Lo zio Sam è il vero lupo di questa storia, benché, come il ladro del popolare proverbio, affinché non lo scoprano, grida al ladro, al ladro ed indica un altro
Raúl Antonio Capote www.granma.cu
Nei giorni della Guerra Fredda, le truculente storie sull’Unione Sovietica raccontate nei popolari fumetti USA, nei film di Hollywood o nelle serie televisive, facevano tremare la gente. La costruzione simbolica negativa del comunismo, fatta dai grandi media capitalisti, condizionarono il modo di pensare di vasti strati della popolazione mondiale.
Ogni volta che bisognava manipolare i tranquilli borghesi dell’Europa o degli USA, li si spaventava al grido “stanno arrivando i russi”.
A più di 30 anni dalla fine della Guerra Fredda, in questo XXI secolo di riallineamento delle potenze, di lotta per i mercati, di squilibri mondiali, l’antica tradizione di minacciare, come nei racconti infantili, con il grido che arriva il lupo, torna di moda contro Russia, Cina, Venezuela, Nicaragua e Cuba. Altri entrano ed escono, restano in sospeso per un certo tempo o sono spietatamente demonizzati quando il potere globale del capitalismo necessita un nemico.
La prima ministra del Regno Unito, Theresa May, nel novembre 2017, ha accusato Russia e Cina di “una sostenuta campagna di cyber-spionaggio”, compresa l’intromissione nelle elezioni. May ha anche accusato la Federazione Russa di pubblicare notizie false ed immagini fotografiche truccate per “seminare discordia” in Occidente e “minare” le istituzioni democratiche.
Un rapporto di Morten Bay, dell’University of Southern California, segnala che dietro il fallimento della nuova puntata di ‘La guerra delle galassie, Gli ultimi Jedi’, c’è il Cremlino ed i “troll russi” con i loro commenti negativi sulla pellicola, che secondo loro le ha fatto perdere rating.
Il quotidiano britannico The Times ha ottenuto l’opinione di una serie di accademici e critici che affermano che la popolare serie di cartoni animati ‘Masha e l’Orso’ è uno strumento di propaganda del Cremlino per influenzare i bambini britannici, secondo un articolo firmato da Mark Bridge. Secondo l’opinione di Priit Khybemyagi, dell’Università di Tallinn, in Estonia, l’Orso pretende “cambiare l’immagine della Russia nella mente dei bambini”. “E’ parte della macchina di propaganda del paese”, dice Anthony Glees, della Buckingham University, nel Regno Unito.
La popolare serie ha oltre quattro milioni di abbonati sul suo canale inglese YouTube e supera i 17 milioni nella sua versione russa. Inoltre, ha un totale di oltre 40000 milioni di visite sui suoi 13 canali -in lingue diverse- all’interno della piattaforma video.
Il New York Times ha pubblicato un ampio articolo in cui si affermava che i servizi di intelligence di Cina e Russia ascoltano le conversazioni che Donald Trump tiene attraverso i suoi telefoni personali.
Il Washington Post ha pubblicato, alla fine di dicembre, false informazioni su un presunto hacking da parte di hacker russi della centrale elettrica dello stato del Vermont, una notizia che poi si è affrettato a smentire.
Un’altra fake news afferma: “L’FBI ha determinato che dal numero 55 della strada Savushkina, in un moderno centro commerciale di San Pietroburgo, Kaverzina, un oscuro gruppo di cospiratori, dirigono, dal 2014, la grande macchina delle fake news, la punta di lancia dell’ingerenza elettorale russa che investiga il procuratore speciale, Robert Mueller, che ha intrapreso una guerra di informazione volta a generare sfiducia nei confronti dei candidati e del sistema democratico».
Tra le menzogne digitali si aggiunge anche questa: “Si calcola che 126 milioni di statunitensi abbiano visto, su Facebook, contenuti progettati dalla Russia per manipolarli (…). Sommarsi agli oltre 80000 post che i russi hanno messo nelle reti sociali per seminare discordia e dare una mano a Trump è appassionante.
LA MENZOGNA CONTRO LA VERITÀ
L’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), la stampa USA ed i suoi alleati dicono che in Venezuela non c’è democrazia, lo ripetono costantemente per tutte le vie, pur essendo il paese che più elezioni ha realizzato negli ultimi 20 anni. «Che Maduro è un dittatore», che «le elezioni furono una frode». I media si sono impegnati ad illustrare attraverso foto, molto manipolate, che la penuria in Venezuela è molto più grave di cioè che è, vendono l’immagine di un paese devastato, in totale rovina, caotico ed ingovernabile.
