La rotta del paese la dettano direzioni strategiche e piani, basati su modelli di miglioramento in costante dibattito e revisione…
Luis René Fernandéz Tabio www.cubahora.cu
Nessuno dubita che l’attuale situazione dell’economia cubana sia tesa e che ci siano molte sfide e contraddizioni in questo campo da risolvere. Il pagamento del debito estero rinegoziato, l’aumento del deficit fiscale in proporzione al Prodotto Interno Lordo (PIL), il debito pubblico generato per evitare gli effetti inflazionistici dell’aumentare l’emissione di moneta, insieme con molti altri compiti pendenti per il governo cubano sono stati alcuni dei motivi che hanno portato i nostri noti nemici a parlare della vicinanza di un altro “Periodo Speciale”.
COSA FU IL PERIODO SPECIALE A CUBA?
Secondo le cifre pubblicate dal Ministero dell’Economia e della Pianificazione, Cuba è cresciuta dell’1,2% del suo PIL, nel 2018, e prevede un aumento dell’1,5% entro il 2019. La crescita, tuttavia, è lontana dai livelli che si aspirano. Quando il PIL sarà stabilmente collocato intorno al 5%, sarà possibile sostenere lo sviluppo prospero e sostenibile.
Secondo Miguel M. Díaz-Canel Bermúdez, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, alla chiusura della Secondo Periodo Ordinario della IX Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, la sfida è quella di integrare tutti gli attori, forme di proprietà e di gestione presenti nel nostro intorno economico sociale, alla battaglia per l’economia nazionale. La battaglia economica rimane il compito fondamentale ed anche il più complesso. È il compito che più oggi esige da noi, perché è da questo che il nostra popolo si aspetta di più. Le crescite ottenute, pur riflettendo i progressi del paese in determinati settori, non consentono raggiungere i livelli di sviluppo che sono necessari per soddisfare i sempre crescenti bisogni della popolazione.
Il riferimento a una nuova fase di crisi e privazioni parte dal tentativo di equiparare le relazioni tra Cuba e Venezuela, con quelle sostenute con l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), dagli anni ’70 al 1989, corrisponde agli interessi degli USA di rinverdire la propria politica contro le due nazioni latino-americane allo scopo di estirpare il socialismo dal continente.
La nostra economia ha avuto importanti cambiamenti nel suo modello, così come nel suo inserimento internazionale, molto più diversificato e meno vulnerabile a shock esterni di questo tipo.
Nonostante le avversità interne ed esterne, il paese avanza lentamente. Alcuni progressi sono visibili nelle infrastrutture, progetti come la zona speciale Mariel, che, sebbene non registrino i livelli degli investimenti previsti, devono generare importanti contributi nei prossimi anni.
Si avvantaggia il trasporto ferroviario, si recuperano e modernizzano industrie paralizzate, la società dell’informazione progredisce, il governo elettronico, la digitalizzazione del sistema bancario e l’approfondimento dell’uso di Internet, che ha anche iniziato ad utilizzare la rete wireless 4G.
Da parte sua, il turismo continua a crescere. Il settore privato, piccolo e medio, espande la propria attività integrando il settore pubblico e creando occupazione nei quadri giuridici e normativi stabiliti. Personalmente osservo all’Avana ciò che pochi si aspettavano, un miglioramento ed una diversificazione del trasporto. Le insoddisfazioni esistono ma c’è un miglioramento.
CUBA 2019 E’ UGUALE A CUBA 1989-1996?
Quello che è successo alla scomparsa dell’URSS e dei paesi socialisti europei ha significato uno shock esterno di grandezza e condizioni quasi irripetibili.
Secondo il professor José Bell Lara, nel suo testo Cuba Prospettive obiettive per superare il periodo speciale, in quel momento, dall’antica Unione Sovietica arrivava la quasi totalità degli input del paese per l’economia quotidiana e gli investimenti. Arrivava il petrolio, tra il 50% ed il 63% degli alimenti, fertilizzanti, così come all’80% dei manufatti, macchinari ed attrezzature. Allo stesso modo, si riceveva importanti finanziamenti e collaborazione scientifica e tecnologica in tutte le sfere.
La scomparsa del mercato sovietico rappresentò una diminuzione della capacità di importazione del paese di quasi 7 miliardi di dollari, nel 1993 rispetto al 1989. Il contributo di queste relazioni economiche era di circa il 40% del PIL ed il crollo di questo indicatore durante quella crisi economica si stimò in un 38%.
