UN BREVE PROFILO
Di Caracas, nato nel 1946, Gustavo Tarre Briceno è ricordato tra chi ha buona memoria degli ultimi anni della Quarta Repubblica come un politico che ha scalato posizioni nel vecchio Congresso sino a diventare capo parlamentare alla Camera dei Deputati del partito in cui ha militato: il Comitato di Organizzazione Politica Elettorale Indipendente, meglio noto come COPEI.
Figlio di un noto uomo politico, a suo tempo, Alfredo Tarre Murzi, che era anche avvocato, diplomatico e giornalista (pubblicò sotto lo pseudonimo Sanin), indirizzò il figlio maggiore, che “si è fatto strada con la propria voce nelle file di COPEI, Benché sento che deve scrivere ancora”.
Laureato presso l’Università Centrale del Venezuela e studi post-laurea presso l’Università di Parigi, la sua carriera come avvocato costituzionalista e professore universitario prese una svolta importante con la sua partecipazione in uno dei partiti fondatori di puntofijismo, un’ascesa al potere, dal decennio 1970.
Oltre all’avvocatura, è stato anche istruito presso l’Istituto di Studi Superiori di Amministrazione (IESA), da cui provengono i principali tecnocrati neoliberali venezuelani.
Dal 1994, in qualità di deputato per l’allora Distretto Federale, ha legiferato a favore degli interessi copeiani in un contesto di rovina per i tradizionali partiti politici del Venezuela, che si videro screditati dalla popolazione nel corso dei decenni e relegati in secondo piano con l’emergere neoliberale delle privatizzazioni e l’Apertura Petrolifera, durante la seconda presidenza di Rafael Caldera.
Nel suo libro ‘Gli intrighi del potere’ (1997), il giornalista Juan Carlos Zapata posiziona Tarre Briceno in un elenco di politici che sono a favore delle riforme imposte dai tecnocrati del Consenso di Washington (i “cybernetici”), in contrasto con quelli che chiama i “dinosauri” come Luis Alfaro Ucero di Azione Democratica e lo stesso Hilarión Cardozo, che fu presidente di COPEI.
In questo modo, Tarre può essere classificato come uno dei più entusiasti nelle politiche di tagli sociali e massimizzazione dei profitti per i privati, allo stesso tempo agisce come consulente e consigliere di imprese e think tank a Washington, USA, a partire dal 1999.
NEI LIMITI DEL GOLPE
Dopo la fallita rivolta militare guidata dal tenente colonnello Hugo Chavez Frias, Tarre Briceno pubblicò, nel 1994, un libro (Lo specchio rotto) in cui scrisse le sue memorie circa il 4 febbraio 1992, in cui rovesciò tutto il suo disprezzo per la ribellione bolivariana.
Nel corso degli anni, e come ci si poteva aspettare soprattutto con l’arrivo di Chavez a Miraflores, nel 1998, la sua belligeranza è stata sempre più evidente, oggi vista attraverso la sua rubrica in El Nacional. Era la reazione delle élite allo shock nazionale che il chavismo ha significato. Non è strano che personaggi come l’ex copeiano abbiano cospirato contro il chavismo, specialmente con il livello di connessioni con gli USA che il nostro personaggio ha.
Il suo nesso con IESA, strettamente legata alla scuola tecnocratica di Chicago (corrente Milton Friedman in avanti), ed il suo attuale lavoro come senior associato presso il Center for Strategic & International Studies, un think-tank finanziato dalla ExxonMobil, Citigroup e Lockheed Martin, tra altri, tutte corporazioni con interessi in Venezuela e le guerre per il petrolio in tutto il mondo, lo rendono degno di più di un sospetto.
Nel 2014 fu accusato dal governo venezuelano di partecipare ad un complotto per assassinare il presidente Nicolás Maduro e rovesciare il suo governo, essendo coinvolto da María Corina Machado.