Marco Rubio, la stella splendente della fake news americana, chiaramente dopo Trump, in un tweet del 23 febbraio responsabilizza il governo venezuelano di assassinare civili ed incendiare tre camion, poco prima che le reti si riempissero di video, testimonianze, foto ed informazioni che hanno dimostrato tutto il contrario. Marco Rubio dice nel suo tweet: “Urgente: la banda pro-Maduro, guidata da agenti cubani, ha usato armi da fuoco contro i lavoratori civili sul ponte Simón Bolívar”.
In più di 50 tweets, il 23 febbraio, il senatore ha anticipato una serie di notizie false per incolpare Cuba di partecipare alla “repressione”, chiamare alla ribellione interna in Venezuela, accusare il governo venezuelano di assassinare civili, incendiare camion, ecc.
Durante le Guarimbas, del 2014 e del 2017, c’è stata una totale valanga di menzogne, si è costruita una grande differenza tra ciò che è realmente avvenne dentro il Venezuela e ciò che le reti ed i media raccontavano al di fuori del paese. La beffa, la satira procace e malevola, è un altro strumento usato con diligenza contro i dirigenti rivoluzionari del paese sudamericano.
LO SPETTACOLO DELLA DEMONIZZAZIONE
I media, manipolando l’informazione, hanno pubblicato una notizia falsa sulla morte di uno studente universitario presso l’Università Centroamericana (UCA), morte che non è mai avvenuta, ma è stata, tuttavia, la punta di lancia che è servita come detonante per i fatti avvenuti a partire dal 19 aprile 2018 in Nicaragua.
Il ministro degli Esteri del Nicaragua, Denis Moncada Colindres, in un intervento realizzato nel corso di una sessione straordinaria del Consiglio Permanente dell’OSA, dedicata al Nicaragua, ha chiarito che “i 325 morti segnalati nella relazione non erano stati debitamente investigati e verificati dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani (CDIH). Poco importa la verità, non c’è una serie televisiva, un film, in cui non si demonizzi, ridicolizzi, si costruisca un’immagine minacciosa di Russia, Venezuela, Nicaragua e Cuba.
La demonizzazione o satanizzazione è la tecnica retorica ed ideologica della disinformazione o alterazione di fatti e descrizioni, utilizzata per costruire un’immagine negativa e giustificare il castigo dell’avversario, in modo che incluso la vittima dubiti dei suoi propri valori e fini, anche simpatizzando con il suo carnefice o, almeno, lo giustifichi.
Demonizzare i sovietici al tempo, gli arabi, iraniani, cinesi, fabbricare il nemico necessario per giustificare la repressione o l’aggressione militare, è una pratica che, non per essere vecchia, cessi di essere efficace.
Il lavoro di demonizzazione della Russia di oggi, rivale del capitalismo USA nella competizione per i mercati e le principali fonti di materie prime, rivale nella concezione del mondo e nella visione delle relazioni internazionali, è stato intenso, “hanno speso tutto»in quell’impresa; l’altro rivale, la Cina, è anche stata oggetto della campagna di discredito articolata a livello mondiale.
Il Venezuela, come sappiamo, è l’altra vittima. Cancellare persino l’ombra del suo esempio, far scomparire nel buio della menzogna ogni traccia del chavismo, agevolare ai nuovi pirati e corsari del XXI secolo il saccheggio delle loro immense ricchezze, lasciarla sola, isolata, per poterlo aggredire è l’obiettivo. Ma nel cammino dei filibustieri c’è un grande muro, una grande muraglia morale che devono prima minare.
Cuba, con la sua capacità di resistenza, con l’esercizio permanente della verità, in tutte le sedi e nel suo agire quotidiano, segnato dalla più profonda etica, è diventata un rivale morale, di gran peso ed è riuscita a guadagnarsi il sostegno nella sua lotta contro la guerra economica, contro le aggressioni dell’imperialismo. Le continue vittorie di Cuba all’ONU ed in altri organismi internazionali l’hanno ratificata come un “problema” per le pretese yankee in America Latina.
La parola d’ordine dell’impero è screditare, demonizzare, satanizzare l’isola ribelle, la disubbidiente, per toglierle sostegno, per indebolire le sue difese esterne, per giustificare la punizione. L’invenzione degli “attacchi sonici” che sembrano tratti da un romanzetto di cattiva fantascienza, cerca di costruire un’immagine negativa della Rivoluzione per pulirgli il percorso per commettere qualsiasi ignominia.
“È necessario mentire come un demone, senza timidezza, non per il momento, ma intrepidamente e per sempre […]. Mentite, amici miei, mentite, che vi ripagherò quando arriverà il momento” disse Voltaire, e senza dubbio l’impero mente sempre, senza timidezza, come un vero demone.
