Giù le mani dal Venezuela

«Non è per il petrolio, dicono. Ma se l’Iraq producesse ravanelli invece del petrolio a chi poteva interessare l’invasione di questo paese?». Le parole dello scrittore  Eduardo Galeano, di fronte all’aggressione statunitense nel territorio  iracheno nel marzo del 2003, tornano ad avere vigenza quando i tamburi della guerra minacciano di seminare il lutto in Venezuela.

Dove Galeano scrisse Iraq, si può collocare il nome della patria di Bolívar e il resto del testo mantiene il suo senso: alti funzionari statunitensi sostenendo pretesti inverosimili per utilizzare la forza, penurie economiche che loro stessi hanno provocato e il petrolio come causa reale di una nuova avventura imperialista per impadronirsi delle risorse di un popolo che non sono riusciti a piegare per altre vie

«Com’è abituale si dichiara la guerra in nome della pace», disse nuovamente l’intellettuale dell’Uruguay.

Di fronte a questa complessa situazione che l’amministrazione di Donald Trump promuove in Venezuela, i cubani esprimono il loro appoggio alla Dichiarazione del Governo Rivoluzionario e alla causa bolivariana.

«Questo è un tema che domanda tutto il supporto possibile. Per questo, i giovani formati da questa Rivoluzione immediatamente abbiamo fatto un passo avanti», ha commentato Jessica Nenninger, studente del terzo anno di diritto nell’università Hermanos Saíz Montes de Oca, di Pinar del Río.

Javier Plasencia, presidente della Federazione Studentesca Universitaria della Facoltà di Scienze Sociali e Umanistiche nella stessa università, ha considerato «un inganno» che si utilizzi un argomento così, come l’«aiuto umanitario» perchè il vero proposito è impadronirsi di Nuestra America.

Convinti di questo, i giovani della provincia più occidentale di Cuba hanno firmato in massa i libri delle firme, abilitati con l’obiettivo di chiedere al popolo statunitense che il su governo tolga le mani dal Venezuela.

La dottoressa Auroly Otaño, una delle prime integranti della Missione Barrio Adentro, creata dal Comandante Hugo Chávez per portare la salute alla popolazione più umile del suo paese, ha firmato a sua volta perché, ha assicurato che i cubani sono uniti da forti vincoli di fraternità con i venezuelani.

Nell’impresa della capitale Talabartería Thaba, i lavoratori hanno espresso il loro appoggio al popolo venezuelano ed hanno posto le loro firme a favore della pace in questo paese e nella regione, perchè dalla soluzione di questo conflitto dipende, come si è detto, il futuro dell’America Latina.

Segundo Linares, direttore aggiunto dell’entità che ha 12 imprese di base e più di 1800 dipendenti in tutta l’Isola, ha risaltato l’importanza di continuare ad informare la comunità internazionale per tutte le vie possibili, per mostrare al mondo le vere intenzioni dell’amministrazione di Donald Trump.

«Se qualcosa può salvare la pace è l’appoggio internazionale».

Laiza G. García, una giovane del centro ha parlato della sua preoccupazione per il popolo de Bolívar ed ha insistito che, indipendentemente dalle differenze politiche, può sempre esistere una soluzione diplomatica.

«Tutta la nostra solidarietà va con il Venezuela».

Yerandy Cuervo e José Félix Díaz hanno coinciso con le idee espresse nella Dichiarazione del Governo Rivoluzionario. È ovvio che gli Stati Uniti vanno dietro al petrolio venezuelano, ha detto Yerandy; i tentativi di colpo di Stato sono ricurrenti dall’epoca di Chávez, ha ricordato José Félix. «Difenderemo il Venezuela da tutti gli scenari possibili ».

ALL’IMPERIALISMO, NEMMENO UN POCHINO COSÌ!

«I venezuelani avranno sempre nel popolo di Cuba un fratello leale e a tutta prova», ha detto Eulogio Rodríguez Peñalver, mentre avallava con la sua firma la condanna dele pretese dell’ imperialismo yanquee.

«Quanta vigenza c’è oggi in quello che disse il Che, che all’imperialismo, nemmeno un pochino cosí!»

Solo l’unità e la ferma decisione delle forze rivoluzionarie e progressiste

dell’America Latina e del mondo possono determinare un’avventura, come questa, con imprevedibili conseguenze», ha sostenuto questo contadino di Camagüey.

