Ricardo Alarcón de Quesada www.cubadebate.cu
La trappola
Dall’inizio di quest’anno, il Dipartimento di Stato USA ha emesso diversi annunci riguardanti la parziale sospensione dell’applicazione di alcuni aspetti di un capitolo della cosiddetta Legge Helms-Burton. Lo ha fatto con stile ingannevole, fraudolento, caratteristico degli attuali governanti, con la chiara intenzione di creare incertezza e confusione scopo per il quale contano, come al solito, con i media che si presume debbano dedicarsi ad informare.
Prima di tutto bisogna dire che in realtà si tratta di un aspetto secondario della menzionata Legge, mostro pseudo giuridico che viola gravemente il diritto internazionale, la cui illegalità ed aggressività in nulla cambiano, applichino o meno la decantata sospensione. Si tratta di aprire o meno, ora, la possibilità di presentare istanze dinanzi ai tribunali USA per atti compiuti al di fuori della loro giurisdizione, in questo caso nel territorio della Repubblica di Cuba. Nonostante tali controversie potrebbero colpire le società straniere con investimenti nell’Isola, la questione ha provocato il rifiuto di altri paesi ed ha portato l’Unione Europea a che presentasse, nel 1996, una formale denuncia dinanzi all’Organizzazione Mondiale del Commercio. La questione è stata chiusa, allora, quando Washington si compromise a sospendere l’azione davanti ai suoi tribunali come hanno fatto, religiosamente, ogni sei mesi, Clinton, Bush, Obama, anche Trump.
È stato un esercizio ripetuto per più di venti anni, fino a quando, lo scorso 16 gennaio, è stato annunciato che, questa volta, la sospensione sarebbe stata di 45 giorni. Quando tal periodo è scaduto, in marzo, hanno fatto sapere che lo avrebbero prorogato per altri 30 giorni, benché aggiungendo che a partire dal 19 di quello stesso mese avrebbero permesso la presentazione di cause davanti ai loro Tribunali contro circa 200 imprese cubane arbitrariamente incluse in una lista stabilita da Washington. Sempre in aprile hanno esteso il termine di due settimane, fino al 1 maggio, mantenendo l’eccezione contro le entità cubane.
Già nel 1996 Fidel Castro aveva anticipato che la clausola sospensiva era una “presa in giro”. Dal gennaio scorso, 23 anni dopo, il signor Pompeo appare in posa dubitativa, “sfogliando la margherita” prendendosi gioco di tutti, specialmente dei suoi alleati europei convertendo in carta straccia gli impegni sottoscritti con loro.
Questo rigioco serve, soprattutto, a sviare l’attenzione dal fondamentale, quello di cui appena si parla e proprio quello a cui vorrei riferirmi contando sulla benevolenza dei lettori di Por Esto!
La Helms-Burton ha quattro Capitoli o Titoli. Il Primo converte in Legge tutte le misure, che sino ad allora erano decisioni esecutive e formano il blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba e lo ampliano e cercano di estenderlo a tutto il pianeta. L’infame politica, così Codificata, potrebbe essere solo eliminata da una decisione di entrambe le Camere del Congresso.
Il Secondo descrive, con un certo livello di dettaglio, cosa potrebbe accadere dall’ipotetica sconfitta della Rivoluzione cubana come conseguenza della guerra economica. Ci sarebbe quello che chiamano “periodo di transizione” durante il quale si produrrebbe lo smantellamento di tutte le istituzioni della società cubana ed il paese rimarrebbe sotto totale dominio USA. Affinché nessuno possa dubitarlo, il processo sarebbe diretto da un funzionario USA designato dal Presidente USA, che la Legge chiama, pudicamente, Coordinatore per la transizione a Cuba. Questo vero proconsole fu designato da W. Bush, ma mai adempì il suo incarico sull’isola. Dovette dedicarsi a promuovere, fuori da Cuba, il Piano per la transizione che Bush, nel rispetto della legge, presentò al Congresso nel 2004 ed in una versione ampliata nel 2006 e che nessuno ha abrogato.
In tutto il Titolo II si ripete, con martellante insistenza, che per l’eliminazione del Blocco e le relazioni future con una presunta Cuba post-rivoluzionaria una condizione indispensabile sarà la devoluzione delle proprietà a coloro che le persero il 1 gennaio 1959 (tema a cui dovrò ritornare più avanti).
Sin qui, con il Titolo I ed il Titolo II, la Helms-Burton è un testo che calpesta il diritto internazionale da un capo all’altro. Il suo carattere extraterritoriale è più che ovvio poiché l’arcipelago cubano non fa parte del territorio sotto la giurisdizione di Washington.
In aggiunta a quanto sopra esposto la Helms-Burton ha aggiunto un Titolo III, che stabilisce la possibilità di promuovere un’azione legale davanti ai tribunali USA contro aziende o persone che usino in qualsiasi modo proprietà reclamate da coloro che, presumibilmente, erano loro proprietari o loro discendenti. Questo Titolo include un articolo che consente al Presidente sospendere l’avvio di tali azioni per periodi semestrali, tema al quale ho dedicato la parte iniziale di questo scritto.
Infine, il Titolo IV, già applicato in varie occasioni, nega il visto per entrare negli USA agli imprenditori ed alle loro famiglie che utilizzano proprietà oggetto di rivendicazione.