Lo zio Sam è il vero lupo di questa storia, benché, come il ladro del popolare proverbio, affinché non lo scoprano, grida al ladro, al ladro ed indica un altro.
El arte de la guerra: cómo fabricar al enemigo
El tío Sam es el verdadero lobo de esta historia, aunque, como el ladrón del refranero popular, para que no lo descubran, grite al ladrón, al ladrón y señale a otro
Autor: Raúl Antonio Capote
En los días de la Guerra Fría, las truculentas historias sobre la Unión Soviética que se narraban en los populares comics estadounidenses, en las películas de Hollywood o en las series de televisión, hacían temblar a la gente. La construcción simbólica negativa del comunismo, hecha por los grandes medios de comunicación capitalistas, condicionaron la manera de pensar de amplias capas de la población mundial.
Cada vez que se necesitaba manipular a los tranquilos burgueses de Europa o de Estados Unidos, se les atemorizaba con el grito «vienen los rusos».
A más de 30 años de finalizada la Guerra Fría, en este siglo XXI de reacomodo de las potencias, de lucha por los mercados, de desequilibrio mundial, la vieja tradición de amenazar, como en los cuentos infantiles, con el grito de que viene el lobo, vuelve a ponerse de moda contra Rusia, China, Venezuela, Nicaragua y Cuba. Otros entran y salen, quedan en suspenso por un tiempo o son satanizados sin piedad cuando el poder global del capitalismo necesita un enemigo.
La primera ministra del Reino Unido, Theresa May, en noviembre de 2017 acusó a Rusia y a China de «campaña sostenida de espionaje cibernético», incluida la intromisión en las elecciones. May también acusó a la Federación Rusa de publicar noticias falsas e imágenes fotográficas trucadas para «sembrar discordia» en Occidente y «minar» las instituciones democráticas.
Un informe de Morten Bay, de la Universidad del Sur de California, señala que detrás del fracaso de la nueva entrega de La guerra de las galaxias, Los últimos Jedi, está el Kremlin y los «trols rusos», con sus comentarios negativos sobre la cinta, lo que según ellos la hizo perder rating.
El diario británico The Times ha recabado la opinión de una serie de académicos y críticos que aseguran que la popular serie de dibujos animados Masha y el Oso es una herramienta de propaganda del Kremlin para influir en los niños británicos, según un artículo firmado por Mark Bridge. En opinión de Priit Khybemyagi, de la Universidad de Tallin, Estonia, el Oso pretende «cambiar la imagen de Rusia en la mente de los niños». «Es parte de la maquinaria de propaganda del país», opina Anthony Glees, de la Universidad de Buckingham, Reino Unido.
La popular serie cuenta con más de cuatro millones de suscriptores en su canal en inglés de YouTube y supera los 17 millones en su versión rusa. Además, cuenta con un total de más de 40 000 millones de visitas en sus 13 canales –en distintas lenguas– dentro de la plataforma de videos.
El diario The New York Times publicó un extenso artículo en el que se afirmaba que los servicios de inteligencia de China y de Rusia escuchan las conversaciones que mantiene Donald Trump a través de sus teléfonos personales.
El Washington Post publicó a finales de diciembre una información falsa sobre un presunto hackeo por parte de hackers rusos de la central eléctrica del estado de Vermont, una noticia que luego se apresuró a desmentir.
Otra fake news apunta: «El FBI ha determinado que desde el número 55 de la calle Savushkina, en un moderno centro de negocios de San Petersburgo, Kaverzina, un oscuro grupo de conspiradores, dirigían desde 2014 la gran máquina de las fake news, la punta de lanza de la injerencia electoral rusa que investiga el fiscal especial, Robert Mueller, el cual emprendió una guerra de información destinada a generar desconfianza hacia los candidatos y el sistema democrático».
Entre las mentiras digitales también se suma esta: «Se calcula que 126 millones de estadounidenses vieron en Facebook contenidos diseñados por Rusia para manipularlos (…). Asomarse a los más de 80 000 posts que los rusos colocaron en la red social para sembrar discordia y echar una mano a Trump es apasionante.
LA MENTIRA CONTRA LA VERDAD
La Organización de Estados Americanos (OEA), la prensa de Estados Unidos y sus aliados, dicen que en Venezuela no hay democracia, lo repiten constantemente, por todas las vías, a pesar de ser el país que más elecciones ha realizado en los últimos 20 años. «Que Maduro es un dictador», que «las elecciones fueron un fraude». Los grandes medios se han empeñado en ilustrar a través de fotos muy manipuladas que la escasez en Venezuela es mucho más grave de los que es, venden la imagen de un país devastado, en ruina total, caótico e ingobernable.