«I paesi dell’ America Latina necessitano essere liberi e continuare la lotta di Chávez, del Che e di Fidel, a favore del loro benessere», ha dichiarato Luis Peña, specialista in Pianificazione.

«Non resta altro da fare, ha sottolineato la studentessa Susana Ramentol, che essere sempre preparati e allerta di fronte all’ostilità di Trump e della sua banda, quelli che si uniscono sempre, che sono traditori e vendi patria. Questa è anche una ragione per votare il nostro Sì il 24 febbraio prossimo in difesa della Patria e della Rivoluzione ».

La solidarietà, come denominatore comune, è apparsa evidente nelle parole di Daniel Pupo Rivera, giovane direttore della Scuola Secondaria Basica Urbana Camilo Cienfuegos, ubicata nella provincia di Holguín.

«Dobbiamo difendere la Patria di Bolívar e Chávez, perchè è un paradigma di giustizia, indipendenza e integrazione tra i popoli. Questo è quello che fa male a Trump e a tutti quelli che lo seguono nelle sue irriflessive azioni».

Ed ha aggiunto: «Maduro, con il popolo e le forze armate che lo seguono, difende i precetti libertari di di Bolívar e Martí e la fedeltà di Chávez a queste idee. In Venezuela c’è una rivoluzione degna, che non abbassa la testa di fronte alle pressioni esterne e alle ingerenze nei suoi temi sovrani. Cuba sa quello che significa vivere sotto le minacce di questo tipo ed ha appreso da tempo, come fa oggi la Rivoluzione Bolivariana, che i principi non si negoziono. Ammiro Maduro per il suo richiamo costante alla pace che ne fa un esempio di fronte al mondo».

Il dialogo con l’opposizione interna è aperto ed anche con tutta la forza avversa, dentro e fuori dal paese, ma non si accettano i ricatti politici.

Ana Cepena Martínez, funzionaria d’Educazione nel municipio di Holguín, ha affermato che tutto questo processo di firme è un atto d’amore e d’impegno verso il popolo venezuelano e i suoi dirigenti.

«Là possono stare sicuri della nostra volontà di non abbandonarli in questi difficili momenti. Confido nella fermezza dei rivoluzionari bolivariani e nella loro intelligenza per vincere in qualsiasi circostanza».


Venezuela: attacchi alla frontiera dello Stato Táchira

 

Il protettore dello stato Táchira (a occidente del Venezuela), Freddy Bernal, ha denunciato domenica 24 che bande di criminali hanno perpetrato una serie di attacchi contro la Guardia Nazionale Bolivariana (GNB) e la Polizia Nazionale Bolivariana (PNB) dal lato colombiano del ponte di frontiera Simón Bolívar.

«Nel giorno di oggi siamo stati oggetto in forma reiterata di attacchi dal lato colombiano da parte di bande criminali che in diversi momenti hanno attaccato la nostra Guardia Nazionale Bolivariana, sia nel ponte Simón Bolívar che nel ponte Santander», ha ratificato Bernal.

Più di 60 soggetti armati hanno attaccato con granate il posto di frontiera La Mulata, che divide lo stato Táchira dalla Colombia, ha riportato un comunicato della Regione Strategica di Difesa Integrale (Redi) Los Andes e della GNB dell’entità, ha informato la catena multistatale Telesur.

Il funzionario venezuelano ha segnalato che i militari presenti, circa 30, hanno potuto difendere il posto.

Il protettore dello Stato di Frontiera ha responsabilizzato il presidente colombiano Iván Duque, ed ha assicurato che si trattava di paramilitari che hanno agito sotto gli occhi complici dell’Esercito e della polizia della Colombia.

«Sotto i due ponti (Simón Bolívar e Santander) un numero importante di criminali e paramilitari stanno preparando bombe molotov sotto gli occhi compiacenti e complici della Polizia Nazionale colombiana e dell’Esercito Nazionale colombiano», ha indicato il funzionario venezuelano, che ha aggiunto «Il Governo di Iván Duque forma parte di un’aggressione permanente contro la pace in Venezuela».

Nonostante la situazione, Bernal ha assicurato che sino al momento «possiamo dire che respiriamo una pace assoluta e che i posti di frontiera sono sotto la custodia della nostra Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB)», e inoltre ha ratificato la permanenza nella zona del personale di Protezione Civile e del FANB.

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