L’attuale ministro della comunicazione, Jorge Rodríguez, ha mostrato le e-mail come prove che Tarre Briceño effettivamente sapeva dei piani per l’assassinio e la rivoluzione colorata di quell’anno.
In una delle e-mail scritta da Machado a Tarre, leggiamo il seguente estratto della conversazione: “Abbiamo un carnet degli assegni più forte di quello del regime, per spezzare l’anello di sicurezza internazionale che loro stessi hanno creato sulla punta del denaro regalato da tutti i venezuelani”, forse in riferimento ai banchieri fuggitivi che vivono a Miami, tra cui Eligio Cedeño, segnalato come uno dei principali finanziatori dei movimenti di sedizione.
In un altro estratto, Machado confessa a Tarre: “(…) via, più ingovernabilità, l’azione degli attivisti nella metropolitana, Metrobus, licei bolivariani, università pubbliche, tutto, tutto, lo invaderemo con donne che esprimano la disperazione di vivere in un paese senza libertà”, esercizi che si videro inequivocabilmente nei violenti fatti de “La Salida”, del 2014, e che hanno portato decine di morti e centinaia di feriti in tutto il paese.
Entrambi i politici antichavisti fecero parte di un’indagine criminale sulla questione, tra altri.
Da quando è stato nominato dall’Assemblea Nazionale in oltraggio, come rappresentante speciale del Venezuela presso l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Gustavo Tarre torna ad essere nominato nella scena venezuelana anche se la sua posizione non ha altra effettività plausibile che quella di coordinare azioni, in quell’organismo, con la squadra di Juan Guaidó ed i creditori politici di Washington.
Da quando la sua candidatura è stata approvata all’OSA, illegalmente e contro gli statuti dell’istituzione, Tarre ritorna a svolgere un ruolo importante nei limiti del golpe contro il Venezuela in questo momento. Sotto la strategia di Washington, completerà le azioni del gruppo di Lima in quella organizzazione.
Ha detto che il suo obiettivo finale è quello di far entrare il cosiddetto “aiuto umanitario” in Venezuela, oltre ad ottenere la convocazione di “libere elezioni”. Vedremo di cosa è capace.
¿QUIÉN ES GUSTAVO TARRE BRICEÑO?
UN BREVE PERFIL
Caraqueño, nacido en 1946, Gustavo Tarre Briceño es recordado entre los memoriosos de los últimos años de la Cuarta República como un político que escaló puestos en el antiguo Congreso hasta llegar a ser jefe parlamentario en la Cámara de Diputados del partido en el que militó: el Comité de Organización Política Electoral Independiente, mejor conocido como COPEI.
Hijo de un político de renombre en su época, Alfredo Tarre Murzi, quien también era un abogado, diplomático y periodista (publicó bajo el seudónimo de Sanín), dio un norte a su hijo mayor que “se abrió paso con su propia voz en las filas de Copei. Aunque siento que debe escribir más”.
Graduado en la Universidad Central de Venezuela y con posgrados en la Universidad de París, su carrera como abogado constitucionalista y profesor universitario, así, tomó un vuelco importante con su participación en uno de los partidos fundadores del puntofijismo, un ascenso al poder, desde la década de 1970.
Además de la abogacía, también se formó en el Instituto de Estudios Superiores de Administración (IESA), de donde salen los principales tecnócratas neoliberales venezolanos.
Desde 1994, como diputado por el entonces Distrito Federal, legisló a favor de intereses copeyanos en un contexto de ruina para los partidos políticos tradicionales de Venezuela, que se vieron desprestigiados por la población con el pasar de las décadas y relegados a un segundo plano con el surgir neoliberal de las privatizaciones y la Apertura Petrolera durante la segunda presidencia de Rafael Caldera.