La Helms-Burton, ricorda l’avvertimento che molto presto ci fece Carlos Manuel de Céspedes. Il Padre della Patria cubana, nel 1870, scoprì che “il segreto” della politica USA era “impossessarsi di Cuba”. Grazie alla Helms e Burton i disegni dell’Impero appaiono alla luce del giorno. Che possano renderli realtà è, naturalmente, qualcosa di molto diverso. Da Céspedes a Fidel i cubani hanno dimostrato che sapranno lottare fino alla fine e che mai torneranno ad essere schiavi di alcuno.
link II e III parte
La Ley Helms-Burton: Una historia silenciada (I)
Por: Ricardo Alarcón de Quesada
La trampa
Desde que comenzó este año el Departamento de Estado norteamericano ha emitido varios anuncios sobre la suspensión parcial de la aplicación de algunos aspectos de un capítulo de la llamada Ley Helms-Burton. Lo ha hecho con el estilo tramposo, fraudulento, característico de los actuales gobernantes, con la clara intención de crear incertidumbre y confusión, propósito para el cual cuentan, como es habitual, con los medios que se supone debían dedicarse a informar.
Ante todo hay que decir que en rigor se trata de un aspecto secundario de la mentada Ley, adefesio pseudojurídico que viola groseramente el Derecho Internacional, cuya ilegalidad y agresividad en nada cambian, apliquen o no la tan cacareada suspensión. Se trata de abrir o no, ahora, la posibilidad de presentar demandas ante tribunales norteamericanos por actos realizados fuera de su jurisdicción, en este caso en el territorio de la República de Cuba. Como quiera que tales litigios pudieran afectar a empresas extranjeras con inversiones en la Isla, el asunto provocó el rechazo de otros países y condujo a que la Unión Europea presentase en 1996 una denuncia formal ante la Organización Mundial de Comercio. El asunto se selló entonces cuando Washington se comprometió a suspender la acción ante sus tribunales lo cual han hecho, religiosamente, cada seis meses Clinton, W. Bush, Obama, incluso Trump.
Fue un ejercicio repetido durante más de veinte años hasta que el pasado 16 de enero se anunció que esta vez la suspensión sería por 45 días. Cuando tal plazo se venció en marzo hicieron saber que lo prorrogarían por otros 30 días aunque agregando que a partir del 19 de ese mes permitirían la presentación de demandas ante sus Cortes contra unas 200 empresas cubanas arbitrariamente incluidas en una lista confeccionada por Washington. Nuevamente en abril extendieron el plazo por dos semanas, hasta el primero de mayo manteniendo la excepción contra las entidades cubanas.
Ya en 1996 Fidel Castro había anticipado que la clausula suspensiva era una “tomadura de pelo”. Desde el pasado enero, veintitrés años después, el señor Pompeo aparece, en pose dubitativa, “deshojando la margarita” burlándose de todo el mundo especialmente de sus aliados europeos convirtiendo en papel mojado el compromiso suscrito con ellos.
Este rejuego sirve, sobre todo, para desviar la atención de lo fundamental, aquello de lo que apenas se habla y a lo que quisiera referirme confiando en la benevolencia de los lectores de Por Esto!
La Helms-Burton tiene cuatro Capítulos o Títulos. El Primero convierte en Ley todas las medidas, que hasta entonces eran decisiones ejecutivas y conforman el bloqueo económico, comercial y financiero impuesto a Cuba y lo amplían y tratan de extenderlo por todo el planeta. La infame política, así Codificada, sólo podría ser eliminada por una decisión de ambas Cámaras del Congreso.
El Segundo describe, con cierto nivel de detalle, lo que ocurriría a partir de la hipotética derrota de la Revolución cubana como consecuencia de la guerra económica. Habría lo que llaman “período de transición” durante el cual se produciría el desmantelamiento de todas las instituciones de la sociedad cubana y el país quedaría bajo total dominio norteamericano. Para que nadie pueda dudarlo el proceso estaría dirigido por un funcionario norteamericano designado por el Presidente de Estados Unidos al que la Ley pudorosamente denomina Coordinador para la transición en Cuba. Este verdadero procónsul fue designado por W. Bush aunque nunca llegó a cumplir su encomienda en la Isla. Tuvo que dedicarse a promover fuera de Cuba el Plan para la transición que Bush, cumpliendo con la Ley, presentó al Congreso en 2004 y en una versión ampliada en 2006 y que nadie ha derogado.
A todo lo largo del Título II se repite con machacona insistencia que para la eliminación del Bloqueo y las futuras relaciones con una supuesta Cuba post-revolucionaria una condición indispensable será la devolución de sus propiedades a quienes las perdieron el primero de enero de 1959 (tema al cual deberé regresar más adelante).
Hasta aquí, con el Título I y el Título II, la Helms-Burton es un texto que pisotea el Derecho Internacional de punta a cabo. Su carácter extraterritorial es más que obvio pues el archipiélago cubano no forma parte del territorio bajo la jurisdicción de Washington.
En adición a lo antes expuesto la Helms-Burton agregó un Título III que establece la posibilidad de promover acciones legales ante tribunales norteamericanos contra empresas o personas que usen de cualquier modo propiedades reclamadas por quienes, alegadamente, eran sus dueños o sus descendientes. Este Título incluye un artículo que permite al Presidente suspender el inicio de tales acciones por períodos semestrales, tema al cual dediqué la parte inicial de este escrito.
Finalmente el Título IV, aplicado ya en varias ocasiones, niega el visado para entrar a Estados Unidos a empresarios y a sus familiares que utilicen propiedades objeto de reclamación.
La Helms-Burton, recuerda la advertencia que muy temprano nos hiciera Carlos Manuel de Céspedes. El Padre de la Patria cubana, en 1870, descubrió que “el secreto” de la política norteamericana era “apoderarse de Cuba”. Gracias a Helms y a Burton los designios del Imperio aparecen a la luz del día. Que puedan hacerlos realidad es, desde luego, algo bien diferente. Desde Céspedes hasta Fidel los cubanos han demostrado que sabrán luchar hasta el fin y que jamás volverán a ser esclavos de nadie.