Nonostante i numeri scoraggianti, le dichiarazioni del Comandante in Capo, Fidel Castro, al giornalista Ignacio Ramonet, in Cien horas con Fidel, ravvivavano il coraggio di un paese e della sua gente:
Quando l’URSS ed il campo socialista scomparvero, nessuno puntava un solo centesimo sulla sopravvivenza della Rivoluzione cubana. Il paese soffrì uno scoraggiante colpo quando, da un giorno all’altro, crollò la grande potenza e ci lasciò soli, soli, e perdemmo tutti i mercati dello zucchero e smettemmo di ricevere cibo, combustibile, persino la legna con cui dare una cristiana sepoltura ai nostri morti. Siamo rimasti senza combustibile da un giorno all’altro, senza materie prime, senza alimenti, senza materiali d’igiene, senza niente. E tutti pensavano: “Questo crolla” e continuano a credere, alcuni idioti, che questo crolla, e se non crolla ora, crolla dopo. E mentre più illusioni loro si fanno e più loro pensano, più dobbiamo pensare a noi stessi, e più dobbiamo trarre le nostre conclusioni, affinché mai la sconfitta possa impadronirsi di questo popolo glorioso. Gli USA incrementarono il blocco. Sorsero le leggi Torricelli ed Helms-Burton, quest’ultima di natura extraterritoriale. I nostri mercati e fonti di approvvigionamento fondamentali all’improvviso scomparvero. Il consumo di calorie e proteine si ridusse a quasi la metà. Il paese resistette ed avanzò considerevolmente nel campo sociale. Oggi si è recuperato gran parte delle sue esigenze nutrizionali e sta progredendo rapidamente in altri campi. Anche in queste condizioni, l’opera realizzata e la coscienza creata nel corso degli anni operarono il miracolo. Perché resistemmo? Perché la Rivoluzione contò sempre, conta e conterà sempre più sul sostegno del popolo, un popolo intelligente, sempre più unito, più colto e più combattivo.
APPUNTI NECESSARI
Le relazioni economiche e di collaborazione di Cuba e Venezuela sono importanti, soprattutto a partire degli accordi di fine 2004. La creazione di ALBA e Petrocaribe hanno contribuito alle relazioni economiche bilaterali, come regionali. Questi vincoli nel loro momento di maggior splendore raggiunsero il 20% circa del PIL -metà di quelle che rappresentavano le relazioni con l’URSS- e coprirono il 60% della domanda di greggio dell’isola.
Il declino dei prezzi del petrolio e la prolungata guerra economica contro quel paese hanno devastato l’economia venezuelana. Ciò ha ridotto l’importanza di queste relazioni economiche per Cuba, sebbene l’impegno nella collaborazione bilaterale ed il sostegno politico rimanga intatto.
L’economia cubana è andata acquistando petrolio da altre fonti e ha prospettato un programma per ridurre la dipendenza dalle importazioni di petrolio attraverso lo sviluppo di energie rinnovabili sino a coprire il 23% della domanda interna nel 2030.
La cosa più importante è che la rotta del paese la dettano direzioni strategiche e piani, basati su modelli di miglioramento in costante dibattito e revisione. Processo che deve dinamizzarsi e approfondirsi in tutte le direzioni per ridurre rischi e vulnerabilità.
Cuba: ¿Otro “Período Especial”?
El rumbo del país lo dictan direcciones estratégicas y planes, basados en modelos de perfeccionamiento en constante debate y revisión…
LUIS RENÉ FERNÁNDEZ TABIO
Nadie duda que la situación actual de la economía cubana es tensa y que son muchos los desafíos y contradicciones en este campo por resolver. El pago de la deuda externa renegociada, el aumento del déficit fiscal en proporción al Producto Interno Bruto (PIB), la deuda publica generada para evitar los efectos inflacionarios de aumentar la emisión monetaria, unida a otras muchas tareas pendientes por el gobierno cubano, han sido algunos de los motivos que ha llevado a nuestros conocidos enemigos a hablar de la cercanía de otro “Periodo Especial.”
¿QUÉ FUE EL PERÍODO ESPECIAL EN CUBA?
Según las cifras dadas a conocer por el Ministerio de Economía y Planificación Cuba creció un 1,2% en su PIB en 2018 y prevé un ascenso de 1.5% para 2019 . El crecimiento, sin embargo, está lejos de los niveles que se aspiran. Cuando se coloque el PIB de modo estable en el entorno del 5 por ciento se podrá sustentar el desarrollo próspero y sostenible.
A decir de Miguel M. Díaz-Canel Bermúdez, Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros, en la clausura del Segundo Período Ordinario de Sesiones de la IX Legislatura de la Asamblea Nacional del Poder Popular, el reto es integrar a todos los actores, formas de propiedad y de gestión presentes en nuestro entorno económico social, a la batalla por la economía nacional. La batalla económica sigue siendo la tarea fundamental y también la más compleja. Es la tarea que más exige hoy de nosotros, porque es de la que más espera nuestro pueblo. Los crecimientos obtenidos, si bien reflejan el avance del país en determinados sectores, no permiten alcanzar los niveles de desarrollo que se requieren para satisfacer las siempre crecientes necesidades de la población.
La referencia a una nueva etapa de crisis y carencias parte del intento de equiparar las relaciones entre Cuba y Venezuela, con las sostenidas con la Unión de Repúblicas Socialistas Soviéticas (URSS) desde la década de 1970 y hasta 1989, corresponde a los intereses de los Estados Unidos de reverdecer su política contra ambas naciones latinoamericanas para así extirpar el socialismo del continente.