En su libro Las intrigas del poder (1997), el periodista Juan Carlos Zapata ubica a Tarre Briceño en una lista de políticos que están a favor de las reformas impuestas por los tecnócratas del Consenso de Washington (los “cibernéticos”), contrario a los que llama “dinosaurios” como Luis Alfaro Ucero de Acción Democrática y el propio Hilarión Cardozo, que fue presidente de Copei.
De esta manera, a Tarre puede calificársele como uno de los más entusiastas en política de recorte social y maximización de ganancias para los privados, al mismo tiempo que ejerce de consultor y asesor de empresas y tanques de pensamiento en Washington, Estados Unidos, desde 1999.
EN LOS LÍMITES DEL GOLPE
Luego de la fallida insurrección militar liderada por el teniente coronel Hugo Chávez Frías, Tarre Briceño publicó en 1994 un libro (El espejo roto) en el que escribió sus memorias en torno al 4 de febrero de 1992, en el que volcó todo su desprecio a la rebelión bolivariana.
Con el pasar de los años, y como era de esperarse sobre todo con la llegada de Chávez a Miraflores en 1998, su beligerancia fue cada vez más notoria, hoy vista a través de su columna en El Nacional. Era la reacción de las elites a la conmoción nacional que significó el chavismo. No es extraño que personajes como el ex copeyano hayan conspirado en contra, sobre todo con el nivel de conexiones a nivel estadounidense que tiene nuestro personaje.
Su nexo con el IESA, muy ligado a la escuela tecnocrática de Chicago (corriente Milton Friedman en adelante), y su actual labor como asociado senior del Center for Strategic & International Studies, un think-tank financiado por ExxonMobil, Citigroup y Lockheed Martin, entre otros, todas corporaciones con intereses en Venezuela y las guerras por el petróleo en todo el mundo, lo hacen merecedor de más de una sospecha.
En 2014, fue acusado por el gobierno venezolano de participar en una trama conspirativa para asesinar al presidente Nicolás Maduro y derrocar su gobierno, siendo involucrado por María Corina Machado.
El actual ministro de Comunicación, Jorge Rodríguez, mostró correos electrónicos como pruebas de que Tarre Briceño efectivamente conocía los planes de magnicidio y revolución de color de ese año.
En uno de los correos escritor por la Machado a Tarre, se lee el siguiente extracto de la conversación: “Contamos con una chequera más fuerte que la del régimen, para romper el anillo de seguridad internacional que ellos mismos han creado a punta de la plata regalada de todos los venezolanos”, quizás en referencia a los banqueros prófugos residenciados en Miami, entre ellos Eligio Cedeño, señalado como uno de los principales financistas de los movimientos de sedición.
En otro extracto, Machado le confiesa a Tarre: “(…) calle, más ingobernabilidad, la acción de los activistas en el Metro, Metrobus, liceos bolivarianos, universidades públicas, todo, todo, lo vamos a invadir con mujeres expresando la desesperación de vivir en un país sin libertad”, ejercicios que se vieron contundentemente en los hechos violentos de “La Salida” de 2014 y que trajo decenas de muertos y cientos de heridos en todo el país.
Ambos políticos antichavistas formaron parte de una investigación penal en cuestión, entre otros.
Desde que fue nombrado por la Asamblea Nacional en desacato como representante especial de Venezuela ante la Organización de Estados Americanos (OEA), Gustavo Tarre vuelve a ser nombrado en la escena venezolana aunque su cargo no tenga otra efectividad plausible que la de coordinar acciones en ese ente con el equipo de Juan Guaidó y los acreedores políticos de Washington.
Al ser aprobada su candidatura en la OEA, de manera ilegal y en contra de los estatutos de la institución, Tarre vuelve a cumplir un papel importante en los límites del golpe contra Venezuela en estos momentos. Bajo la estrategia de Washington, complementará el accionar del Grupo de Lima en aquella organización,
Dijo que su último fin es el de hacer ingresar la tan nombrada “ayuda humanitaria” a Venezuela, además de lograr la convocatoria a “elecciones libres”. Veremos de qué es capaz.