La richiesta di un intervento USA da parte dei legislatori dell’opposizione per evitare la rielezione del presidente, Evo Morales, nelle prossime elezioni generali, è qualificato oggi come il secondo tentativo per distruggere Bolivia.
Così l’ha definito il ministro della Presidenza, Juan Ramon Quintana, che ha ricordato che 12 deputati, diretti da Carmen Eva Gonzales ed appoggiati dalla boliviana residente nella nazione settentrionale Eva Sara Landau, hanno spinto il golpe civico-prefetturale, la politica separatista tra 2006 e 2008, ed il Massacro del Porvenir a Pando (2008).
Quintana ha precisato in un’intervista con la stazione radio San Gabriel, situata nella città di El Alto, che Landau, vicepresidentessa della consulente ed organizzazione non governativa Dark Horse Political, è stata adesso l’intermediaria per consegnare la missiva al mandatario statunitense, Donald Trump.
“La lettera è scritta deliberatamente, inoltre pensata deliberatamente, si suppone dagli Stati Uniti, l’idea viene dagli Stati Uniti, fanno firmare loro la lettera, si gestisce con una consulente e dietro ci sono gli stessi personaggi che hanno spinto il golpe civico-prefetturale e l’avventura separatista in Bolivia dall’anno 2006 al 2008”, ha affermato.
Ha inoltre identificato i politici oppositori Samuel Doria Medina e Tuto Quiroga come i dirigenti di questo progetto di attacco contro il processo di cambiamento spinto dal 2006 per Morales, e che attualmente continuano con la strategia di tentare di distruggere il paese.
Ha ricordato che Doria Medina, candidato presidenziale per Unità Nazionale per i suffragi previsti il 20 ottobre prossimo, ha fatto la stessa richiesta nel 2006 approfittando dei suoi vincoli con l’ambasciata di Washington, e nel caso di Quiroga, ha chiesto di “strangolare economicamente Bolivia, e quello possiamo dimostrarlo con le e-mail che inviava l’allora ambasciatore Philip Goldberg, al dipartimento di Stato”.
Non hanno smesso di cospirare -ha aggiunto – e di accettare il denaro del governo degli Stati Uniti per sviluppare azioni politiche contro il processo di cambiamento, e li ha qualificati come “sicari politici” perché non difendono la patria, le sue risorse naturali e la sovranità.
“Quello che stanno difendendo è poter ritornare al passato affinché Bolivia non abbia sovranità, non cresca economicamente, non ci sia giustizia sociale, non ci siano opere sociali, non ci sia impiego, non ci sia salute, non ci sia educazione”, ha concluso.