Nuestra economía ha tenido importantes cambios en su modelo, así como en su inserción internacional, mucha más diversificada y menos vulnerable a choques externos de este tipo.
Pese a las adversidades internas y externas, el país avanza lentamente. Se aprecian algunos progresos en la infraestructura, proyectos como la zona especial del Mariel, que, si bien no registran los niveles de inversiones esperados, deben generar importantes aportes en los próximos años.
Se beneficia el transporte ferroviario, se recuperan y modernizan industrias paralizadas, progresa la sociedad de la información, el gobierno electrónico, la digitalización del sistema bancario y la profundización en el uso de internet, que incluso comenzó el empleo de la red inalámbrica 4G.
Por su parte, el turismo sigue creciendo. El sector privado pequeño y medio expande su actividad complementando al sector público y creando empleo en los marcos legales y regulatorios establecidos. Personalmente observo en La Habana lo que pocos esperaban, una mejoría y diversificación del transporte. Insatisfacciones existen pero hay mejoría.
¿CUBA 2019 ES IGUAL A CUBA 1989 – 1996?
Lo ocurrido al desaparecer la URSS y los países socialistas europeos significó un choque externo de magnitud y condiciones prácticamente irrepetibles.
Según el profesor José Bell Lara, en su texto Cuba Perspectivas objetivas para superar el período especial en aquel entonces de la antigua Unión Soviética llegaba casi la totalidad de los insumos del país para la economía diaria y las inversiones. Llegaba el petróleo, entre el 50% y 63% de los alimentos, fertilizantes, así como el 80% de las manufacturas, maquinarias y equipos. Asimismo, se recibía importante financiamiento y colaboración científica y tecnológica en todas las esferas.
La desaparición del mercado soviético representó una disminución de la capacidad de importación del país ascendente a casi 7 mil millones de dólares en 1993 respecto a 1989. El aporte de esas relaciones económicas era aproximadamente el 40% del PIB y el desplome de este indicador durante aquella crisis económica se estimó en 38%.
Pese a los desalentadores números, las declaraciones del Comandante en Jefe, Fidel Castro al periodista Ignacio Ramonet, en Cien horas con Fidel avivan la valentía de un país y de su gente:
Cuando la URSS y el campo socialista desaparecieron, nadie apostaba un solo centavo por la supervivencia de la Revolución Cubana. El país sufrió un golpe anonadante cuando, de un día para otro, se derrumbó la gran potencia y nos dejó solos, solitos, y perdimos todos los mercados para el azúcar y dejamos de recibir víveres, combustible, hasta la madera con que darles cristiana sepultura a nuestros muertos. Nos quedamos sin combustible de un día para otro, sin materias primas, sin alimentos, sin aseo, sin nada. Y todos pensaban: “Esto se derrumba”, y siguen creyendo algunos idiotas que esto se derrumba, y que si no se derrumba ahora, se derrumba después, Y mientras más ilusiones se hagan ellos y más piensen ellos, más debemos pensar nosotros, y más debemos sacar las conclusiones nosotros, para que jamás la derrota pueda enseñorearse sobre este glorioso pueblo. Estados Unidos arreció el bloqueo. Surgieron las leyes Torricelli y Helms-Burton, esta última de carácter extraterritorial. Nuestros mercados y fuentes de suministros fundamentales desaparecieron abruptamente. El consumo de calorías v proteínas se redujo casi a la mitad. El país resistió y avanzó considerablemente en el campo social. Hoy ha recuperado gran parte de sus requerimientos nutritivos y avanza aceleradamente en otros campos. Aun en esas condiciones, la obra realizada y la conciencia creada durante años obraron el milagro. ¿Por qué resistimos? Porque la Revolución contó siempre, cuenta y contará cada vez más con el apoyo del pueblo, un pueblo inteligente, cada vez más unido, más culto y más combativo.
APUNTES NECESARIOS
Las relaciones económicas y de colaboración de Cuba y Venezuela son importantes sobre todo a partir de los acuerdos de finales de 2004. La creación del ALBA y Petrocaribe contribuyeron a las relaciones económicas bilaterales, como regionales. Estos vínculos en su momento de mayor esplendor alcanzaron aproximadamente el 20% del PIB –la mitad de lo que representaban las relaciones con la URSS– y cubrieron 60% de la demanda de petróleo crudo de la Isla.
La disminución de los precios del petróleo y la prolongada guerra económica contra ese país han hecho estragos en la economía venezolana. Ello ha reducido la significación de esas relaciones económicas para Cuba, aunque el compromiso en la colaboración bilateral y el respaldo político se mantenga intacto.
La economía cubana ha venido adquiriendo petróleo de otras fuentes y tiene planteado un programa para reducir la dependencia de la importación de hidrocarburos mediante el desarrollo de la energía renovable hasta cubrir el 23% de la demanda nacional en 2030.
Lo más importante es que el rumbo del país lo dictan direcciones estratégicas y planes, basados en modelos de perfeccionamiento en constante debate y revisión. Proceso que debe dinamizarse y profundizarse en todas direcciones para reducir los riesgos y vulnerabilidades.