Il giudice Gilmar Mendes, del Tribunale Federale Supremo (STF) del Brasile, ha affermato che la Seconda Sezione della Corte il prossimo 25 giugno, giudicherà una richiesta di habeas corpus presentata dalla difesa dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva.
La difesa chiede la ricusazione dell’ex-giudice Sergio Moro nel processo per il quale l’ex presidente è stato condannato a 12 anni e un mese di prigione.
L’argomento principale della difesa è il sospetto di parzialità di Moro dovuto al fatto che nel novembre scorso ha accettato l’invito alla carica di Ministro della Giustizia e della Sicurezza Pubblica del governo di Jair Bolsonaro. Carica che ha assunto lo scorso gennaio.
La notizia arriva dopo lo scambio di messaggi tra l’allora giudice Moro e il procuratore Deltan Dallagnol, coordinatore del gruppo di lavoro dell’operazione Lava Jato, pubblicato da The Intercept di Glenn Greenwald.
Nel bel mezzo dello scandalo seguito alle rivelazioni del portale investigativo, la Corte Suprema Federale di giustizia discute anche un altro habeas corpus presentato dalla difesa dell’ex presidente nel chiedere l’annullamento del processo realizzato da Sergio Moro e l’immediato rilascio del leader PT.
Il caso, che verrà esaminato nel pomeriggio, non è direttamente correlato alla divulgazione di tali documenti di domenica, ma la sua inclusione lunedì sera all’ordine del giorno del Tribunale Federale Supremo (STF) è stata interpretata come risultato di tale inchiesta.
Il caso ha iniziato a essere giudicato dalla Seconda Camera dell’STF nel dicembre 2018, quando il relatore Edson Fachin e il giudice Cármen Lúcia hanno votato contro la richiesta di liberazione di Lula.
Il processo è stato sospeso da una richiesta di audizioni da parte di Gilmar Mendes, che ora ha restituito il processo all’STF.
La difesa di Lula ha indicato in ogni caso che non rinuncerà ad usare quelle conversazioni tra i pubblici ministeri dell’operazione anticorruzione Lava Jato tra loro e con Moro, per chiedere l’annullamento di un processo che considerano viziato.
In particolare, la seconda corte dell’STF, composta da cinque magistrati, discuterà, tra l’altro, se gli avvocati di Lula avessero un ampio diritto alla difesa quando la loro sentenza è stata trattata ad aprile dalla Corte di giustizia superiore.
Lo STJ ha confermato in quell’occasione la colpevolezza di Lula, sebbene abbia ridotto la sua pena da oltre 12 anni di carcere a 8 anni e 10 mesi.
Il leader della sinistra, di 73 anni, è stato ritenuto beneficiario di un appartamento sulla costa di San Paolo concesso da una società di costruzioni per ottenere contratti con l’azienda petrolifera statale Petrobras.
L’ex presidente del Brasile è in carcere a causa di una sentenza del giudice Sergio Moro, che è stata confermata in seconda istanza dal Tribunale Federale della Quarta regione e ratificata dalla Corte Superiore di Giustizia.
La richiesta della difesa davanti all’STF richiede anche la sospensione di altri procedimenti penali contro Lula che erano sotto la responsabilità di Moro, come quelli relativi ai presunti benefici ottenuti dall’ex presidente attraverso la riforma di un sito in Atibaia, a Sao Paulo e le presunte bustarelle della società di costruzioni Odebrecht.
Il quadro è abbastanza chiaro: Lula è vittima di lawfare.
La nuova arma utilizzata per ‘neutralizzare’ i leader socialisti e progressisti in America Latina.