Marco Rubio, la estrella fulgurante de la fake news americana, después de Trump claro, en un tuit del 23 de febrero responsabiliza al Gobierno venezolano de asesinar a civiles e incendiar tres camiones, poco antes de que las redes se llenaran de videos, testimonios, fotos e información que probaban todo lo contrario. Dice Marco Rubio en su tuit: «Urgente: la pandilla pro Maduro, dirigida por agentes cubanos, ha utilizado armas de fuego contra trabajadores civiles en el puente Simón Bolívar».
En más de 50 tuits, el 23 de febrero, el senador adelantó una serie de fake news para culpar a Cuba de estar participando en la «represión», llamar a la rebelión interna en Venezuela, acusar al gobierno bolivariano de asesinar civiles, de incendiar camiones, etc.
Durante las Guarimbas de 2014 y 2017, se produjo una total avalancha de mentiras, se construyó una gran diferencia entre lo que ocurría realmente en el interior de Venezuela y lo que las redes y medios contaban fuera del país. La burla, la sátira procaz, malintencionada, es otra herramienta usada con diligencia contra los líderes revolucionarios del país sudamericano.
EL SHOW DE LA DEMONIZACIÓN
Los medios de comunicación, manipulando la información, publicaron una noticia falsa sobre el fallecimiento de un estudiante universitario en la Universidad Centroamericana (UCA), muerte que nunca ocurrió, pero fue, sin embargo, la punta de lanza que sirvió como detonante de los hechos acaecidos a partir del 19 de abril de 2018 en Nicaragua.
El canciller nicaragüense Denis Moncada Colindres, en una intervención realizada durante una sesión extraordinaria del Consejo Permanente de la OEA, dedicada a Nicaragua, aclaró que «los 325 muertos señalados en el informe no habían sido debidamente investigados y verificados por la Corte Interamericana de Derechos Humanos (CIDH). Poco importa la verdad, no hay una serie de televisión, un filme, donde no se demonice, se ridiculice, se construya una imagen amenazante de Rusia, Venezuela, Nicaragua y Cuba.
La demonización o satanización es la técnica retórica e ideológica de desinformación o alteración de hechos y descripciones, utilizada para construir una imagen negativa y justificar el castigo al adversario, de manera que incluso la víctima dude de sus propios valores y termine, incluso, simpatizando con su victimario o al menos, lo justifique.
Satanizar a los soviéticos en su tiempo, a los árabes, a los iraníes, a los chinos, fabricar al enemigo necesario para justificar la represión o la agresión militar, es una práctica que, no por antigua, deja de ser efectiva.
El trabajo de demonización de la Rusia actual, rival del capitalismo estadounidense en la competencia por los mercados y las fuentes principales de materias primas, rival en la concepción del mundo y en la visión de las relaciones internacionales, ha sido intenso, se «las han gastado todas» en ese empeño; el otro rival, China, también ha sido objeto de la campaña de descrédito articulada a nivel mundial.
Venezuela, como sabemos, es la otra víctima. Borrar hasta la sombra de su ejemplo, hacer desaparecer en la oscuridad de la mentira toda huella del chavismo, facilitar a los nuevos piratas y corsarios del siglo XXI el saqueo de sus inmensas riquezas, dejarla sola, aislada, para poder agredirla, es el objetivo. Pero en el camino de los filibusteros hay un gran muro, una gran muralla moral que tienen que socavar primero.
Cuba, con su capacidad de resistencia, con el ejercicio permanente de la verdad, en todos los foros y en su actuar diario, marcado por la más profunda ética, se convirtió en un rival moral, de gran peso y logró ganarse el apoyo en su lucha contra la guerra económica, contra las agresiones del imperialismo. Las victorias continuadas de Cuba en la ONU y en otros organismos internacionales, la ratificaron como en un «problema» para las pretensiones yanquis en América Latina.
La palabra de orden del imperio es desacreditar, demonizar, satanizar a la Isla rebelde, a la insumisa, para restarle apoyo, para debilitar sus defensas exteriores, para justificar el castigo. El invento de los «ataques sónicos» que parecen sacados de una novelita de mala ciencia ficción, busca construir una imagen negativa de la Revolución que les limpie el camino para cometer cualquier ignominia.
«Es necesario mentir como un demonio, sin timidez, no por el momento, sino intrépidamente y para siempre […].Mentid, amigos míos, mentid, que ya os lo pagaré cuando llegue la ocasión», dijo Voltaire y sin dudas el imperio miente siempre, sin timidez, como un verdadero demonio.
El tío Sam es el verdadero lobo de esta historia, aunque, como el ladrón del refranero popular, para que no lo descubran, grite al ladrón, al ladrón y señale a otro.