dell’estrema destra del paese in un’intervista alla BBC, certamente non un organo che può essere additato di simpatie con l’attuale governo venezuelano, invitasse testualmente l’esercito e la polizia del paese a compiere un colpo di stato non obbedendo più agli ordini dello Stato? E’ quello che ha fatto recentemente Julio Borges, altro leader della destra venezuelana.

Come nel caso di Honduras, Haiti, Paraguay e Brasile, in Venezuela è in corso un nuovo tentativo di “golpe morbido”. E i mezzi di comunicazione, purtroppo, si sono posti al servizio dei grandi interessi economici e politici, con l’intento di screditare il governo venenzuelano attraverso notizie false che servono a provocare il deterioramento generale del paese. “Quello che mi spaventa di più del Venezuela è l’opposizione, o una gran parte di essa. Credo che ci sia un clima di radicalizzazione che si è trasformata in irrazionale e che nel lungo periodo finisca per favorire la destra. Questo è molto pericoloso dato che c’è Trump negli Stati Uniti. Siamo ormai abituati alla retorica della difesa della democrazia, dei diritti umani, contro le armi di distruzione di massa. E dopo arriva sempre il terribile intervento armato degli Stati Uniti. Il peggio che possiamo fare come latinoamericani è fare da sponda all’interventismo. La radicalizzazione e quello che sta facendo Almagro nell’OSA è un pericolo, non solo per il Venezuela, ma per tutto il continente”. Sono le parole illuminanti di Pepe Mujica, ex Presidente dell’Uruguay.

Ecco, signor Noury, perché la sua organizzazione ha deciso di fare da “sponda all’interventismo”? Prevenire le guerre di aggressione, come le tante che l’Occidente ha condotto in questi decenni, è un modo sicuro per evitare oceani di dolore e il disfacimento di interi paesi, che poi costringe a moltiplicare le organizzazioni addette all’emergenza umanitaria, bellica e post-bellica. Per prevenire le guerre occorre anche combattere le menzogne che le favoriscono, perché creano il pretesto. Quando – e solo ogni tanto – le menzogne sono smascherate, è troppo tardi e un paese è già distrutto.

Le ripetiamo, signor Noury: perché la sua organizzazione ha deciso di fare da sponda all’interventismo contro il Venezuela aiutando a creare il “pretesto”? Dopo ex Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Ucraina, Siria… la sua organizzazione non ha già visto troppi morti e sofferenza nel mondo prodotti dalla furia cieca dell’ingerenza occidentale?

E, per concludere, Signor Noury, non provate rimorso nei confronti delle famiglie delle vittime riunite nel ‘Comitato vittime delle Guarimbas e del Golpe Continuato’ che Lei, adducendo come motivazione la mancanza di tempo, ha rifiutato di incontrare l’anno scorso quando erano in visita in Italia? Sa signor Noury, quelle persone erano la testimonianza viva di quella violenza terrorista che oggi, come nel 2014, si ripete in Venezuela con gli stessi strumenti e protagonisti.

23 maggio 2017

Primi firmatari:

Adolfo Pérez Esquivel – Premio Nobel per la pace 1980. Carcerato e torturato dalla dittatura argentina.
Gianni Vattimo – Filosofo
Frei Betto – Teologo della liberazione brasiliano
Pino Cacucci – Scrittore
Gianni Minà – Giornalista e scrittore
Alessandra Riccio – Docente universitario e giornalista
Maïté Pinero – Giornalista
Giorgio Cremaschi – Ex leader del sindacato Fiom
Luciano Vasapollo – Docente universitario. Capitolo Italiano della Rete di Intellettuali in difesa dell’umanità

Adesioni:

Javier Couso – Europarlamentare
Eleonora Forenza – Europarlamentare
João Pedro Stédile – Economista, Movimento dei Senza terra, Brasile
Mariela Castro Espín, Direttrice del Centro Nazionale di Educazione Sessuale di Cuba (CENESEX), Cuba
Carlos Aznárez – Giornalista, Resumen Latinoamericano, Argentina
James Petras – Professore emerito di sociologia alla Binghamton University, Stati Uniti
Emir Sader – Professore emerito di sociologia, Brasile
John Pilger – Giornalista, Australia
François Houtart – Docente universitario, Teologo, Sociologo, Belgio
Juan Melchor Roman – Docente, direzione politica nazionale CNTE, Messico
Andre Vltchek – Scrittore e documentarista, Libano
Christopher Black – Avvocato di diritto penale internazionale, Canada
Peter Koening – Economista (ex Banca Mondiale), Svizzera
Anita Leocadia Prestes – Storica e Docente universitaria, Brasile
Rev. Raúl Suárez – Reverendo battista, Direttore del Centro Memoriale Martin Luther King Jr, Cuba
Ricardo Rodríguez – Scrittore, Spagna
Quim Boix – Segretario generale della UIS (Unión Internacional de Sindicatos) de Pensionistas y Jubilados (PyJ), Spagna
Richard Moretto – Sindaco di Sautel, Francia
Sergio Medina – Fotografo, Cineasta, Svizzera
Céline Meneses – La France Insoumise
Pepe Escobar – Saggista, analista geopolitico, Brasile
Valerio Evangelisti – Scrittore
Luciano Andrés Valencia – Scrittore e storico, Spagna
Leonidas Vatikiotis – Giornalista, documentarista, Grecia
Duci Simonovic – Filosofo, Serbia
Juan José García Del Valle – Giornalista, Spagna
Lucy Rodriguez Gangura – Sociologa, Spagna
Guido Piccoli – Giornalista e scrittore, Italia
Ana Corbisier – Sociologa, Brasile
José Luis Livolti – El MCL,movimiento campesino liberacion, Argentina
Randy Alonso Falcón – Giornalista, direttore di Cubadebate e del programma televisivo Mesa Redonda, Cuba
Ida Garberi – Giornalista, Cubainformacion, Cuba
Carlo Amirante – Già professore di diritto costituzionale, Italia
Fabio Marcelli – Dirigente dei Giuristi democratici, Italia
Claudio Giangiacomo – Avvocato, Ialana, Italia

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